La plastic tax rischia di
entrare prepotentemente anche nella prossima campagna elettorale in
Emilia Romagna. Il grido di allarme è arrivato dal governatore
uscente del Pd, Bonancini:“In
Emilia-Romagna il piano regionale plastic free lo stiamo condividendo
anche con le imprese del settore, studiando meccanismi di
compensazione e incentivi che non danneggino il comparto, per una
svolta ecologica assolutamente necessaria, ma che non deve colpire
imprese e lavoro; la stessa logica di gioco di squadra dovrebbe
essere adottata a livello nazionale” ha detto il governatore,
sottolineando come proprio la regione emiliana sarebbe quella
maggiormente a livello produttivo da una tassa, che pare sempre più
come il classico autogol della sinistra. Basta infatti dare uno
sguardo ai numeri del comparto produttivo per capire come questa
tassa porterebbe maggiori danni rispetto ai benefici ipotetici a
livello ambientale. Il settore, infatti, comprende nel nostro paese
circa 11.000 imprese, che rappresentano un fatturato di 30 miliardi
di euro. Di queste ben 5.000 sono quelle attive nella prima
trasformazione, Nel corso del 2018 sono stati trasformati circa 5,8
milioni di tonnellate di resine termoplastiche ai quali si aggiungono
circa 1 milione di plastiche riciclate provenienti dal riciclo, in
cui il nostro paese è ai primi posti in Europa. Gli occupati infine
sono oltre 30.000 in tutto il paese. Ecco allora che mettere una
tassa sulla plastica non può che non influire sia sulle aziende e
sia sui consumatori in maniera sicuramente piu pesante rispetto ai
benefici che si avrebbero dal punto di vista delle entrate statali.
Se il tanto rinnovamento verde promesso dal neo ministro
dell’Economia di concerto con il ministro dell’ambiente Costa
comincia da qui, esistono seri motivi di preoccupazione.
L’Osservatorio
Nazionale Federconsumatori ha calcolato che, se come è facilmente
ipotizzabile verrà scaricata in larga parte sui prezzi finali dei
prodotti con imballaggi
in plastica,
ogni famiglia dovrà far fronte ad una maggiorazione della spesa di
138,77 Euro annui. Ma chiaramente questa tassa non andrà a colpire
solo i consumatori ma anche i produttori come lamenta confindustria:
“La misura non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non
i comportamenti, e rappresenta unicamente un’imposizione diretta a
recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori,
lavoratori e imprese. Le imprese già oggi pagano il contributo
ambientale Conai per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in
plastica per 450 milioni di euro all’anno, 350 dei quali vengono
versati ai Comuni per garantire la raccolta differenziata”, afferma
la confederazione degli industriali, secondo cui questa tassa sarebbe
“una sorta di doppia imposizione e – come tale – sarebbe
ingiustificata sia sotto il profilo ambientale che economico e
sociale”. Insomma un gran pasticcio all’italiana. Non si può
definire in altro modo mascherare tassa che porta gettito in maniera
diretta, semplice ed immediata, per un contributo ambientale quando
già esso esiste. Inoltre la nostra industria eccelle in quanto a
sviluppo di nuove plastiche biodegradabili e di riciclo, che da sole
contribuiscono a creare una nicchia di eccellenza produttiva, come fa
notare il presidente di Federchimica Lamberti, quando afferma che “
l’industria chimica in Italia, negli ultimi 10 anni, ha aumentato
del 70% la quota di personale dedicato alla ricerca". Secondo
gli esperti quindi sembra davvero non capirsi la ratio di una tassa
iniqua e miope, che rischia anzi di andare oltretutto nella direzione
esattamente opposta a
quella annunciata, perché si indebolisce le imprese, si aumentano i
costi per i consumatori e non si incide positivamente
sui comportamenti, mettendo invece a rischio la possibilità di
trovare soluzioni serie, efficaci e sostenibili a livello ambientale.
Un’altra conseguenza del tributo infatti è che come detto,
colpirebbe anche gli imballaggi realizzati con materiale riciclato
andando a penalizzare gli enormi sforzi che le imprese stanno
compiendo per la completa transizione verso l’economia circolare,
sottraendo inoltre importanti risorse per gli investimenti in
sostenibilità ambientale. Quindi sarebbe il caso di dire oltre al
danno la beffa. Senza contare che già la comunità economica europea
ha messo la bando la plastica monouso dal 2021. Quindi si tratterebbe
di una tassa anche di breve respiro e perciò con una ridotta
incidenza sul bilancio statale. Ma allora perché è stato fatto?
Qualcuno ben informato dalle parti del governo, ha avanzato una
ipotesi stravagante e forse un po' azzardata, ma che in questa
politica un po' irrazionale potrebbe anche avere un senso. La plastic
tax colpendo un comparto che è molto forte proprio in Emilia
Romagna, potrebbe servire come grimaldello da utilizzare alla vigilia
del voto ( non a caso la tassa dovrebbe partire da Giugna 2020). Un
eventuale ripensamento sulla legge proprio in prossimità della
competizione elettorale, infatti, potrebbe dare un impulso alla
campagna elettorale del centrosinistra, che spiazzerebbe la
opposizione e darebbe nuovo vigore alla azione del governo locale
uscente a guida Pd, che potrebbe prendersi il merito di avere fatto
cambiare idea al Governo. Ma questo oltre che assai scorretto
moralmente, potrebbe anche rivoltarsi contro chi avrebbe avuto
l’ardire di utilizzare la leva fiscale a meri fini elettorali.
Certo qualcuno sicuramente potrà dire che si tratti di
fantapolitica, ma qualcuno solo due mesi non avrebbe definito
fantapolitica la nascita di un governo formato da una alleanza fra Pd
e cinquestelle.
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