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domenica 4 ottobre 2020
BRASILE DIVISO FRA USA E CINA
Il presidente Jair Bolsonaro ha sicuramente un carattere forte ma piuttosto ondivago, a seconda degli umori del momento e delle circostanze. La sua campagna elettorale è stata un trionfo della politica basata sul nazionalismo e sulla rassicurazioni di usare il pugno di ferro contro criminalità e corruzione, e sul rilancio della economia nazionale contro le ingerenze degli investitori stranieri. In politica estera invece il suo intento sembrava essere quello di allineare la politica estera del Brasile alle democrazie occidentali e porre fine alla dipendenza economica dalla Cina che è cresciuta notevolmente sotto i suoi predecessori del Partito dei lavoratori di sinistra. Nella sua campagna presidenziale, Bolsonaro si è posizionato come un candidato di destra, parlando contro il "socialismo" e il "comunismo", con riferimenti puntuali al vicino Venezuela, e avvicinandosi molto al messaggio “populista” di destra del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Ma dopo un anno il tentativo di Bolsonaro di rimodulare la politica estera del Brasile verso gli Stati Uniti ha avuto un andamento assai altalenante, in parte perché i leader cinesi hanno lavorato sodo verso le loro controparti sia a Washington che a Brasilia, in parte perché gli Stati Uniti di Trump sembravano per il momento voler trascurare quello che da sempre viene definito il “giardino di casa”., e cioè il Sudamerica, di cui il Brasile rappresenta il paese più importante e ricco. Ma con l’aumentare dell’interesse della Cina per i paesi latinoamericani, Brasile in testa, gli Usa hanno cominciato a rendersi conto che avere il “grande nemico” a pochi chilomteri da casa poteva essere una situazione assai scomoda. A causa dello scoppio della pandemia COVID-19 con l'intensificarsi della concorrenza tra Stati Uniti e Cina sulle reti 5G di prossima generazione, Washington non ha potuto che guardare proprio al Brasile, cosi come ai paesi amici europei, come argine per cercare di fermare il progetto cinese di allargare a tutto il mondo la sua tecnologia avanzata 5G. Ecco allora che Trump non ha potuto che dimostrarsi assai più attento verso quello che accadeva in Brasile e negli altri paesi sudamericani, in ottica di ostacolo alla espansione cinese. Bolsonaro da parte sua non ha potuto che guardare con interesse a questo rinnovato interesse degli Usa verso il suo paese, dopo che anche la stessa amministrazione Obama nei suoi otto anni di presidenza aveva adottato una politica non piuttosto contraddittoria verso il Sudamerica, attenta alle grandi questione di principio, ma con una certa indifferenza verso i modi e le politiche interne ai singoli paesi. Al di là di quello che la maggior parte pensa, anche a Washington molti pensano che la politica estera dell’amministrazione sia stata assi deficitaria su più fronte, non ultimo proprio quello sudamericano. Ecco allora che questo atteggiamento ha permesso che la perdurante influenza della Cina in Brasile e in altri paesi della zona sia andata sempre crescendo. E questo adesso rischia di rappresentare un ostacolo non certo facile da superare nei nuovi rapporti fra Brasile e Usa. Dopo aver realizzato che rischiava di perdere il suo principale partner commerciale in America Latina, Pechino ha cercato nuove opportunità per influenzare i responsabili politici nel governo di Bolsonaro. L'obiettivo della Cina era quello di respingere le posizioni filo-americane sostenute dal Ministero degli Affari Esteri brasiliano e da diversi consiglieri presidenziali brasiliani. Approfittando del recente assenteismo degli Stati Uniti, la strategia di Pechino ha coinvolto la mappatura meticolosa delle esigenze finanziarie e infrastrutturali dei paesi latinoamericani, per investire e svilupparsi laddove i risultati sarebbero stati percepiti immediatamente. In Brasile, questo ha significato costruire partnership con il Ministero delle Infrastrutture per finanziare i progetti di sviluppo economico tanto necessari e lavorare con il Ministero dell'Agricoltura per promuovere il commercio di prodotti alimentari, una priorità importante per la base rurale di sostenitori di Bolsonaro. Soprattutto, Pechino ha cercato di comprendere il processo decisionale attorno al presidente per spingere Huawei, il gigante tecnologico cinese, a diventare uno dei principali contendenti per il processo di offerta 5G del Brasile. Ma questo ha chiaramente provocato la pronta reazione degli Usa, che hanno minacciato pesanti ritorsioni se il Brasile aprirà al colosso delle telecomunicazione cinese. Ecco allora che sul gigante brasiliano potrebbe presto scatenarsi un nuovo importante fronte di attrito fra Cina e Usa, che potrebbe accentuarsi nel caso Trump fosse rieletto, anche se probabilmente i suoi toni contro Cina dovrebbero