Uno studio del Pew Research Center di Washington riporta come la percentuale di americani dediti all’uso di tecnologie – come gli smartphone, Internet e i social network – è sostanzialmente ferma, perché quelle tecnologie hanno raggiunto un vero e proprio punto di saturazione. Il 95% degli americani usa il cellulare; il 77% uno smartphone, l’89% Internet; il 69% i social. Per quasi un decennio, questi ultimi hanno dominato l’economia tecnologica, ma man mano che l’esperienza è diventata più satura e invasiva, gli utenti si sono rivolti alla messaggistica criptata: basti pensare ad app come Telegram, o Signal. Cosa vuol dire questo dato, forse poco o forse tantissimo. Il mondo della tecnologia sta affrontando forse una delle sue più gravi crisi dallo scoppio della bolla tecnologica nei primi anni 2000. Wall Street, trascinato proprio dal listino dei titoli tecnologici, ha docuto subire uno degli Ottobri peggiori della sua storia, azzerando tutti i guadagni del 2018. Tutti i principali titoli del settore a cominciare dalla regina Apple, stanno letteralmente precipitando in borsa. E il crollo non pare del tutto giustificato dai dati di bilancio, che malgrado un fisiologico rallentamento, raccontano di un settore ancora in crescita, sia sotto il profilo dei fatturati che dei ricavi. Un crollo che però fa salire a 1.000 miliardi il valore di mercato bruciato dalle Faang -Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google - rispetto ai loro record storici. Dal 25 luglio Facebook ha bruciato 250 miliardi. Amazon ha visto svanire dal 4 settembre 255 miliardi, mentre Google 155 dal 27 luglio. Netflix ha perso 63 miliardi dal 21 giugno. Difficile dare una spiegazione univoca per questo trend. Certamente gli scandali scoppiati che hanno colpito sopratutto Facebook, ma anche Google e twitter, non hanno di certo aiutato. La congiuntura economica con il rialzo dei tassi americani e la politica dei dazi del presidente Trump hanno avuto il loro impatto. Ma un crollo di questa entità era difficilmente pronosticabile. Ha destato impressione l'affermazione fatta dall'uomo più ricco del mondo Jeff Bezos, fondatore di Amazon, che ad una recente assemblea ha candidamente affermato che sicuramente anche Amazon inevitabilmente fallirà, negando il fatto che sia “too big to fail” e si tratterà solo di ritardare il più possibile quel momento. Come anche non pensare al ritiro anticipato di Jack Ma, fondatore del più grande sito di e commerce al mondo Alibaba, che ha evidentemente fiutato l'aria che tira ed ha preferito ritirarsi in gloria. Insomma pare proprio che gli stessi fondatori prevedano per le loro creazioni un futuro non cosi roseo o comunque duraturo. Sicuramente la crescita spropositata dei colossi del web poteva prevedere una leggera flessione, ma non cosi repentina. Qualche Cassandra arriva perfino a preconizzare una ennesima bolla, che determinerà un deciso ridimensionamento di tutti i giganti della Silicon Valley, altro che festeggiare il miliardo di capitalizzazione come avevano fatto solo qualche mese fa Apple e Amazon. Forse, ma qui qualcuno potrà sicuramente obiettare, è cambiato il vento politico, che inutile negarlo ha sempre favorito, magari anche surrettiziamente la crescita delle aziende tech, con politiche vantaggiose dal punto di vista fiscale e cercando comunque di incentivarle in tutti i modi, chiudendo anche un occhio sulle loro enormi evasioni ed elusioni fiscali. Forse qualcuno avrà cominciato a capire che queste aziende stanno prendendo troppo potere e che quindi occorre una pausa di riflessione per ripensare al loro strabordante ruolo nella vita dio ognuno di noi. Lo scandalo di Cambridge Analytics potrebbe essere stato un importante spartiacque, non solo per Facebook, ma per tutti quelli che comunque riescono ad avere accesso alle nostre vite private condizionandole oltre misura. Certo questo non può assolutamente essere considerato un de profundis, la rivoluzione digitale è ormai nello stato delle cose ed è indubbio che essa ha aiutato a migliorare la vita di tutti noi. Ma sicuramente un ripensamento sul suo utilizzo e sul suo futuro occorre e il fatto che uno dei pionieri di questa rivoluzione, Bill Gates, fra i primi ad abbandonare il mondo del web per dedicarsi ad attività benefiche ( si sa i pionieri sono sempre avanti), commentando la crisi del Nasdaq, ha detto che per capire tutto questo stato di cose è sicuramente utilissimo guardare la nuova fortunatissima serie di HBO “ Silicon Valley” una sit-com che fa una feroce parodia del mondo tecnologico e delle sue declinazioni. Forse, ma ripetiamo forse, è arrivato davvero il momento di decelerare in questa folle rincorsa verso il progresso sfrenato e l ' eccessiva invasione della tecnologia in tutte le sue forme nella quotidianità della vita di ognuno di noi. Ai posteri l'ardua sentenza.
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