giovedì 3 gennaio 2019

Le affinità elettive



La grande affermazione di Vox in Andalusia domenica scorsa con la conseguente grande sconfitta dei socialisti e del loro premer Sánchez, pone di fronte interpretazioni che sono molto simili anche se forse contrapposte alla parabola di Renzi in Italia. La prima ovvia analogia che troviamo fra il professore di economia spagnolo e Renzi è sicuramente quella che ambedue sono arrivati al governo del paese senza passare dal voto popolare, ma solo grazie a circostanze fortuite. Sanchez, infatti, la cui carriera politica è costellata da sconfitte elettorali e ripescaggi, è arrivato a diventare leader dei socialisti, grazie al voto delle primarie, malgrado avesse tutta la nomenclatura del partito contro. Stesso discorso si può fare per Renzi, osteggiato dai grandi vecchi del partito, che lui voleva “rottamare”, anche se lui partiva dal ruolo di sindaco e non da quello di semplice consigliere di Madrid come lo spagnolo. Ambedue hanno perciò preso il governo del paese solo perché erano al posto giusto al momento giusto, anche se Renzi ha fatto cadere un governo “amico”, mentre almeno lo spagnolo ha approfittato della debacle del suo avversario politico Rajoy. Ambedue hanno subito una sconfitta alle elezioni molto pesante, la cui colpa è ricaduta quasi totalmente sulle loro spalle. Uno si è dimesso, il secondo sta seriamente pensando di farlo. Ambedue sono stato incolpati di essere uno,Renzi, troppo poco di sinistra e lo spagnolo invece troppo legato alla sinistra estrema. Ambedue hanno dovuto confrontarsi con sentimenti antitetici all interno del loro stesso partito, c’è chi li ama e c’è chi non li sopporta. Ambedue hanno cercato subito una sponda sicura nella Merkel, anche a danno del proprio consenso in patria ,visto come la premier tedesca sia vista come il vero leader di una politica europea che non piace a nessuno. Tutti e due poi anche a causa di ciò hanno pagato la loro politica verso l ‘ immigrazione, considerata troppo morbida dalla maggioranza dei propri cittadini. Il conflitto interno è sicuramente la caratteristica che ha inseguito il loro percorso politico , forse proprio perché senza la forza del passaggio elettorale, sono visti alla stregua di usurpatori, non appena le cose non vanno per il verso giusto. Per questo motivo tutti e due hanno perso velocemente il consenso che all’ inizio avevano acquisito. La parabola discendente di questi due uomini della sinistra così diversi negli atteggiamenti, ma allo stesso tempo così simili nel loro percorso politico, rappresenta forse meglio di tante colte dissertazioni, la crisi profonda in cui versa la sinistra in tutta Europa. Se infatti due personalità così differenti nella personalità e nel modo di intendere il potere, che hanno interpretato la sinistra in maniera quasi opposta, vengono severamente puniti alle elezioni, vuol veramente dire che la crisi di identità della sinistra è davvero profonda. Le prossime elezioni europee saranno un crocevia fondamentale per certificare o meno questo fatto. La destra parte sicuramente da in posizione di vantaggio, dopo le ultime tornate elettorali, che hanno dimostrato come il consenso per loro sia crescente in tutti i paesi dell’ Unione. Inoltre essi possono vantare un possibile leader, proprio nel nostro Salvini, che sembra molto più carismatico e preparato di altri per guidare questo cambiamento. Dall’ altra parte dello schieramento invece appare una accozzaglia di partiti, i cui esponenti di spicco devono affrontare pesanti crisi di consenso in patria quindi senza avere la capacità di poter certo assumere un ruolo di rilievo in Europa, ma sopratutto senza una identità precisa, che in politica si sa è difetto che quasi sempre gli elettori mal digeriscono.

vcaccioppoli@gmail.com


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