sabato 28 novembre 2020

CENTRODESTRA VOTA SCOSTAMENTO PER AIUTARE LAVORO AUTONOMO

 


È sul lavoro autonomo che la crisi, causata dalla pandemia, ha fatto sentire in modo immediato i propri effetti, mettendo ulteriormente a rischio la stabilità di un comparto che già il default del 2008 aveva fortemente ridimensionato. Su 841 mila posti di lavoro persi tra il secondo trimestre 2020 e lo stesso periodo dell’anno precedente, ben 219 mila hanno riguardato il lavoro indipendente, che è passato da 5,4 a 5,1 mln di occupati, con un calo del 4,1%. È quanto rileva la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro nel focus “La crisi senza fine del lavoro autonomo”, sulla base dei dati pubblicati recentemente dall’Istat, che è stato presentato lo scorso 24 Ottobre. Nonostante le misure messe in campo negli ultimi mesi dal Governo per sostenere il lavoro in proprio – come il bonus autonomi – il blocco delle attività ha inciso fortemente sui redditi familiari: il 79% dei liberi professionisti ha subito una diminuzione delle entrate tra aprile e maggio, superiore al 50% per il 35,8%. A frenare la ripresa, l’adozione tra il 2010 e il 2019 di politiche volte quasi sempre a sostenere solo il lavoro dipendente e il mancato ricambio generazionale, che hanno così progressivamente ridotto la propensione al mettersi in proprio. Se nel 2010 il 25,3% degli occupati svolgeva un lavoro indipendente, nel 2019 la percentuale si attesta al 22,7% e tra i giovanissimi scende dal 17,6% al 13,6%. Se si guarda, invece, al periodo compreso tra il secondo trimestre 2019 e lo stesso periodo del 2020, sono i 30-39enni ad essere in forte crisi, con 110 mila lavoratori in meno (sui 219 mila totali) e una contrazione del 10,5%, contro il 2,4% della fascia 40-59 anni e il 2,2% degli over 60. Un dato estremamente critico, perché interessa la fascia d’età in cui solitamente si avvia o consolida l’attività e dove le difficoltà congiunturali, unite ai numerosi adempimenti burocratici, possono portare all’abbandono dell’iniziativa imprenditoriale. Mediamente più colpite le donne rispetto agli uomini: tra un anno e l’altro, il genere femminile perde il 5,1% della base occupazionale contro il 3,6% dell’altro sesso. Osservando i profili professionali che compongono l’articolato mondo dell’occupazione indipendente, le perdite maggiori, in termini assoluti, si registrano tra i piccoli imprenditori del commercio (71 mila addetti in meno, per una contrazione del 7,1%), ma anche nel mondo delle professioni intellettuali ad elevata qualificazione e di quelle tecniche, che perdono rispettivamente 31 mila (-3%) e 39 mila (-4%) lavoratori, per un totale di circa 70 mila professionisti in meno. A livello settoriale, poi, sebbene il settore turistico, visto la fortissima crisi del settore, contribuisca alle perdite in modo rilevante (33 mila autonomi in meno, per un calo del 7,7%), va segnalata la crisi anche di tanti altri settori: gli agenti e consulenti che lavorano nel settore finanziario e assicurativo (-11,5%), la filiera dei servizi alle imprese (-11,3%), dell’informazione (-11,5%) e della formazione (-14,8%). Ed è in questo tragico contesto, che potrebbe ulteriormente aggravarsi con i nuovi blocchi e le nuove chiusure in previsione, che le misure adottate dal Governo sembrano non riuscire ad andare nella direzione auspicata, prevedendo bonus a pioggia insufficienti e poco utili per dare un reale sollievo a categorie martoriate dal punto di visto economico dalla pandemia. Il mondo del lavoro autonomo, infatti, da tempo lamenta un trattamento sfavorevole da parte di istituzioni e Governo, dovendo fare i conti con una situazione di debolezza di fondo, rispetto ai dipendenti che godono di una serie di tutele e garanzie