Fino
ad oggi le aziende, per promuovere un prodotto o un servizio su un
qualsiasi media, erano abituate a investire in pubblicità senza
conoscere con certezza l’efficacia della campagna in termini di
vendite e allocando un budget marketing per pagare l’audience della
campagna, che è sempre maggiore del numero dei clienti acquisiti.
Per
questo motivo le medie e piccole imprese possono raramente
permettersi simili investimenti pubblicitari, mentre le grandi
aziende si trovano a pagare impression
e
click
di
un grande numero di utenti, dei quali però soltanto una piccola
parte diventa cliente e arriva a fare un acquisto. Infatti secondo la
terminologia diffusa per la pubblicità sul web esistono diverse
formule di pubblicità per le aziende, tra cui le principali formule
sono:
CPC:
è il Cost per Click (detto anche PPC – Pay per Click) e
rappresenta proprio la discriminante tra la pianificazione tradizione
e quella a performance in quanto consente di pagare per ogni click
ricevuto dalla campagna pubblicitaria
CPL:
Cost per Lead, ovvero il costo per il completamento di una form o di
una sottoscrizione ad una newsletter. E’ usato particolarmente in
caso di necessità di costruzione di un database profilato.
CPS:il
costo pagato per ogni vendita generata da un annuncio online o da un
link di affiliazione.
Esistono
poi altre tipologie meno diffuse, quali il CPO
(Cost
per Order), il CPE
(Cost
per Engagement), il CPV
(Cost
per Visitor) ed il CPI
(Cost
per Impression).
Secondo
alcuni questa è stata la vera rivoluzione nel mondo della pubblictà,
secondo altri sono un paravento per i grandi colossi del web per
accaparrarsi il mercato della pubblicità, che fino a qualche anno fa
era appannaggio dei grandi media tradizionali, Tv, Radio, outdoor e
carta stampata. Secondo i dati Nielsen si tratta di un torta di tutto
rispetto. Il
mercato pubblicitario, infatti, solo in Italia ha chiuso il 2017 con
un
giro d’affari pari a 8,249 miliardi di euro, in
aumento dello 0,4% rispetto al 2016. Sulla
base delle stime realizzate da Nielsen,
la raccolta dell’intero universo del web advertising nei 12 mesi
cresce del 7,7% rispetto al 2016
raggiungendo
un totale di 2,454 miliardi di euro.
Il
digital incrementa
di due punti percentuali la sua quota sul totale della pubblicità in
Italia, sfiorando il 30% (29,8%). Se
si escludono il search e il social, il trend è sì positivo ma con
una crescita più limitata (+1,7%). Social e video sono i due settori
trainanti mentre search e, soprattutto, classified e display, per
quanto tutti in crescita, perdono quote di mercato. Insomma il
mercato della pubblicità sta sicuramente seguendo i nuovi trend. Ma
il concetto non cambia di molto, si tratta solo di un trasferimento
di investimenti da un mezzo ad un altro. Molte sono state le nuove
proposte per modificare il concetto di pubblicità, sono nati nuovi
formati come detto, si parla sempre più spesso di Native
advertising, forma pubblicitaria contestuale che integra contenuti
editoriali e annunci pubblicitari all’ interno del contesto
editoriale, dove essi vengono posizionati con una indicazione chiara
dell’inserzionista che sponsorizza
il contenuto pubblicitario.
Ma nessuno fino ad ora era riuscito ad andare oltre il concetto
stesso del fare pubblicità e cioè pagare subito per avere un
risultato, che comunque sia è sempre piuttosto difficile da
quantificare e da valutare. Forse finalmente Sixthcontinent, fin
dalle sue origini piattaforma innovativa per concetto e natura, ha
trovato la formula ad hoc per far si che anche le aziende che non
hanno la possibilità dio avere budget per fare pubblicità, possano
ricorrervi, con la certezza di avere un ritorno sicuro
dall'investimento stesso. La formula, infatti, garantisce alle
aziende un successo pari al 100% sull’ investimento. Infatti, su
SixthContinent la pubblicità si paga in base alle vendite generate
dalle campagne e il pagamento avviene in modo contestuale agli
incassi. Non è dunque più necessario avere a disposizione un budget
per la pubblicità, perché la pubblicità si paga con una parte dei
ricavi delle vendite. In
più, il pagamento della pubblicità sulla piattaforma avviene con
una parte dei soldi già incassati dalla vendita (Barter)
delle shopping card: una formula dunque sostenibile e possibile per
qualsiasi azienda, perché senza rischi e senza anticipi. Qualsiasi
Azienda che abbia un sito e- commerce può creare una campagna
pubblicitaria e una promozione sulla piattaforma SXC, definendo il
costo che è disposta a pagare per ogni vendita e cliente acquisito.
Va considerato inoltre che il cliente in questo caso si registra sul
sito e- commerce del brand ed effettua lì un acquisto divenendo a
tutti gli effetti un cliente diretto dell’azienda. Il “budget per
vendita” è definito a tavolino preventivamente e il pagamento
avviene con parte dell’incasso generato dalle vendite, quindi,
qualsiasi azienda, grande, media e piccola può accedere alle
campagne pubblicitarie e alle promozioni su SXC. Se SXC non vendesse
niente, l’azienda non pagherebbe niente e tutta la pubblicità,
impression e click resterebbero sempre gratuiti.
Tutto
ciò è possibile proprio perchè Barter-Pay-per-Sale richiede il
pagamento solo a vendite avvenute. Una formula sostenibile e
possibile per qualsiasi azienda, anche e soprattutto per le PMI,
perché senza rischi e senza anticipi. Questo può sicuramente
diventare un modello che supera forme più tradizionali come appunto
per esempio il “Pay per View (PPV) e il Pay Per Click (PPC),
rappresentando la più grande innovazione nella pubblicità digitale
dai tempi del debutto sul mercato di
Facebook
e Google.
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