martedì 28 aprile 2020

CONTE GOVERNA CON IL FAVORE DELLE TENEBRE

“Il governo non lavora col favore delle tenebre, ma alla luce del sole” con queste dure parole il premier Conte aveva, durante una dei  suoi discorsi alla nazione, attaccato Salvini e la Meloni che, a suo dire, lo criticavano per il suo operato, tra le altre cose nel pieno rispetto del ruolo che gli appartiene in qualità di opposizione. Ma la lunga trafila di DPCM e le sue conferenze stampa senza contradditorio sempre nelle ore serali forse raccontano un'altra storia. Questo Governo in realtà sta forse uscendo proprio  dalla luce del sole ( o dei riflettori ) per riuscire a governare questa gravissima crisi. La stessa scelta di fare visita, dopo due mesi, a Brescia e Bergamo, due delle città più colpite da questa pandemia proprio di notte, senza voler entrare nel merito della agenda del presidente sicuramente ancora piu fitta del solito in queste convulse giornate di epidemia, sicuramente da una impressione, figurata quanta si vuole, non proprio tranquillizzante a cittadini che da quasi due mesi sono diligentemente chiusi in casa, come imposto dal comitato tecnico scientifico. Certo la posizione del premier è sicuramente poco invidiabile in un momento cosi difficile ma l'impressione che se ne ricava anche dall'ultimo discorso di domenica è che il governo forse non decide col favore delle tenebre, ma nelle tenebre sembra comunque esserci sprofondato. Troppe task force, troppi decreti scritti di fretta e sulla spinta forse di troppe voci, che messe insieme fanno solo rumore ma non portano chiarezza e decisionismo. In nome della tutela della salute dei cittadini, che è sacrosanta ci mancherebbe, si sta perdendo però forse il compito fondamentale  di un governo e del suo presidente. che ne è poi la sua stessa ragion d'essere. E cioè quello di assumersi l'onere e la responsabilità di prendere decisioni, che siano chiare, definitive e possibilmente sagge. Nulla di tutto ciò sta accadendo. La confusione regna sovrana e il cosi tanto decantato modello Italia, che nei primi giorni della crisi veniva portato ad esempio, adesso rischia seriamente di diventare il modello da non seguire, a vedere quello che sta accadendo negli altri principali paesi europei, dove la fase 2 è gia iniziata o comunuqe pianificata in modo sicuramente più chiaro. Qui da noi dopo due mesi, ancora si fanno distinzioni sulle riaperture, che in una situazione del genere possono portare davvero alla desertificazione economica di moltissime attività del nostro paese. E allora le tante discussioni sugli aiuti dall'europa, anche quando si arrivasse ad una loro definizione e al raggiungimento dei tanti attesi soldi, diventaranno purtroppo solo discussioni accademiche. Ma la colpa non è certo dei tecnici che per loro natura devono appunto consigliare e non decidere. Il governo,dopo aver ascoltato tutti i pareri, è quello che deve poi assumersi la responsabilità di prendere le decisioni. La sensazione invece è quella di un governo indeciso su quasi tutto e che non ha ancora in mente su quali basi dovrà ripartire un paese ormai allo stremo. Ogni settimana di chiusura costa al paese 10 miliardi di euro, e decidere di aprire gran parte delle attività commerciali il 1 Giugno vuol dire decretare la morte quasi certa di un 50% delle stesse. Per non parlare della scuola, abbandonata completamente dal Governo, che pare ormai orientato a decretare la sua riapertura a Settembre, con tutto quello che esso comporta per i ragazzi ma anche per i genitori, che devono preoccuparsi di dove e come accudirli, nel caso e quando saranno di nuovo in grado di tornare a lavorare. Eppure anche alcuni virologi, citiamo fra  i tanti il professor Giulio Tarro o il direttore di malattie infettive dell ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti, sembrano propendere per una direzione che porti verso una riapertura che sia il più ampio possibile, con tutte le cautele che il caso comporta, In particolare l'infettivologo genovese ieri ha espressamente detto “ Il governo ha osato poco. Mi aspettavo una ripartenza piu decisa. Basti guardare a quello che sta accadendo nella vicina Francia. “ Certo si tratta di pareri di tecnici , illustri quanto si vuole ma sempre tecnici. Ed ecco allora che si torna al punto focale della vcicenda , che è quello che se si prendono decisioni politiche troppo orientate sul parere dei vari comitati tecnico scinetifici, si rischia un vero e proprio corto circuito della catena di comando. A meno che non si voglia fare, come spesso accaduto nella storia repubblicana di questo paese, quando in particolari circostanze la classe politica dimostrava di non essere in grado o non di non voler assumersi resposnabilità gravose in situazioni emergenziali, si affidava il governo appunto ai tecnici, come per esempio nel 2011 con l'esecutivo Monti. Però almeno in questi casi era tutto limpido e chiaro fino dall'inzio. In altre parole alla luce del sole, qui invece pare proprio che la cosa sia fatta se non con “il favore delle tenebre”, sicuramente in chiaroscuro

sabato 25 aprile 2020

UE RICATTATA DALLA CINA MODIFICA SUO RAPPORTO DISINFORMAZIONE COVID19?