da cui invece gli autonomi sono completamente esclusi. Il bonus da 600 euro è stata solo una goccia nel mare del disagio per questa categoria di lavoratori duramente colpita dalla pandemia e dalle susseguenti chiusure, e che in gran parte rischia di non poter andare avanti, senza un sostegno duraturo da parte del Governo. Ed è proprio per cercare di dare un reale sostegno a questa categoria di lavoratori, che Forza Italia ha accettato di votare lo scostamento di bilancio, portando con se i due alleati Lega e Fdi. Ma è proprio da Fratelli di Italia che arriva subito un avvertimento al Governo, come affermato in una nota il senatore Andrea De Bertoldi della commissione finanze e Banche"Con senso di responsabilità abbiamo votato  un ulteriore scostamento di bilancio, ma il governo deve impegnarsi, rispondendo alle ripetute e molteplici richieste del Centrodestra, nel superamento delle logiche dei codici Ateco, così come abbiamo più volte suggerito al presidente Conte in questi mesi. E' quindi fondamentale aiutare, attraverso un temporaneo regime fiscale agevolato post Covid, tutte le partite Iva e tutte le imprese che stanno tenendo duro e continuano, nonostante la crisi, ad alzare le saracinesche. Dobbiamo dimostrare solidarietà a chi tiene in piedi la nostra economia garantendo la proroga delle scadenze fiscali, e prevedendo misure ad hoc per milioni di professionisti, che sono rimasti vergognosamente una categoria invisibile per lo Stato. Queste categorie professionali hanno diritto ad accedere ai ristori come agli ammortizzatori sociali così come accade per i lavoratori dipendenti."  Insomma come dire che il voto nopn viene elargito solo per manifestare assenso sulla politica del governo, ma invece rappresenta un gesto di responsabilità a cui devono seguire provvedimenti che vadano nella direzione che il Centrodestra chiede da mesi che è cioè quello di aiutare gli autonomi e le partite Iva, che sono anche le categorie maggiormente colpite da questa gravissima crisi. Tra le quali sicuramente vanno compresi anche i liberi professionisti, come scrive in una lettera aperta inviata al premier Conte nei giorni scorsi, il presidente dei commercialisti, Massimo Miani, in cui sottolinea le disparità di trattamento che vengono fatte fra autonomi e dipendenti che sembrano sicuramente godere di maggiori tutele, come per esempio appunto quelle legate alla malattia. “Occorre intervenire - si legge nella missiva - per garantire ai lavoratori autonomi le tutele previste per il lavoro dipendente in caso di malattia. La pandemia ha messo in evidenza ancora una volta la profonda differenza nei livelli di tutela della salute assicurati ai vari comparti del lavoro”. Ecco allora che questo passo del centrodestra punta ad allargare il dialogo con il Governo, come auspicato da tempo anche dal presidente della repubblica Mattarella, proprio perché spera e crede che l’esecutivo possa finalmente adottare misure strutturali che vadano nel senso di un riequilibrio verso la bilancia delle tutele, non solo in questa fase di emergenza, che fino ad ora sicuramente risulta fortemente sbilanciata verso il mondo del lavoro dipendente rispetto a quello degli autonomi. "È stato un bel successo. Si riavvicinano distanze che, per ideologia, il governo aveva solcato in questi giorni", ha detto, infatti, Matteo Salvini in conferenza stampa congiunta al Senato insieme a Giorgia Meloni e Antonio Tajani. E la Meloni ha ribadito con chiarezza che il centrodestra ha votato a favore dello scostamento di bilancio “per una questione di merito e di metodo. Per quanto riguarda il merito, abbiamo costretto il governo a riconoscere che sono stati abbandonati milioni di italiani. Il governo ci dà ragione anche se in ritardo".  

