mercoledì 17 ottobre 2018

Cina : Il nuovo colonizzatore mondiale



Mentre in Europa si discute di qualche decimo di deficit e in America Trump isola gli Usa dal resto del mondo, forte della sua economia in perenne crescita da quasi un decennio, qualcuno invece sembra impegnato a “conquistare” il resto del mondo. Stiamo parlando del grande dragone cinese, vero motore della crescita mondiale. Negli anni subito successivi alla grande crisi finanziaria, la Cina, infatti, ha cominciato a mettere le basi per la conquista delle grandissimi risorse naturali dell’ África. Intere regioni dello sterminato continente nero sono state messe sotto il controllo cinese. Città intere sono state costruite dal nulla, pronte sorse ad accogliere probabilmente la popolazione in esubero della madrepatria.  Poi ha rivolto il suo sguardo interessato al Sudamerica. Cile, Peru, Colombia, ma sopratutto Argentina e  Brasile, che hanno trovato nella Cina un importante finanziatore delle loro economie in serie difficoltà . Ora tutto questo dopo l annuncio in pompa magna del grande piano di investimenti infrastrutturali da 60 miliardi di dollari, da realizzare in Africa, forse consapevole del fatto che gli Usa non avranno nulla da eccepire a questa sorta di neocolonialismo in salsa cinese, il piano di espansione pare diventato palese. Questo deve far riflettere tutti noi e immaginare come ormai il mondo si stia spostando sempre più verso il medio e sopratutto l ‘estremo oriente. Ad oggi la Cina è già’  il partner commerciale principale di Brasile, Argentina, Cile e Perù. Con un piano di investimenti e prestiti miliardari la Cina ha posto le basi per occuparsi  dell’enorme sviluppo infrastrutturale necessitato da Brasile, Argentina e Messico, le tre principali economie della regione, nonché membri effettivi del consesso del G20. Per quanto riguarda l Africa, invece, la Cina spenderà, tra prestiti, linee di credito, fondi speciali, sgravi fiscali e progetti infrastrutturali, altri 60 miliardi di dollari per l’Africa. L’annuncio è arrivato lunedì dal presidente della Repubblica Popolare, Xi Jinping, nella Grande Sala del Popolo di Pechino, di fronte a 50 capi di stato dei paesi africani, nel corso del terzo Forum on China-Africa Cooperation. Dei 60 miliardi promessi da Xi, 20 miliardi sono in linee di credito, 15 in aiuti e prestiti a interessi zero, 10 in fondi per lo sviluppo, 10 per project financing e 5 per facilitare le importazioni in Africa.Solo nel 2017, ha calcolato l’economista Jeremy Stevens della Standard Bank Group di Pechino, i contratti cinesi in Africa sono valsi 76,5 miliardi di dollari. Ma tutti questi ovviamente determina enormi ritorno per la Cina Questo debito acquisito dalla Cina, infatti, genera enormi affari per le aziende cinesi, in particolare le imprese di costruzione che hanno trasformato l’intera Africa in un cantiere per rotaie, strade, dighe, stadi, edifici commerciali e così via. Inoltre come si sa la Cina è il più grande importatore di “commodities” al mondo (soprattutto metalli, rame cobalto, alluminio, ferro): circa l’80% delle forniture mondiali va a finire in Cina dove anche il consumo di petrolio è cresciuto del 3500% dal 2007 ad oggi! La popolazione cinese è triplicata dal 1970 ad oggi, passando da 450 milioni di abitanti a quasi 1,3 miliardi. Per queste ragioni il governo cinese ha lanciato il programma politico “Una sola Cina in Africa”, una specie di lotteria nazionale che permetterà a molti di lasciare il paese e stabilirsi nel continente “satellite”. I grandi investimenti cinesi insomma stanno lasciando lentamente gli Stato Uniti per rivolgersi a paesi cosiddetti emergenti che permettono in prospettiva maggiori ritorni.  Alberto Forchielli, managing partner del Fondo Mandarin, primo fondo di private equity ad aver ottenuto capitale in gestione dal governo cinese, con un po’ di cinico realismo dice che “Gli USA bombardano e si fanno molti nemici. I cinesi non bombardano, comprano e spendono di meno».. Sono più di dieci anni che sentiamo parlare del prossimo dominio cinese, tutto ciò fa apparire la cosa sempre più concreta. Anche perché quello che cambia quando si parla di investimenti fra i due giganti del mondo e’ sopratutto l approccio.Molti fondi di venture capital cinesi, infatti, sono finanziati anche dal governo di Pechino. Il focus è ad oggi l’intelligenza artificiale e il potenziale controllo del settore dei semiconduttori, che usiamo nella quasi totalità dei prodotti tecnologici di tutti i giorni. In virtù dell’approccio geopolitico al mondo dei venture capital, alcuni investitori cinesi sono convinti che USA e Cina si spartiranno i mercati tecnologici di tutto il mondo. La principale differenza sta meramente nel modo per ottenere questo controllo. Gli americani cercheranno di creare il prodotto migliore per convincere il mondo a usarlo, i cinesi tenteranno di acquisire un partner locale di ogni paese per poter competere con gli americani. Una dimostrazione di come si sviluppa tale battaglia di approcci è la situazione che si è sviluppata tra Uber contro Grab nel sud-est asiatico o contro Ola in India. Un altro esempio è l’investimento di 5 miliardi di dollari da parte di Amazon per poter dominare il mercato indiano, contrastato da investimenti miliardari da parte dei cinesi nell’e-commerce indiano Flipkart. Ma molti esempi sono anche quelli registrati in  Sudamerica, una terra ancora per certi versi “vergine” e vogliosa di investimenti e innovazione. Tutte cose che la Cina può offrire in grandi quantità. Gli investimenti cinesi di venture capital in Sudamerica hanno raggiunto nel 2017 la cifra record di 1 miliardo di dollari. I cinesi conquistano le grandi aziende del Sudamerica come la Uber cinese Didi Chuxing che ha acquistato per 600 milioni la 99 la principale app rivale di Uber in Brasile. In conclusione si può tranquillamente dire che mentre gli Usa hanno provato per decenni con la forza militare a controllare il mondo, la Cina in molto meno tempo e senza muovere un dito, potrebbe presto riuscire in questo intento.


vcaccioppoli@gmail.com

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