sabato 21 settembre 2019
SOVRANIISMII ED EGOISMI DELLA POLITICA
La ultima mossa per alcuni azzardata, per altri ampiamente prevista ed annunciata, di Matteo Renzi di abbandonare il partito democratico per fondare un suo movimento, fa tornare alla ribalta quello che nella politica moderna sembra stia diventando un modus operandi sempre più diffuso. Esiste una contrapposizione sempre più marcata fra i cosidetti sovranisti, come Salvini, Orban, Abascal e gli egoismi di chi come Sanchez, Renzi e Macron pensa di contrastarli mettendosi al di fuori di quelle che sono le normali legge della dialettica dei partiti tradizionali. Ognuno si autoproclama il paladino della libertà contro il pericolo dell’autoritarismo dei sovranisti ( senza contare che proprio loro con questo atteggiamento sono i primi ad essere autoritari). E’ il trionfo del personalismo, che in Italia esra stato inauigurato da Silvio Berlusconi venti anni fa, dopo la triste vicenda di Mani pulite. Ma adesso questo vento di individualismo all’estrema potenza sembra soffiare forte in tutta Europa e non solo.Ha cominciato, infatti, il francese Macron che dopo la sua esperienza governativa all’interno dello scialbo esecutivo di Hollande, decise di fare tutto da solo, fondando il suo partito en Marche, che fu protagonista di un clamoros successo elettorale. Poi è stata la volta di Sanchez, che pur rimanendo all’interno del suo partito ( che da sempre lo sopporta a fatica, un po' come acaduto, occorre dirlo con il pd e Renzi in casa nostra ) ha scelto la via “autarchica” e personalistica, nel momento in cui ha dovuto per mancanza di maggioranza provare accordi con altre forze politiche spagnole. Il risultato è stato che la Spagna andrà al voto per la quarta volta in qauttro anni. Infine eccoci al nostro Renzi, da sempre considerato un po' come un corpo estraneo dall’establishment del Pd, ha deciso, dopo aver spinto per la formazione del nuovo governo, di fare tutto da solo e provare a vedere che effetto che fa. Il protagonismo nella politica è sempre stato presente, anche in governanti certo più illuminati di questi, ma sempre mantenendo ben ferni il rigore e l’appartenenza a dei valori condivisi, che ora invece si sono diluiti nella sterile bagarre politica strillata e sterile di questi ultimi anni. Sarà il futuro a dirci che ne sarà di questa nuova creatura di Renzi, ma certo è che questa nuova attitudine dei politici sembra alle volte andare contro quello che è il fine ultimo della politica stessa e cioè occuparsi del bene comune. Il bisogno di creare a tutti i costi un nemico, che sia Salvini in Italia, o Rivera in Spagna, o i gillet gialli in Francia, sembra essere l’unico motore che spinge questi politici, che accecati dal loro egoismo pensano di essere i soli ad avere la soluzione a portata di mano. I partiti tradizionali si dice da molto tempo sono in crisi un po' in tutto il mondo. Le ideologie si sono affievolite, i problemi sono transanazionali e le scelte poltiche sono dievntate più condivise e forse meno autonome. Come non ricordare a tal propoisto la clamorosa vittoria di Trump in America, che ha vinto prima di tutto proprio contro lo scetticismo del suo partito, che da anni ormai è incapace di presentare un candidato all’altezza. Ma anche la stessa vicenda della Brexit dimostra come a gestirla siano stati chiamati personaggi o totalmente grigi come la May o appunto ultranarcisisti come Borsi Jhonson, che per non essere disturbato nel suo lavoro di rompere con la Ue, è arrivato addirittura a chiudere il parlamento. Per non dire della Spagna dove la incoerenza e l’incosistenza di Sanchez sta divantando ormai un problema nazionale. Ecco allora che in questo quadro di grigiore l’egocentrismo sembra essersi impadronito di una politica che manca di leader veri e carismatici, e chi magari ha la fortuna di emergere, spesso non per meriti suoi, pensa di poter coprire questo vuoto con la loro personalità narcisitica. Ma essere un leader non vuol dire affermare con la “forza” della propria persona il potere e l’autorevolezza, ma dimostarlo nei fatti e nelle opere. Altrimenti la politica si riduce ad una battaglia fra chi la spara più grossa o fra chi ha la capacità di smarcarsi in qualche modo, non tanto dalle regole democratiche sia chiaro, ma sicuramente dalle regole della correttezza, del rispetto deiu ruoli e della coerenza. Già la coerenza, forse proprio la qualità che sembra maggiormente mancare ai personaggi sopracitati.
domenica 8 settembre 2019
SALVINI NUOVO BERSAGLIO DELL ODIO
Mentre ormai Silvio Berlusconi, icona degli “haters” per un ventennio, è costretto a fare ormai la comparsa nel “teatrino” della politica, sempre più ai margini dei palazzi del potere, la macchina dell'odio si e rimessa in marcia trovando in Salvini un nuovo facile bersaglio.
