sabato 1 febbraio 2020

MELONI PIACE PURE IN AMERICA

Dopo la sorprendente per certi versi uscita dell’autorevole Times che ha inserito Giorgia Meloni fra le 20 persone più influenti dell’anno, per la Giorgia nazionale arriva un importante endorsment da parte degli Stati Uniti d’America e precisamente dal meeting repubblicano che vedrà il 7 Febbraio la presenza anche del presidente americano. Secondo alcuni questa potrebbe essere l’occasione per la Meloni di incontrare il presidente americano o almeno il suo vice Pence. In questo viaggio in  terra americana la leader di Fratelli d’Italia dovrebbe essere accompagnato da Carlo Fidanza, capo delegazione del partito al parlamento europeo, fine tessitore della politica filo atlantista del partito. 
Insomma la Meloni sembra non ricevere apprezzamenti sempre più numerosi in Italia ( Fratelli di Italia ormai è saldamente sopra l’11% secondo i principali istituti di sondaggio) ma anche oltreoceano e questo forse potrebbe essere ulteriore motivo di attrito con il leader della Lega Matteo Salvini, che invece sembra ancora trovare qualche resistenza all’interno della amministrazione americana. Anche perché per la Meloni non si tratta della prima esperienza come ospite ad una convention repubblicana negli Usa. Nello scorso Marzo, infatti, aveva già partecipato al Consiglio Italia-Stati Uniti a New York, un grande evento che mette insieme le migliori energie della politica e dell'imprenditoria italo-americana per intensificare i rapporti e gli scambi commerciali. E di seguito aveva partecipato, come ospite accreditata a parlare, al Conservative Political Action Conference 2019 a Washington, la più grande manifestazione organizzata dai repubblicani americani e che riguarda il campo dei conservatori. In quella sede il suo discorso, in un inglese impeccabile, aveva stupito molti osservatori americani, che evidentemente ancora non conoscevano appieno la leader di Fratelli d’Italia e le sue grandi potenzialità. Questa sua esperienza americana, infatti, secondo alcuni gli sarebbe valsa ( il condizionale è assolutamente d’obbligo in queste circostanze) un invito ufficiale e riservatissimo da parte dell’ambasciata americana in Italia, onore che si riserva solitamente a pochi importanti ed autorevoli esponenti politici, sopratutto della maggioranza di governo. L’America conservatrice d’altra parte sembrerebbe da tempo alla ricerca di una valida sponda italiana nella sua nuova linea di politica internazionale, dopo l’ondivaga politica italiana del governo gialloverde verso la Cina e la Russia. La Meloni, secondo i bene informati, potrebbe incarnare alla perfezione il politico di riferimento per l’amministrazione americana all’interno di una Europa da tempo divisa sopratutto in materia di politica internazionale. Lo stesso Steve Bannon, il guru della campagna elettorale trumpiana, riciclatosi come spin doctor della diffusione del sovranismo europeo, ha più volte avuto parole di grande apprezzamento per il lavoro della leader di Fdi. Le affinità dopotutto fra Fratelli d’Italia e i conservatori americani, come aveva spiegato lo stesso Fidanza in un recente intervista al Giornale, “ hanno diverse sfaccettature, in particolare riguardo il rispetto del ruolo della famiglia, dei valori tradizionali e della tutela della sovranità nazionale”. Ma non si fermano certo solo a questo ma hanno attinenza anche con importanti questioni strettamente legate alla geopolitica.  La convergenza fra amministrazione Trump e FdI,  infatti, riguarda anche la sfida al surplus commerciale tedesco, di cui da sempre anche Obama stesso fu critico, ma anche i timori nei confronti dell'avanzata cinese. Anzi, proprio sul fronte della Via della Seta, il partito di Giorgia Meloni si è sempre posto in maniera critica, in questo confermando l'asse con Nato e Stati Uniti. Un altro aspetto che sicuramente non dispiace a Trump è quello che riguarda l’atteggiamento di critica costruttiva che il partito della Meloni da sempre ha verso le istituzioni europee e la sua politica di austerity.  E non è certo una novità che Trump non abbia un gran feeling né con Macron né tantomeno con la Merkel. Ecco perché l’Italia può rappresentare una sorta di cavallo di troia all’interno della stessa comunità europea. Al di là delle pacche sulle spalle e della supposta simpatia umana verso l’attuale premier, Conte e il suo governo, infatti, agli occhi americani appaiono troppo appiattiti sulle posizioni franco tedesche. E lo sgarbo riservato al nostro governo, quando fu tenuto all’oscuro, al contrario di Francia Germania e Gran Bretagna, del raid per eliminare il generale iraniano Soleimani. La Meloni, quindi, in questo scenario potrebbe addirittura diventare il naturale riferimento della politica italiana per l’ amministrazione Trump, sopratutto se, in caso di elezioni anticipate, il centrodestra, come sembra, dovesse avere la meglio nelle urne. Insomma per la ragazza partita dal quartiere popolare della Garbatella potrebbero presto aprirsi prospettive a livello internazionale precluse a molti altri politici italiani ben più accreditati della leader di Fdi. Ma quello che contano alla fine in politica così come nella vita sono i fatti e la Meloni proprio nei fatti sta costruendo la sua statura politica, non solo a livello nazionale.

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