giovedì 26 marzo 2020

GERMANIA SORDA ANCHE DI FRONTE ALL EMERGENZA


Domani si prepara un importante Consiglio Europeo, che dovrebbe prendere decisioni fondamentali sul come intervenire per far fronte alla emergenza coronavirus e alle coneguenze che essa portera sulla economia europea. Mentre gli Stati Uniti in pochi giorni approvano senza grosse discussioni un piano di aiuti monstre da 2000 miliardi di dollari, con aiuti diretti ad imprese e famiglie, in Europa si litiga ancora sulle regole e le condizioni di accesso ai prestiti del Mes. Il nodo che non sara certo facile sciogliere è quello che riguarda la presenza o meno di condizioni per accedere al cosiddetto fondo salvastati, che in base alle prime bozze, potrebbero essere assai stringenti per chi come il nostro paese ha una situazione debitoria complessa. Molti pensano infatti che qualcuno ( Germania in testa) possa speculare sul virus per mettere il nostro paese all'angolo e sottoporlo al giogo delle stringenti regole di bilancio, come è più di quello già realizzato in Grecia dopo la crisi finanziaria del 2008. Cerchiamo allora di capire a cosa potrebbe andare incontro il nostro paese, se la linea della fermezza dovesse mai prevalere. Allo stato attuale delle cose, il mercato dei bond sovrani europei è molto frammentato: ogni stato emette i suoi titoli in base alla strategia di finanziamento pubblicata annualmente. Sarebbe invece ipotizzabile aggregare il fabbisogno di finanziamento dei singoli paesi sotto un’unica bandiera, come adesso da più parti si vorrebbe mettere in campo ? “Certo che sì” ha detto di recente Alessandro Tentori, chief investment officer di AXA IM Italia, “anzi sarebbe pure utile per aumentare la liquidità del mercato secondario, che invece di essere frammentata in decine di titoli sarebbe concentrata su una singola curva benchmark”. Perché è allora così difficile trovare un accordo sugli eurobond? Secondo molti il principale nodo da sciogliere è legato all’assenza di una unione a livello fiscale, ambito in cui “ogni ingerenza da parte di altri paesi piuttosto che di Bruxelles viene vista come un affronto, quasi si trattasse di un atto bellico”.
Inoltre ci sarebbe da risolvere la questione del risk-sharing, ossia la distribuzione dei costi nel caso di dover assistere a un default sovrano o a una ristrutturazione controllata del debito. In parole povere perché un tedesco dovrebbe accettare di mettere i propri soldi per salvare paesi meno virtuosi come il nostro per esempio. Questo aaccade perche non si è mai risolta quella che è la contraddizione di fondo di questa Europa, la cui unione mai è stata davvero realizzata se non a parole Ognuno si muove autonomamente senza che ci sia un minimo di regia o di comunione di intenti, come anche questa ultima drammatica emergenza sanitaria ha dimostrato. E se questa coesione e unità di intenti non la si riesce a trovare nemmeno in una simile situazione senza precedenti, non si capisce davvero quando è dove la si potrebbe mai trovare. Tornando al Consiglio europeo di domani, probabilmente si assisterà al solito scontro fra i paesi del nord rigoristi e quelli de sud piu accomodanti, sulle reali possibilità di emettere i famigerati eurobond per far fronte alla crisi economica incombente. Proprio il Mes potrebbe trasformarsi nel veicolo finanziario con cui emettere i nuovi “coronabond”. Fra le risorse a cui guarda il governo italiano per finanziare le risorse contro lo shock economico del coronavirus c’è l’ipotesi appunto “di usare l’emissione di eurobond da parte del Mes, senza alcuna condizionalità”, come ha affermato di recente il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, in audizione sul decreto Cura Italia.
Del resto, ha spiegato il commissario Ue agli affari economici Paolo Gentiloni, “alla crisi non si può far fronte con strumenti usati in passato, perché origini e natura di essa non vanno confuse con quelle di 10-12 anni fa”. Secondo Gentiloni i coronabond “devono essere lanciati da strutture finanziarie perché sono titoli finanziari europei. La struttura più adatta per lanciarli è il Mes”. Ma a livello di dibattito, sottolinea Gentiloni, “non ci siamo ancora, è inutile dire cose che non sono ancora nelle decisioni prese, la discussione deve andare avanti. Temo che con l’evoluzione della pandemia aumenterà anche la consapevolezza di tutti che bisogna reagire anche con strumenti finanziari”. Come dire tutto e il contrario di tutto e se a dire queste cose è un commissario all'economia, per di più italiano, la cosa dovrebbe assai preoccupare Palazzo Chigi.
Più dure e scettiche a tal proposito sono state sicuramente le opposizioni. Salvini è stato perentorio quando giorni fa ha commentato caustico “Da Bruxelles per ora solo silenzi o vaghe promesse, servono tanti tanti soldi, subito. I miliardi si trovarono per aiutare le banche tedesche o per finanziare la Turchia. Adesso che ha bisogno l’Italia non si può? “.
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, rincara la dose toccando proprio la questione spinosa del Mes: “La Germania vuole imporci il Mes. La Merkel ha appena fatto sapere che non è disposta a concedere l’accesso al Fondo ‘ammazza-Stati’ senza condizionalità, svelando il vero piano della Germania: approfittare dell’emergenza coronavirus per commissariare l’Italia, imporre il rigore tedesco alla nostra economia ed espropriare le sue aziende e i suoi asset strategici. L’emergenza Covid-19 sta mostrando a tutto il mondo il vero volto della UE a trazione tedesca. Il Governo italiano alzi la testa”. Ed è propria questa tesi della Meloni che continua a dimostrare una grande lucidità e responsabilità anche in una situazione così drammatica, che ci dovrebbe preoccupare maggiormente, perché ha una sua indiscutibile ragionevolezza. Secondo la leader di Fratelli d Italia, infatti, la Germania vorrebbe mantenere quelle condizionali per accedere ai prestiti del Mes, che metterebbero il nostro paese in una condizione di estrema difficoltà. Secondo quello che è nei piani della prima stesura del meccanismo del fondo salva stati, la richiesta di un prestito potrebbe portare all'attivazione dei cosiddetti OMT (Outright monetary transactions, in italiano “operazioni definitive monetarie”), che prevederebbero l’acquisto di Btp a breve termine (con scadenza 1-3 anni) direttamente da parte della BCE secondo sua discrezionalità sia in termini di quantità che in termini di avvio e durata delle operazioni e, naturalmente, sotto le condizioni previste per l’accesso al Mes. Questo sarebbe un preludio, che potrebbe portare in casi estremi, che alla luce delle difficoltà a cui andrà incontro la nostra economia, sono purtroppo possibili se non probabili che si verifichino, ad uno scenario da riforme lacrime e sangue, imposte a Roma dalla troika, come già accaduto in Grecia. Ma con un piccolo particolare non certo secondario e cioè che la situazione pare ad oggi forse peggiore di quella del 2008 e che il nostro paese certo non è paragonabile alla Grecia in quanto a peso economico all'interno della Unione. Quindi in un certo senso una scenario stile Grecia per l'Italia vorrebbe dire probabilmente la fine dell'Europa e dell'Euro, ma forse questo alla fine al di là della frasi di circostanza potrebbe non essere poi cosi sgradito a Berlino. C è da augurarsi però che Conte abbia l' autorevolezza e il coraggio di non sottostare ad un simile ricatto soprattutto in un momento così drammatico per il nostro paese.
@vincenketchup

Nessun commento:

Posta un commento