giovedì 19 novembre 2020

NUOVO ACCORDO RCEP MARGINALE PER ECONOMIA CINESE


La Cina può rivendicare una vittoria simbolica nella firma del più grande accordo commerciale del mondo di fronte al continuo disinteresse degli Stati Uniti per il multilateralismo, ma i benefici economici diretti saranno marginali, mostrano gli studi.

L'accordo commerciale, avviato dall'Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean) nel 2012, ma spesso considerato come una controparte guidata dalla Cina dell'accordo globale e progressivo per il partenariato trans-pacifico (CPTPP), copre quasi un terzo della popolazione mondiale e  prodotto interno lordo (PIL). I suoi membri includono un gruppo più ampio di nazioni, che riflette in particolare l'appartenenza della Cina, che aumenta notevolmente il prodotto interno lordo (PIL) totale dei membri RCEP ", secondo Rajiv Biswas, capo economista dell'Asia Pacifico per la società di analisi IHS Markit. Per cominciare, i leader sperano che il patto aiuti a stimolare la ripresa dalla pandemia di coronavirus. "Nelle attuali circostanze globali, il fatto che l'RCEP sia stato firmato dopo otto anni di negoziati porta un raggio di luce e di speranza tra le nuvole", ha detto il premier cinese Li Keqiang. A lungo termine, Li ha descritto l'accordo come "una vittoria del multilateralismo e del libero scambio". Anche l'India ha partecipato ai negoziati, ma l'anno scorso si è ritirata per timori che tariffe più basse potessero danneggiare i produttori locali.I firmatari dell'accordo hanno affermato che la porta è rimasta aperta per l'adesione dell'India in futuro. I membri del RCEP costituiscono quasi un terzo della popolazione mondiale e rappresentano il 29% del prodotto interno lordo globale. Il nuovo blocco di libero scambio sarà più grande sia dell'accordo USA-Messico-Canada che dell'Unione europea. Sebbene la Cina abbia già una serie di accordi commerciali bilaterali, questa è la prima volta che sottoscrive un patto commerciale multilaterale regionale. Tuttavia, mentre l'adesione al Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) aumenterà in modo incrementale il PIL cinese, non sarà sufficiente per annullare i danni della guerra commerciale con gli Stati Uniti, secondo una recente ricerca. A giugno, i ricercatori del Peterson Institute for International Economics (PIIE) hanno scoperto che RCEP, un accordo commerciale che ha richiesto sette anni di negoziazione, avrebbe aggiunto lo 0,4% al reddito reale della Cina entro il 2030, mentre la guerra commerciale avrebbe ridotto l'1,1%,  dovrebbero persistere le ostilità attuali. Renderà la Cina molto più integrata con il resto dell'Asia e dobbiamo guardare a cosa potrebbe generare nel lungo termine. Uno studio condotto lo scorso anno da ricercatori dell'Università del Queensland e del Ministero delle finanze indonesiano ha rilevato che RCEP aggiungerebbe solo lo 0,08% all'economia cinese entro il 2030. Nello stesso periodo, la guerra commerciale taglierebbe lo 0,32% del suo PIL. Renuka Mahadevan, professore associato presso l'Università del Queensland che è coautrice del rapporto del 2019, ha detto che a causa dell'ammaccatura fatta nell'economia regionale dalla pandemia di coronavirus, il beneficio dell'RCEP potrebbe essere più pronunciato per i firmatari, poiché la crescita proveniva  una base inferiore. “Penso che aiuterà molto la Cina.  Renderà la Cina molto più integrata con il resto dell'Asia, e dobbiamo guardare a cosa potrebbe generare a lungo termine ”, ha detto Mahadevan, riferendosi specificamente ai flussi di investimenti in tutta l'Asia. Lo studio PIIE ha scoperto che "la Cina è pronta a diventare il più grande beneficiario del RCEP" nella sua forma attuale, che non include l'India.