probabilmente abbassarsi. La strategia della Cina, infatti, ha già portato ad alcuni importanti miglioramenti nelle sue relazioni con il Brasile. In primo luogo, il viaggio ufficiale del presidente brasiliano in Cina, nell'ottobre 2019, è riuscito ad appianare alcune delle sue precedenti dichiarazioni contro la Cina. Ha anche detto che non pensava che la Cina fosse un paese comunista e che Cina e Brasile erano "nati per camminare insieme". Ha anche affermato la sua intenzione di sviluppare e rafforzare l’amicizia fra i due paesi ( anche per espandere le sue esportazioni agricole verso l’immenso paese del dragone). La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, che ha portato a nuovi dazi cinesi sulle principali importazioni americane, come la soia, ha dato ai produttori brasiliani l'opportunità di rivendicare una quota importante di mercato cinese e questo sicuramente ha a sua volta provocato un forte risentimento da parte di una importante base elettorale di Trump che è quella degli agricoltori del Midwest americano. L'emergere del nuovo coronavirus in Cina lo scorso dicembre, tuttavia, ha complicato non poco la strategia di Pechino. A marzo, i rapporti diplomatici si sono inaspriti ulteriormente, quando il figlio di Bolsonaro, Eduardo, un parlamentare che rappresenta un distretto di San Paolo, ha incolpato il Partito Comunista Cinese per la diffusione del COVID-19. Le osservazioni hanno suscitato una feroce replica da Yang Wanming, ambasciatore della Cina in Brasile, che ha chiesto scuse immediate per il "malvagio insulto". Nonostante il precedente impegno di Pechino, molti alti funzionari di Brasilia continuano ancora a cercare valide alternative per ridurre la grande dipendenza economica del Brasile dalla Cina. Un modo per farlo, forse il più facile ed immediato è proprio attraverso un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, che incentiverebbe l'industria brasiliana a diversificare la sua produzione e diventare meno dipendente dall' agrobusiness come principale fonte di esportazioni. Ma la strada da percorrere non è certo semplice con una amministrazione come quella trumpiana che fa dell’Anerica First” il suo principale slogan. Al posto di un accordo globale, il Brasile è stato in grado di assicurarsi alcune vittorie limitate, tra cui un rinnovato accesso al mercato americano per le sue esportazioni di carne bovina, che era stato interrotto dal 2017 per problemi di sicurezza alimentare. Una raffica di iniziative diplomatiche tra Brasile e Stati Uniti ha visto un discreto successo. I due paesi hanno firmato accordi sull'uso congiunto della base di lancio satellitare di Alcantara in Brasile e gli Stati Uniti hanno approvato l'offerta del Brasile di aderire all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Hanno anche lavorato a stretto contatto sulle sfide geopolitiche nella regione, principalmente la crisi umanitaria in Venezuela e la campagna di pressione guidata dagli Stati Uniti contro il regime del presidente Nicolas Maduro. Sotto Bolsonaro, anche il Brasile ha cercato di attirare gli investimenti statunitensi. Si dice che AT&T sia interessata all'acquisizione di una società di telecomunicazioni brasiliana, Oi, che posizionerebbe anche gli Stati Uniti per competere con Huawei per le reti 5G nel più grande mercato del Sud America. Mentre Huawei ha compiuto sforzi concertati per ottenere l'approvazione normativa per i progetti 5G in Brasile, le affermazioni dell'amministrazione Trump che la società è una grave minaccia per la sicurezza nazionale mettono in pausa i funzionari brasiliani, così come le recenti mosse degli Stati Uniti per imporre sanzioni ai fornitori di Huawei. Ora, a più di un anno e mezzo dall'inizio del suo mandato, e dopo una visita di successo negli Stati Uniti a marzo, Bolsonaro ha davanti a sé alcune decisioni importanti, che potranno modificare radicalmente i rapporti fra il suo paese e le due grandi potenze. La scelta certo non si presenta facile e il fatto che il Brasile stia assumendo un atteggiamento attendista, in netto contrasto con le dure dichiarazioni iniziali da parte del presidente Bolsonaro, non appena eletto, rappresentano bene l’importanza e la delicatezza della posta in gioco. Per il prossimo futuro, e non importa tanto chi vincerà le elezioni presidenziali statunitensi a novembre, il Brasile rischia, infatti, di continuare a trovarsi bloccato nel mezzo di uno scontro tra potenze globali in competizione su questioni che riguardano molto da vicino il grande paese latinoamericano. Ciò che resta da vedere è se Bolsonaro sarà costretto a scegliere tra una relazione strategica più stretta con gli Stati Uniti o solidi legami commerciali con la Cina, o se ha imparato abbastanza sull’arte della diplomazia, come le ultime mosse fanno presagire, per avere entrambe le cose.
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