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martedì 28 aprile 2020
CONTE GOVERNA CON IL FAVORE DELLE TENEBRE
“Il governo non lavora col favore delle tenebre, ma alla luce del sole” con queste dure parole il premier Conte aveva, durante una dei suoi discorsi alla nazione, attaccato Salvini e la Meloni che, a suo dire, lo criticavano per il suo operato, tra le altre cose nel pieno rispetto del ruolo che gli appartiene in qualità di opposizione. Ma la lunga trafila di DPCM e le sue conferenze stampa senza contradditorio sempre nelle ore serali forse raccontano un'altra storia. Questo Governo in realtà sta forse uscendo proprio dalla luce del sole ( o dei riflettori ) per riuscire a governare questa gravissima crisi. La stessa scelta di fare visita, dopo due mesi, a Brescia e Bergamo, due delle città più colpite da questa pandemia proprio di notte, senza voler entrare nel merito della agenda del presidente sicuramente ancora piu fitta del solito in queste convulse giornate di epidemia, sicuramente da una impressione, figurata quanta si vuole, non proprio tranquillizzante a cittadini che da quasi due mesi sono diligentemente chiusi in casa, come imposto dal comitato tecnico scientifico. Certo la posizione del premier è sicuramente poco invidiabile in un momento cosi difficile ma l'impressione che se ne ricava anche dall'ultimo discorso di domenica è che il governo forse non decide col favore delle tenebre, ma nelle tenebre sembra comunque esserci sprofondato. Troppe task force, troppi decreti scritti di fretta e sulla spinta forse di troppe voci, che messe insieme fanno solo rumore ma non portano chiarezza e decisionismo. In nome della tutela della salute dei cittadini, che è sacrosanta ci mancherebbe, si sta perdendo però forse il compito fondamentale di un governo e del suo presidente. che ne è poi la sua stessa ragion d'essere. E cioè quello di assumersi l'onere e la responsabilità di prendere decisioni, che siano chiare, definitive e possibilmente sagge. Nulla di tutto ciò sta accadendo. La confusione regna sovrana e il cosi tanto decantato modello Italia, che nei primi giorni della crisi veniva portato ad esempio, adesso rischia seriamente di diventare il modello da non seguire, a vedere quello che sta accadendo negli altri principali paesi europei, dove la fase 2 è gia iniziata o comunuqe pianificata in modo sicuramente più chiaro. Qui da noi dopo due mesi, ancora si fanno distinzioni sulle riaperture, che in una situazione del genere possono portare davvero alla desertificazione economica di moltissime attività del nostro paese. E allora le tante discussioni sugli aiuti dall'europa, anche quando si arrivasse ad una loro definizione e al raggiungimento dei tanti attesi soldi, diventaranno purtroppo solo discussioni accademiche. Ma la colpa non è certo dei tecnici che per loro natura devono appunto consigliare e non decidere. Il governo,dopo aver ascoltato tutti i pareri, è quello che deve poi assumersi la responsabilità di prendere le decisioni. La sensazione invece è quella di un governo indeciso su quasi tutto e che non ha ancora in mente su quali basi dovrà ripartire un paese ormai allo stremo. Ogni settimana di chiusura costa al paese 10 miliardi di euro, e decidere di aprire gran parte delle attività commerciali il 1 Giugno vuol dire decretare la morte quasi certa di un 50% delle stesse. Per non parlare della scuola, abbandonata completamente dal Governo, che pare ormai orientato a decretare la sua riapertura a Settembre, con tutto quello che esso comporta per i ragazzi ma anche per i genitori, che devono preoccuparsi di dove e come accudirli, nel caso e quando saranno di nuovo in grado di tornare a lavorare. Eppure anche alcuni virologi, citiamo fra i tanti il professor Giulio Tarro o il direttore di malattie infettive dell ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti, sembrano propendere per una direzione che porti verso una riapertura che sia il più ampio possibile, con tutte le cautele che il caso comporta, In particolare l'infettivologo genovese ieri ha espressamente detto “ Il governo ha osato poco. Mi aspettavo una ripartenza piu decisa. Basti guardare a quello che sta accadendo nella vicina Francia. “ Certo si tratta di pareri di tecnici , illustri quanto si vuole ma sempre tecnici. Ed ecco allora che si torna al punto focale della vcicenda , che è quello che se si prendono decisioni politiche troppo orientate sul parere dei vari comitati tecnico scinetifici, si rischia un vero e proprio corto circuito della catena di comando. A meno che non si voglia fare, come spesso accaduto nella storia repubblicana di questo paese, quando in particolari circostanze la classe politica dimostrava di non essere in grado o non di non voler assumersi resposnabilità gravose in situazioni emergenziali, si affidava il governo appunto ai tecnici, come per esempio nel 2011 con l'esecutivo Monti. Però almeno in questi casi era tutto limpido e chiaro fino dall'inzio. In altre parole alla luce del sole, qui invece pare proprio che la cosa sia fatta se non con “il favore delle tenebre”, sicuramente in chiaroscuro
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