Tuttavia, gli autori Peter Petri e Michael Plummer hanno predetto che l'accordo non sarebbe riuscito a compensare i danni causati dalla guerra commerciale e dalla deviazione commerciale causata dal rivale CPTPP, in particolare per i produttori leggeri e avanzati. Il sud-est asiatico infatti  beneficerà in modo significativo dell'RCEP ($ 19 miliardi all'anno entro il 2030), ma meno del nord-est asiatico perché ha già accordi di libero scambio con i partner RCEP.. Ma l’accordo potrebbe migliorare l'accesso ai fondi della Chinese Belt and Road Initiative (BRI), migliorando i guadagni dall'accesso al mercato rafforzando i collegamenti di trasporto, energia e comunicazioni.  Le favorevoli regole di origine di RCEP attireranno anche investimenti stranieri. "Ancora più importanti dei guadagni economici, tuttavia, potrebbero essere gli effetti della svolta regionale dell'Asia orientale sulle prospettive di leadership della Cina nella regione. Gli accordi CPTPP e RCEP15, senza Stati Uniti e India, rimuovono potenti influenze di bilanciamento nella determinazione delle politiche economiche in Asia orientale ”, hanno scritto, aggiungendo che la sfera commerciale asiatica potrebbe diventare di conseguenza più centrata sulla Cina I ricercatori dell'Accademia cinese delle scienze sociali (CASS) sostenuta da Pechino sono stati leggermente più ottimisti sulle prospettive di RCEP per l'economia cinese, stimando che in 10 anni aggiungerebbe lo 0,22% alla crescita del PIL reale e l'11,4% alle esportazioni totali della Cina  , se il programma per la liberalizzazione del commercio si svolgerà come previsto. "RCEP non solo migliorerà l'ambiente del commercio estero, ma fornirà anche un nuovo motore di crescita per l'economia cinese", hanno scritto Shen Minghui e Li Tianguo nel rapporto CASS. Liang Yixin, ricercatore del China Center for Information Industry Development, affiliato al Ministero dell'Industria e dell'Information Technology, ha stimato che l'accordo commerciale aggiungerebbe lo 0,04% alla produzione economica entro il 2025, o l'1,95% alla crescita delle esportazioni. Nick Marro, responsabile del commercio globale presso l'Economist Intelligence Unit, ha affermato che mentre l'impatto sulla più ampia economia asiatica potrebbe essere "marginale", "ci sono alcune interessanti dinamiche commerciali e tariffarie da tenere d'occhio per il Nordest asiatico". "Stiamo vedendo Cina, Giappone e Corea del Sud riuniti per la prima volta in un accordo di libero scambio. Questi mercati daranno un po 'più di peso all'importanza economica dell'accordo ", ha detto Marro.


 

lunedì 16 novembre 2020

BOOM SCAMBI CRIPTO NELL AREA PACIFICO NEL 2019



Solo nell'ultimo anno, più di 50 miliardi di dollari in asset di criptovaluta sono stati trasferiti da indirizzi con sede in Cina.Gli enormi numeri provenienti dalla regione sono direttamente collegati a quelli dell'Asia orientale estrazione di criptocurrency dominanza. Una quota significativa di queste criptovalute appena estratte finisce nel Nord America e nell'Europa occidentale. Tuttavia, alcune di queste attività rappresentano anche una fuga di capitali dalla Cina.

Il governo cinese ha limitato i cittadini a poter trasferire solo l'equivalente di $ 50,000 o meno a indirizzi all'estero ogni anno. Considerando queste restrizioni, le valute digitali nel paese stanno riprendendo parte del rallentamento.Ad esempio, la Cina da sola controlla il 65% dell'hashrate globale della rete Bitcoin, secondo a Rapporto CoinShares rispetto allo scorso anno.
Una nuova ricerca della società di blockchain forensics Chainalysis ha concluso che: Negli ultimi dodici mesi, con l'economia cinese che soffre a causa delle guerre commerciali e della svalutazione dello yuan in diversi momenti, abbiamo visto passare oltre $ 50 miliardi di criptovalute da indirizzi con sede in Cina a indirizzi all'estero.
L'impiego di stablecoins è stato sproporzionatamente popolare nella regione dell'Asia orientale, rappresentando il 33% di tutti i valori negoziati on-chain. Tether (USDT), ad esempio, è di gran lunga il più popolare in Asia orientale. Il controverso stablecoinancorato al dollaro USA costituisce il 93% di tutto il valore di stablecoin trasferito dagli indirizzi nella regione.

"In totale, Tether per un valore di oltre 18 miliardi di dollari è stato trasferito dagli indirizzi dell'Asia orientale a quelli con sede in altre regioni", ha affermato l'azienda.
Secondo Dovey Wan, membro fondatore della società di criptovaluta Primitive Ventures, la stablecoin Tether è diventata un "sostituto del dollaro USA" per molti cittadini cinesi. "Molte aziende e commercianti cinesi, in particolare quelli che lavorano all'estero, ora accettano Tether dai clienti", ha affermato. È interessante notare che i dati di trading raccolti dagli scambi che servono gli utenti nella Cina continentale mostrano praticamente zero scambi di BTC in Yuan, un precedente rapporto Chainalysisha dichiarato. Invece, quasi il 100% degli scambi coinvolge transazioni da BTC a USDT;

In altre parole, per gli utenti di scambio cinese (criptovaluta), Tether ha sostituito lo yuan come valuta fiat di riferimento.