Non passa giorno ed occasione in cui i professionisti dell'odio non sfoghino le loro repressioni contro il nuovo target. La crisi e la conseguente fase di appannamento dell'ex ministro ha ridato fiato alle trombe di chi non può fare a meno di odiare il “diverso”. La diffusione dei social poi non ha fatto altro che dare un nuovo megafono per questi loschi figuri. Il politico da sempre deve affrontare il giudizio della gente per il suo operato, ma è indubbio che sia Berlusconi prima che Salvini oggi stiano pagando un carico eccessivo e spropositato di critiche, usando un eufemismo, per le loro azioni politiche. Per quanto attiene all’ex cavaliere, però, paradossalmente la sua forza politica si nutriva anche di questo. Silvio era vituperato ed odiato ma anche per questo riceveva parte dei consensi dalla cosiddetta maggioranza silenziosa. Proprio la sua centralità nel rappresentare il bersaglio di tanto livore e di conseguenza di tanto amore da parte dei suoi sostenitori, ha contribuito a farne uno dei premier più longevi della nostra storia repubblicana. E’ risaputo, infatti, che il popolo italiano da sempre ha bisogno del conflitto interiore, della guerra fra guelfi e ghibellini, di quel perenne contrasto manicheo che provoca lacerazioni tra due fazioni contrapposte. Questo da sempre è stato un limite ma anche una risorsa, se vogliamo,di questa malata democrazia che governa da decenni il nostro paese. Odio e amore come si dice sono due facce della stessa medaglia. Gli orientali dicono saggiamente che l’odio in fondo è una forma d’amore, non si odia mai chi ci è del tutto indifferente. Per questo l’antagonista dell’amore non è l’odio ma l’indifferenza. Questa si che rappresenta la vera fine di un politico. Il politico, infatti, vive di emozioni di sensazioni e chiaramente di sentimenti, che per forza di cose devono essere anche viscerali e contrapposti. E’ la leggenda dello yin e dello yang, secondo cui qualunque cosa ha un suo opposto, non assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang; essa contiene il seme per il proprio opposto. Salvini, adesso è nella situazione in cui fino a pochi mesi si trovava Berlusconi, diventando in poco tempo il simbolo del male assoluto, ma nello stesso tempo può diventarlo anche del suo opposto. Gli eccessi in politica non sempre sono un male, anzi in Italia, nella seconda repubblica almeno, forse è proprio la ricerca dell’antitesi e della contrapposizione che alimenta e genera consenso. Piaccia o no è quello che abbiamo visto capitare con Berlusconi prima,ma anche con Renzi dopo e con Salvini adesso. L’ex ministro degli Interni si trova nella posizione dell’animale ferito all'angolo e i pavidi e vigliacchi, come sempre accade, annusano il sangue ed hanno gioco facile ad azzannarlo. Cosa generi tutto questo odio è forse più materia per psicoterapeuti che per commentatori politici. Ma certo è che guardando a quello accaduto con Berlusconi, che come la fenice pareva ogni volta rinascere dalle macerie, così Salvini, paradossalmente, potrebbe avere da tutto questa esplosione di acredine contro di lui un'ancora a cui aggrapparsi per ripartire più forte di prima. Certo il leader leghista non ha la potenza di fuoco dei media amici e le grandi risorse finanziarie che erano nelle disponibilità dell'ex cavaliere, ma sicuramente ha forza tenacia e coraggio uguali se non superiori. La scaltrezza e l'esperienza politica del leader della Lega sicuramente avranno gioco facile nell'approfittare del minimo errore del nuovo governo, alla faccia dei tanti che sperano nella sua fine politica prematura ( qualcuno, in un delirio di protagonismo, addirittura è andato oltre auspicando un suo prossimo gesto estremo). E allora probabilmente tutto questo odio in buona parte si trasformerà in rinnovato amore. Un errore, infatti, che spesso si dimostra letale in politica come nello sport , è quello di sottovalutare un' avversario in difficoltà. Perché non c'è nulla di più pericoloso di un fiero avversario ferito nel fisico o nell’orgoglio. Le sue forze solitamente raddoppiano per superare non solo l'avversario ma anche i propri limiti e le proprie insicurezze. Quindi finché potete voi “haters“di professione date libero sfogo alle contumelia e alle offese perché come dice quel famoso detto ride bene chi ride per ultimo.
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