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giovedì 30 gennaio 2020
GLOBALIZZAZIONE NASCE DOPO LA CADUTA DEL MURO
A poco meno di due mesi dalla celebrazione dei trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, un interessante saggio a cura di Carlo Fidanza capodelegazione di Fratelli d’Italia al parlamento europeo e di Francesco Borgonovo caporedattore della Verità, riporta alla luce con contributi, tra gli altri, di Francesco Alberoni e Giulio Tremonti, la contraddizione che sarebbe nata con la caduta del muro, data che coincide con l’inizio della dissoluzione del blocco comunista sovietico e all’inizio di una nuova era. Ma come dice Giorgia Meloni, nella prefazione del libro, dopo il crollo del muro di Berlino l’Europa ne ha costruiti altri “non per difendere i propri popoli, ma per separare la sua burocrazia dai popoli stessi.” Come per esempio, dice sempre la leader di Fratelli di Italia, la dittatura finanziaria che sarebbe un muro alla sovranità politica. Ecco allora perché secondo Francesco Borgonovo la caduta del muro avrebbe precipitato il resto dell’Europa e dell’Occidente in una sorta di stato del “dopo orgia”. Il crollo del muro, infatti, avrebbe rappresentato la fine di tutti i limiti e di tutte le barriere. Ma questo non avrebbe solo connotazioni positive, perché se è vero che esso ha rappresentato un grande momento di liberazione per milioni di europei costretti ad uno stato di costrizione da una autorità onnipresente, ha determinato la creazione di altri “muri” che controllano le vite delle persone, in maniera anche maggiore di quello che faceva la terribile “Stasi”tedesca o il Kgb sovietico. “ Senza i muri la civiltà non esisterebbe. Perchè i muri proteggono la civiltà, permettendo loro di svilupparsi e prosperare”. Ogni civiltà antica si è sviluppata grazie alla creazione di barriere e di muri per contrastare l’avvento di altri popoli e l’arrivo di altre usanze ai loro occhi diverse e pericolose. Senza i muri non ci sarebbero state molte delle invenzioni culturali, artistiche e filosofiche che sono arrivate fino ai giorni nostri. Il pensiero che potrebbe sembrare paradossale, fa leva sulla convinzione che oggi il mondo vive in un perenne stato di insicurezza determinato dalla mancanza di punti fermi, di confini che il mondo globalizzato ha spazzato via. La creazione del web ha amplificato a dismisura questo processo, insieme alla nascita del WTO nel 1994 che ha sancito di fatto la nascita dell’unione economico, monetaria e finanziaria. In Europa poi la caduta del muro ha contribuito a far cadere quelle difese che il mondo occidentale aveva contro la eccessiva burocratizzazione dei regimi sovietici, burocrazia che ora invece non appare più come un nemico e questo nuovo stato di animo ha permesso alla Unione Europea di prendere, propria con la sua rigida burocrazia, il sopravvento sulla sovranità nazionale degli Stati. Questa è l’idea di fondo del partito che un po' sprezzantemente vine definito dei “ sovranisti” che però sta conquistando sempre più consenso in Europa, come dimostrato ultimamente con il caso eclatante della Brexit. “ La globalizzazione ci ha indotti a mettere da parte la nostra cultura millenaria per prendere acriticamente tutto ciò che veniva da fuori”. Il muro metaforicamente sarebbe come il simbolo, con la sua caduta, del passaggio tra la difesa delle identità nazionali e la uniformità della globalizzazione. La caduta del muro quindi ha al suo interno molte contraddizioni, non ultima quella che non viene celebrata come dovrebbe, almeno da una buona parte di una sinistra che fatica ancora a fare i conti con il suo scomodo passato. Nel pensiero generale però, come lamenta Carlo Fidanza questa data del 9 Novembre non viene tanto considerata come la fine di un regime totalitaria e per questo non viene festeggiata perché comunque “una data scomoda” per molti che al mondo comunista anche oggi sono in qualche modo legati. Ma in effetti, come dice Giulio Tremonti, questo evento non ha al suo interno solo caratterizzazioni simboliche positive. Perchè, come spiega nel libro, la caduta del muro non solo ha rappresentato la fine del comunismo, ma anche la del liberalismo, sostituti dal “mercatismo”. Il 9 Novembre, infatti, che definisce come la data madre, sono state poste le basi del nuovo ordine mondiale. “ A fine esercizio il comunismo è riuscito a trasportare nel campo opposto, nel dominio del mercato, il suo dna. L’idea che la vita degli uomini sia mossa o possa essere mossa da una legge.” E questa legge è quella del profitto e delle regole dettate dal mercato globalizzato. Il mercato come base totalitaria del pensiero unico. Insomma quello spirito di libertà che ha portato i popoli dell’ex blocco sovietico a ribellarsi all’idea che le loro vite potessero e dovessero essere controllate dalla legge suprema del regime, si è diluito a poco a poco ed ha generato la disillusione di aver perso la sfida, con la perdita della propria identità e libertà in nome delle regole stabilite dalla globalizzazione e dalla uniformità che il mercato ci impone.
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