Il motivo è ovvio, poiché la Cina ha ufficialmente vietato ai cittadini di scambiare Yuan con criptovalute e ha bloccato tutti i siti Web di criptovaluta nel 2018. Da allora, gli utenti di Huobi e OKCoin, popolari scambi di criptovalute tra la popolazione cinese, sono passati all'adozione di USDT. Inoltre, le stablecoin sono particolarmente utili per la fuga di capitali. Il loro valore ancorato alla valuta fiat significa che gli utenti in molte regioni utilizzano stablecoin "per accedere ai dollari statunitensi per le buste paga, le rimesse e le fughe di capitali transfrontaliere dalle valute locali", ha dichiarato Philip Bonello, direttore della ricerca in scala di grigi.

Asia orientale: il leader nel mercato globale delle criptovalute. L'Asia orientale, guidata dalla Cina, è stata senza dubbio il fulcro del mercato globale delle criptovalute. La regione dell'Asia orientale ha registrato volumi di scambio superiori del 78% rispetto alla prossima regione più vicina: l'Europa occidentale. L'Europa occidentale ha registrato criptovalute per un valore di $ 38 miliardi che si spostano verso indirizzi esteri rispetto all'Asia orientale ($ 50 miliardi) nello stesso lasso di tempo.

 

martedì 10 novembre 2020

COME GLI HACKER SFRUTTANO IL COVID 19




I cybercriminali sono noti opportunisti. Gran parte del loro commercio si basa sulla creazione di "esche" o "esche" tempestive per invogliare le loro vittime a fare clic su siti Web falsi o scaricare file che contengono malware.  Per anni hanno sfruttato le crisi per ottenere guadagni finanziari, approfittando di disastri come uragani e terremoti. Per questi hacker, la pandemia COVID-19 ha fornito nuovo materiale potente, poiché gli attacchi legati al coronavirus si stanno intensificando.
Proofpoint, una società di sicurezza informatica con sede in California, ha dichiarato di recente ad Wpr un giornale online americano di aver monitorato 75 milioni di messaggi dannosi a tema coronavirus durante una settimana di aprile.  In mezzo al panico e alla frustrazione globali, è più probabile che le persone facciano clic senza pensare ai rischi, soprattutto quando le e-mail promettono nuove informazioni urgenti sulle restrizioni di viaggio o sulla cura dei virus.
Questi messaggi di phishing spesso sembrano inviati dai dipartimenti sanitari del governo o dall'Organizzazione mondiale della sanità.  Ma anche il personale di queste agenzie può diventare un obiettivo, secondo Liviu Arsene, ricercatrice presso la società di sicurezza informatica Bitdefender, con sede in Romania.  Le e-mail di phishing sono spesso progettate per essere irresistibili per gli operatori sanitari e contengono frasi come "informazioni esclusive sul coronavirus" o "nuovi trattamenti che è necessario applicare per salvare i pazienti", ha affermato in un'intervista.
Marzo ha visto un'ondata di attacchi informatici contro le strutture mediche, in particolare quelle che svolgono un ruolo significativo negli sforzi nazionali per contrastare i focolai di coronavirus.  

