Le parole si sa in politica hanno un
valore relativo. Ecco perchè l'affermazione di Salvini di qualche
giorno, che commentava piuttosto sprezzante il cahiers de dolheance
del mondo produttivo contro un certo immobilismo del governo
gialloverde, erano solo delle semplici schermaglie. Troppo furbo,
troppo pratico, troppo abile per non riconoscere in quella levata di
scudi della assise a Torino della confindustria, un avvertimento ben
preciso proprio verso il suo partito che da sempre riscuote ampi
consensi dal bacino elettorale del mondo produttivo del nord. La
riunione svolta in maniera piuttosto irrituale al ministero degli
Interni, fra Salvini accanto al suo immancabile “ Richelieu”,
Giorgetti e tutto il mondo produttivo al gran completo capitanati dal
presidente di Confindustria Boccia, ha sancito un passo in avanti
nella strategia del leader leghista. Il suo obiettivo è molto
ambizioso e punta dritto a Bruxelles. Lui da uomo politico di razza
qual' è, ha capito che questo è il momento dell'affondo, anche
perchè evidentemente annusa il sangue di avversari ed alleati per
portare avanti il suo progetto, considerando come sia in patria, sia
all'estero la opposizione pare davvero messa male. In Italia,
infatti, ormai un po' tutti hanno capito che non esiste un vera e
propria opposizione, considerando come il pd continui pensare solo ad
ostacolarsi al suo interno per trovare una “nuova” leadership,
senza rendersi conto che la emorragia di voti è dovuto anche a causa
del troppo personalismo di chi ha guidato in questi anni il più
grande partito del centrosinistra. La sinistra estrema dopo il
fallimentare esperimento di Liberi e uguali, pare ormai in stato
comatoso. I cinque stelle che pur essendo alleati di governo, su
molti punti del lor programma essi stessi distanti dalla Lega,
sembrano arrivati ad una fase di serio appannamento, coincisa con i
troppi guai del suo leader e le troppe gaffe di alcuni suoi ministri,
oltre ad una certa contraddizione di fondo in alcune loro decisioni.
Per quanto riguarda i vecchi alleati, Forza Italia continua in questa
sua mancanza di alternativa al suo storico ma stanco ed anziano
leader, e non riesce a fare né una seria opposizione né proporre
una alternativa per una ipotetica crisi dell'attuale formazione
giallo verde. La Meloni dal canto suo cerca di ritagliarsi uno spazio
all'interno delle forze politiche di destra, ma di fronte allo
strapotere della personalità di Matteo Salvini può davvero fare
poco. All'estero che dire del povero Macron..? sempre più isolato e
alle prese con problemi serissimi in patria, per poter pensare a
duellare ancora con il suo acerrimo rivale italiano. La Merkel ormai
arrivata a fine corsa sembra davvero come quei vecchi lavoratori
arrivati a fine carriera, che non aspettano altro che la meritata
pensione, per godersi i frutti di una vita di lavoro. Sanchez che era
parso come una luce in fondo al tunnel delle sinistre europee,
compreso ilo nostro Pd, sembra davvero ad un passo dalle elezioni
anticipate, dopo la sonora sconfitta subita alle amministrative in
Andalusia. Insomma quello che si apre per Matteo nazionale appare
come uno scenario davvero promettente. Ecco perchè in questo momento
non può certo permettersi una crisi con il mondo industriale, né
tanto meno può concedersi il lusso di una procedura di infrazione
con la commissione europea. Ecco perchè i toni anche con Bruxelles
si sono abbassati da alcuni giorni. La posta in gioco, infatti, non è
solo il bene del paese, ma un disegno ben più ampio e ambizioso.
Dopo anni di grigio strapotere della Merkel e del presidente di turno
francese, nuovi promettenti scenari si aprono in Europa, con ilo
beneplacito del presidente statunitense Trump, che non a caso sta
puntando proprio sul nostro paese per spezzare l'egemonia franco
tedesca. Salvini questo lo sa bene e non vuole assolutamente farsi
trovare impreparato di fronte alla possibile sfida che sarà quella
di guidare appunto il fronte dei “sovranisti”europei alle
prossime elezioni europee, e cercare di cambiare l'Europa dalla tolda
del comando o almeno dall'interno, senza bisogno di lite e beghe che
rischierebbero alla lunga di minare il suo ampissimo consenso.
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