Ma chi è veramente Giancarlo
Giorgetti, secondo molti la mente della lega da quando Salvini ne è
diventato leader, che sta creando un pò di trambusto in queste ore
per le sue dichiarazioni non certo concilianti con gli alleati di
governo? Nato a Cazzago Brabbia, un paese di 700 anime in provincia
di Varese, il 16 dicembre del 1966, è stato eletto deputato per la
prima volta alle elezioni del 1996, ricoprendo anche il ruolo di
presidente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione e
quello di vicepresidente della commissione Affari Esteri. Nel 2013
poi l’allora Presidente Napolitano lo volle nel “gruppo dei
saggi” incaricati di scrivere alcune importanti riforme. Insomma da
molto tempo il nostro è abituato a frequentare I salotti buoni della
politica, al contrario del suo leader più sangiigno e poco incline
al compromesso per compiacere le alte sfere. Cosi diversi ma cosi
compelmentari che l'uno non potrebbe fare a meno dell'altro. Se il
segretario della Lega, infatti, è l’uomo capace di infiammare le
piazze, i social e di impazzare nei salotti televisivi, Giorgetti al
contrario è colui che è incaricato di tessere i rapporti
diplomatici all’interno e fuori il Parlamento.
Non è un caso che venga soprannominato
“il Gianni Letta della Lega” visto questo suo ruolo di mediatore.
Come Salvini è focoso e impegnatissimo sui social, cosi Giorgetti
lavora nell'ombra e odia internet e i social. Per lui la politica è
ancora un arte che va consumata nel chiuso delle stanze di potere (
alla facia dei “caminetti” di renziana memoria), tessendo
amicizie ( è molto amico di Draghi ) e rapporti con vertici
istituzionali nazionali ed internazionali. Non è un caso che sia una
delle persone più accreditata a livello diplomatico. Il primo a
notarlo fu Umberto Bossi: «Il futuro è dei giovani come Giorgetti,
ma non diciamolo troppo forte perché sennò si monta la testa». Ed
è proprio dall' Umberto nazionale che il giovane Giorgetti impara
che «la politica è una partita a scacchi, bisogna calcolare fino
alla 30esima mossa”. Se Matteo è il leader, lui ne è l’antitesi.
Se il primo twitta compulsivamente, il secondo non ha neanche un
profilo Facebook. Se quello si mostra ora a petto nudo e ora in
felpa, Giorgetti lascia nell’armadio il suo onnipresente abito blu
solo una volta l’anno, in occasione del raduno di Pontida. Poco
carismatico nelle occasioni pubbliche, evita pure le interviste. «Non
mi piace apparire. Quando la politica diventa schiava della
comunicazione, non si va in profondità. Oggi si preferisce un tweet
a ragionamenti e riflessioni, e questo penalizza l’approfondimento.
Tutto diventa uno slogan». Queste kle sua affermazioni, ma
chiaramente non c'è nessun intento polemico verso il leader, ma solo
un diverso atteggiamento, che proprio per le loro differenze si
completano a vicenda. E proprio grazie a Giorgetti che Salvini è
riuscito a farsi accreditare nelle ambasciate che contano, prima fra
tutte quella americana. Non è un caso che molti ( primo fra tutti lo
stesso Salvini) avrebbero visto di buon occhio proprio lui come
ministro dell'Economia al posto di Savona. Secondo molti l'incontro
fra Salvini e i vertici di confindustria, dopo lo strappo di Torino,
è tutta la farina del suo sacco. Quello che è certo è che Salvini
si fida ciecamente del suo braccio destro e che quindi dietro alle
affermazioni dure verso i 5 stelle ci potrebbe essere anche una
precisa strategia del leader leghista. Giorgetti fungerebbe da
testuggine per scalfire le proposte del movimento che sono difficili
da digerire per l'elettore leghista, per poi tornare nell'ombra e
lasciare il bandolo della matassa al suo leader. Giorgetti dal canto
suo si presta volentieri al gioco, essendo molto lontano da alcuni
dei cavalli di battaglia dello “scomodo” alleato di governo, come
il reddito di cittadinanza. Una sorte di coscienza critica
all'interno della lega, che rassicura il mondo imprenditoriale, che
considera lui come il più affidabile interlocutore all'interno della
maggioranza. Non è un caso che proprio lui è stato il primo, in
tempi non sospetti, a balenare l'ipotesi di un cambio della manovra,
e per fare questo ha mandato in avanscoperta un altro “suo” uomo
all'interno del governo, il ministro Savona, che adesso è tornato
nell'ombra. Secondo alcuni Mattarella stesso avrebbe un dialogo
costante proprio con lui, che considera la persona più equilibrata
all'interno dell'esecutivo. Giorgetti ha le spalle larghe, incassa,
sopporta ma lavora alacremente nell'ombra e alla fine al di là delle
dichiarazioni di facciata, tutto si ricompone, proprio come da lui
indicato. D'altrra parte dietro ogni leader, esiste sempre una
eminenza grigia, che tesse le fila dietro le quinte. A lui le luci
della ribalta non interessano affatto. E' un uomo del fare ed è per
questo che mal digerisce le continue polemiche contro di lui di Di
Maio e dei suoi sodali. Paradossalmente però, malgrado molti la
pensino diversamente, il governo forse ha superato le tormente di
questi mesi, proprio grazie a lui e
al suo fine lavorio diplomatico, sia
all'interno dell'esecutico, sia sopratutto all'esterno. Molti nellka
Lega lo reputano un vero e proprio genio della politica. “Troppo
furbo e stratega per permettere che dei novellini della politca
possano rovinare il suo piano di cambiare questo paese”. Giorgetti
perciò starebbe aspettando solo il momento opportuno per sferrare
l'attacco decisivo e poter sparigliare il campo con l'avvallo del
leader. Il momento potrebbe essere proprio quelle delle Europee del
prossimo Maggio, come si vocifera da settimane. Gli scenari che si
potrebbero profilare sono ancora molto nebulosi e dipendenti da
troppe variabili esogene. Ma di una cosa si può stare certi, dietro
la strategia della Lega, dopo il possibile trionfo alle urne, ci sarà
sicuramente la mano del “ Richelieu” in salsa lombarda.
Nessun commento:
Posta un commento