Uno di questi attacchi ha costretto uno dei più grandi ospedali della Repubblica Ceca e dei più importanti centri di test COVID-19 a spegnere i propri sistemi IT e a spostare i pazienti che necessitavano di cure acute in un'altra struttura.  Una società di biotecnologia americana chiamata 10x Genomics ha recentemente respinto un attacco che utilizzava ransomware, un tipo di malware che crittografa i file su un sistema informatico fino a quando non viene pagato un riscatto per una chiave di decrittazione.  E una società di ricerca medica britannica pronta a condurre prove sul vaccino COVID-19 ha visto gli hacker pubblicare online i dettagli personali di 2.300 dei suoi pazienti.
Gli hacker motivati ​​finanziariamente cercano di rubare cartelle cliniche perché possono utilizzare le identità dei malati o dei deceduti per contrarre un prestito, presentare richieste di risarcimento o raccogliere assegni di stimolo, ad esempio. "Le cartelle cliniche sono preziose per i criminali informatici poiché valgono molto di più sul mercato nero delle carte di credito", ha affermato Ryan Kalember, vicepresidente esecutivo della strategia di sicurezza informatica di Proofpoint, in una e-mail.  "Nel caso del ransomware, poiché i record sono legati alle informazioni sulla salute personale dei pazienti e il tempo di inattività del sistema può letteralmente essere una questione di vita o di morte, gli autori delle minacce presumono che le aziende saranno più disposte a pagare il loro riscatto".


In risposta a questo nuovo scoppio di attacchi, un certo numero di società di sicurezza informatica, tra cui Bitdefender in Romania e Kaspersky con sede in Russia, stanno pubblicizzando supporto gratuito per le organizzazioni sanitarie.  Il principale ricercatore di Kaspersky sulla sicurezza, David Emms, ha recentemente detto che le strutture mediche devono fare di più che scaricare software di protezione. Dovrebbero anche fornire istruzione continua al personale. "Sia che si consideri crimini informatici molto sofisticati, sia che si guardi a quello che chiameremmo il crimine opportunistico del mondo cibernetico, spesso il punto di partenza è indurre un individuo a fare qualcosa", ha detto.  "Se i criminali stanno cercando di hackerare gli esseri umani, allora dobbiamo trovare modi fantasiosi per cercare di rattoppare gli umani".
Per Natali Tshuva, CEO della società di sicurezza informatica Sternum con sede a Tel Aviv, che annovera tra i suoi clienti produttori di apparecchiature mediche, i dispositivi connessi a Internet sono un altro punto cieco significativo per le strutture sanitarie.  "Gli attacchi ransomware agli ospedali possono iniziare da e-mail di phishing, ma possono anche iniziare da qualcuno che attacca la pompa di infusione più debole o la macchina collegata all'elettrocardiogramma più debole", ha affermato, sottolineando che molti di questi dispositivi medici non dispongono di sicurezza incorporata.  "È molto facile prenderne il controllo e poi penetrare nella rete dell'ospedale da questi dispositivi".


