lunedì 10 dicembre 2018

SALVINI ALLA CONQUISTA D'EUROPA




Le parole si sa in politica hanno un valore relativo. Ecco perchè l'affermazione di Salvini di qualche giorno, che commentava piuttosto sprezzante il cahiers de dolheance del mondo produttivo contro un certo immobilismo del governo gialloverde, erano solo delle semplici schermaglie. Troppo furbo, troppo pratico, troppo abile per non riconoscere in quella levata di scudi della assise a Torino della confindustria, un avvertimento ben preciso proprio verso il suo partito che da sempre riscuote ampi consensi dal bacino elettorale del mondo produttivo del nord. La riunione svolta in maniera piuttosto irrituale al ministero degli Interni, fra Salvini accanto al suo immancabile “ Richelieu”, Giorgetti e tutto il mondo produttivo al gran completo capitanati dal presidente di Confindustria Boccia, ha sancito un passo in avanti nella strategia del leader leghista. Il suo obiettivo è molto ambizioso e punta dritto a Bruxelles. Lui da uomo politico di razza qual' è, ha capito che questo è il momento dell'affondo, anche perchè evidentemente annusa il sangue di avversari ed alleati per portare avanti il suo progetto, considerando come sia in patria, sia all'estero la opposizione pare davvero messa male. In Italia, infatti, ormai un po' tutti hanno capito che non esiste un vera e propria opposizione, considerando come il pd continui pensare solo ad ostacolarsi al suo interno per trovare una “nuova” leadership, senza rendersi conto che la emorragia di voti è dovuto anche a causa del troppo personalismo di chi ha guidato in questi anni il più grande partito del centrosinistra. La sinistra estrema dopo il fallimentare esperimento di Liberi e uguali, pare ormai in stato comatoso. I cinque stelle che pur essendo alleati di governo, su molti punti del lor programma essi stessi distanti dalla Lega, sembrano arrivati ad una fase di serio appannamento, coincisa con i troppi guai del suo leader e le troppe gaffe di alcuni suoi ministri, oltre ad una certa contraddizione di fondo in alcune loro decisioni. Per quanto riguarda i vecchi alleati, Forza Italia continua in questa sua mancanza di alternativa al suo storico ma stanco ed anziano leader, e non riesce a fare né una seria opposizione né proporre una alternativa per una ipotetica crisi dell'attuale formazione giallo verde. La Meloni dal canto suo cerca di ritagliarsi uno spazio all'interno delle forze politiche di destra, ma di fronte allo strapotere della personalità di Matteo Salvini può davvero fare poco. All'estero che dire del povero Macron..? sempre più isolato e alle prese con problemi serissimi in patria, per poter pensare a duellare ancora con il suo acerrimo rivale italiano. La Merkel ormai arrivata a fine corsa sembra davvero come quei vecchi lavoratori arrivati a fine carriera, che non aspettano altro che la meritata pensione, per godersi i frutti di una vita di lavoro. Sanchez che era parso come una luce in fondo al tunnel delle sinistre europee, compreso ilo nostro Pd, sembra davvero ad un passo dalle elezioni anticipate, dopo la sonora sconfitta subita alle amministrative in Andalusia. Insomma quello che si apre per Matteo nazionale appare come uno scenario davvero promettente. Ecco perchè in questo momento non può certo permettersi una crisi con il mondo industriale, né tanto meno può concedersi il lusso di una procedura di infrazione con la commissione europea. Ecco perchè i toni anche con Bruxelles si sono abbassati da alcuni giorni. La posta in gioco, infatti, non è solo il bene del paese, ma un disegno ben più ampio e ambizioso. Dopo anni di grigio strapotere della Merkel e del presidente di turno francese, nuovi promettenti scenari si aprono in Europa, con ilo beneplacito del presidente statunitense Trump, che non a caso sta puntando proprio sul nostro paese per spezzare l'egemonia franco tedesca. Salvini questo lo sa bene e non vuole assolutamente farsi trovare impreparato di fronte alla possibile sfida che sarà quella di guidare appunto il fronte dei “sovranisti”europei alle prossime elezioni europee, e cercare di cambiare l'Europa dalla tolda del comando o almeno dall'interno, senza bisogno di lite e beghe che rischierebbero alla lunga di minare il suo ampissimo consenso.

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