Tshuva ha aggiunto che mentre la maggior parte degli hacker che incontra sono motivati ​​finanziariamente, alcuni sono alimentati dall'orgoglio e dall'ego.  "È una passione per questi ragazzi trovare le vulnerabilità e fare un punto dicendo: 'Ehi, abbiamo il potere di influenzare drammaticamente le tue strutture o i tuoi governi'.
Nonostante le divisioni tra i governi nazionali, l'ultima ondata di attacchi informatici legati al coronavirus potrebbe alimentare un nuovo slancio per le campagne per codificare le norme informatiche.
I cybercriminali indipendenti non sono gli unici a trovare opportunità in crisi.  In un raro rapporto congiunto pubblicato ad aprile, le agenzie nazionali di sicurezza informatica degli Stati Uniti e del Regno Unito hanno avvertito che la pandemia di coronavirus veniva sfruttata non solo dagli hacker, ma dai criminali informatici che lavoravano per conto degli stati nazionali.
Alla fine di febbraio, un gruppo di analisti di malware chiamato Issue Makers Lab, con sede a Seoul, ha trovato malware nordcoreano in un documento sulla risposta al coronavirus della Corea del Sud che è stato inviato ai funzionari del governo sudcoreano.  Gli hacker hanno utilizzato "un codice dannoso che raccoglie le informazioni sugli utenti a scopo di ricognizione", ha detto Simon Choi, il fondatore di Issue Makers Lab.
Ci sono molti altri esempi.  Un gruppo di hacker cinese sospettato di essere sponsorizzato dallo stato ha recentemente inviato un documento contenente malware che consentirebbe la sorveglianza backdoor al governo mongolo, secondo Check Point Research, una società di sicurezza informatica.  Secondo un'altra società di sicurezza informatica, FireEye, gli hacker vietnamiti legati allo stato hanno preso di mira il governo cinese per ottenere informazioni sul nuovo coronavirus. All'inizio di aprile, Reuters ha riferito che gli hacker collegati all'Iran avevano preso di mira il personale dell'Organizzazione mondiale della sanità con e-mail di phishing che fingevano di provenire da Google.
Gli hacker sostenuti dallo stato spesso sperano di ottenere informazioni preziose.  Ma cercano anche di interferire con le capacità di altri governi di rispondere alla crisi in modo efficiente, secondo Karim Hijazi, CEO di Prevailion, una società di cyber intelligence che ha analizzato l'attacco all'OMS.  "La motivazione degli stati nazione ha tipicamente a che fare con [la creazione] di una certa quantità di confusione", ha detto. Seminando il caos, gli hacker sponsorizzati dallo stato sperano di rallentare processi come l'emissione di pagamenti di incentivi e le richieste di disoccupazione.  "La capacità di ridurre l'efficienza del paese o del sistema preso di mira offre allo stato-nazione che attacca un vantaggio per guadagnare slancio e trazione, aiutando a promuovere la loro agenda politica", ha aggiunto.
Per alcuni esperti, gli attacchi alle organizzazioni mediche segnano l'estensione di un modello sinistro ma familiare.  "Gli attacchi informatici indiscriminati sponsorizzati dallo stato hanno già colpito gli ospedali in passato", mi ha detto in una e-mail Christian Ruhl, dell'istituto di ricerca Perry World House dell'Università della Pennsylvania.  Ha indicato il worm per computer WannaCry, attribuito alla Corea del Nord dai governi occidentali, che si è diffuso a livello globale nel 2017 e ha inflitto gravi danni a sistemi sensibili come il National Health Service del Regno Unito.  Nello stesso anno, l'attacco malware russo NotPetya ha infettato gli ospedali ucraini.
Ruhl suggerisce che le nuove "norme cibernetiche" potrebbero creare "regole della strada" per il comportamento dello stato nel cyberspazio, fornendo protezione per le infrastrutture critiche allo stesso tempo.  Non è un'idea nuova, ma il progresso è stato finora ostacolato dai disaccordi tra i governi nazionali. Uno sforzo di anni delle Nazioni Unite per stabilire norme online è naufragato nel 2017, dopo che i 25 Stati membri del gruppo di esperti governativi delle Nazioni Unite non sono riusciti a concordare se il diritto internazionale umanitario debba essere applicato online, tra le altre questioni.  "Ora, i processi alle Nazioni Unite sono divisi lungo divisioni politiche globali", ha detto Ruhl, con gli Stati Uniti che sostengono un gruppo ristabilito di esperti governativi contro un nuovo gruppo sostenuto dalla Russia "con un mandato molto simile".
Nonostante queste divisioni, l'ultima ondata di attacchi informatici legati al coronavirus potrebbe alimentare un nuovo slancio per le campagne per codificare le norme informatiche.  Una di queste iniziative, il Cybersecurity Tech Accord, è uno sforzo di collaborazione tra aziende tecnologiche globali come Microsoft e Nokia per collaborare su modi per difendersi dalle minacce informatiche.  "COVID-19 ha dimostrato l'importanza di un consenso internazionale sulle regole e le aspettative per un comportamento responsabile nel cyberspazio", ha detto in una e-mail un portavoce dell'accordo.
Mentre le richieste di nuove norme nel cyberspazio tendono a prendere di mira i gruppi affiliati allo stato, i sostenitori sperano che qualsiasi sforzo che guadagni trazione possa avere effetto sui criminali informatici canaglia.  Alcuni gruppi di hacker hanno già suggerito di non attaccare gli ospedali. All'inizio di marzo, una banda di operatori di ransomware chiamata Maze ha detto al sito web di tecnologia Bleeping Computer che i suoi membri avrebbero sospeso gli attacchi alle strutture sanitarie fino a quando la pandemia non fosse passata.  Altri quattro gruppi che la pensano allo stesso modo hanno affermato di non prendere mai di mira gli ospedali in modo mirato. "Non siamo nemici dell'umanità", ha detto uno, facendo una distinzione tra ospedali e "organizzazioni farmaceutiche commerciali".