L'Unione europea avrebbe attenuato parte di un rapporto sulla disinformazione effettuata  dallo stato cinese in riferimento alla diffusione della pandemia Covid-19, perché temeva che Pechino si sarebbe vendicato, trattenendo forniture mediche.
La versione iniziale del rapporto, vista dal quotidiano cinese  South China Morning Post, descriveva quella attuata dal governo cinese come una "campagna di disinformazione globale" per deviare la colpa dello scoppio dell'epidemia di coronavirus usando "tattiche sia palesi che segrete".
Ma secondo fonti diplomatiche europee ben informate, sembrerebbe che questa sezione sarebbe stata rimossa, dopo l'intervento di Pechino, avvertendo i diplomatici dell'UE con sede in Cina che avrebbero avuto ripercussioni non specificate.. I diplomatici europei erano preoccupati che questo avrebbe "messo a dura prova" le relazioni e avrebbe reso "più difficile ottenere forniture mediche" che sono disperatamente necessarie nella lotta europea contro Covid-19,. Il rapporto in questione era un aggiornamento periodico, prodotto dal gruppo di disinformazione dell'UE, che è incorporato nell'unità diplomatica del blocco, il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE). Questa serie di eventi evidenzia sia la preoccupazione della Cina, per il modo in cui viene vista la sua gestione della pandemia all'estero, sia la sua capacità di influenzare i governi stranieri - anche quelli potenti come l'UE - a causa del suo status di grande esportatore chiave di prodotti strategici. Il team è stato originariamente istituito per monitorare la sospetta disinformazione e propaganda russa, ma l'anno scorso ha ampliato le sue competenze in Cina.
Recentemente ha contribuito a contrastare la propaganda cinese, mettendo in evidenza il ruolo del Paese nel fornire forniture mediche ad alcuni dei paesi più colpiti come l'Italia e la Spagna.  Bruxelles ha risposto sottolineando che Francia e Germania insieme avevano fornito più mascherine all'Italia che alla Cina.
Nel suo ultimo rapporto pubblicato, pubblicato il 1 ° aprile scorso , il team di disinformazione ha affermato che "i media statali e i funzionari governativi promuovono teorie non comprovate sull'origine di Covid-19", aggiungendo che la copertura cinese stava mettendo in evidenza "manifestazioni di gratitudine da parte di alcuni leader europei in  risposta agli aiuti cinesi ” Non è chiaro come i diplomatici cinesi abbiano ottenuto il rapporto prima che fosse pubblicato. Secondo Reuters, Yang Xiaoguang, un consulente del dipartimento europeo del ministero degli Esteri cinese, ha incontrato i diplomatici europei a Pechino, informandola della preoccupazione del governo cinese in merito. . Questi diplomatici hanno quindi trasmesso le osservazioni dei funzionari cinesi ai loro colleghi a Bruxelles. Nel frattempo, il New York Times due giorni fa, ha riferito che Esther Osorio, consigliere per le comunicazioni di Josep Borrell, capo del servizio diplomatico dell'UE, sarebbe intervenuto personalmente, per ritardare la pubblicazione del rapporto iniziale.
Secondo quanto riferito dal giornale americano, avrebbe chiesto agli analisti di rivedere il documento per concentrarsi in modo meno esplicito sulla Cina  e sulle sue eventuali colpe nella diffusione di notizie false o comunque incomplete, Chiaramente Il SEAE ha negato di aver ceduto alle pressioni di Pechino.  "Non ci siamo mai inchinati ad alcuna presunta pressione politica esterna", ha dichiarato la portavoce degli affari esteri della Commissione europea Virginie Battu-Henriksson. Ha aggiunto che il rapporto "presenta l'uso continuato delle narrazioni della cospirazione e della disinformazione da varie fonti ufficiali e sostenute dallo stato cinese". Il rapporto originale affermava che gli analisti europei avevano trovato una "spinta continua e coordinata da fonti ufficiali cinesi per deviare qualsiasi colpa".
Ma la versione aggiornata dice: "Vediamo una spinta continua e coordinata da parte di alcuni attori, tra cui fonti cinesi, per deviare qualsiasi colpa". Ma anche la versione “edulcorata” non sarebbe comunque gradita al governo cinese.
L'ambasciatore cinese presso l'UE, Zhang Ming, si è, infatti, lamentato ufficialmente di questa versione attenuata del rapporto.
Martedì scorso ha raccontato ad un evento online organizzato dagli amici di un importante  think tank cinese: “La disinformazione è un nemico per tutti noi e dovrebbe essere affrontata da tutti noi. Sin dall'inizio, la Cina ha sofferto molto per la disinformazione. Faremmo meglio a dimenticare la politica adesso. "
Reinhard Bütikofer, che presiede la delegazione cinese del Parlamento europeo, ha definito le dichiarazioni in merito all'eventuale modifica del rapporto "un po 'esagerate", affermando che il rapporto dell'UE è riuscito a includere i risultati chiave delle campagne di disinformazione cinesi. Sarà anche vero forse, ma resta il fatto che il rapporto ha avuto dei ritardi e pare ormai innegabile che sulla diffusione della epidemia almeno nel suo inizio la Cina abbia nascosto alcuni particolari legati alla sua diffusione. E probabilmente in questa sua opera ha avuto anche un aiuto dal comportamento forse troppo “accondiscendente”  da parte dell OMS. Ora questa notizia, se confermata come pare dimostrerebbe che l’influenza cinese non sta aumentando solo su organizzazioni internazionali come appunto quella della sanità mondiale, ma anche sulla comunità europea stessa, la cui politica estera non a caso, da un po di tempo sembra orientata sempre più verso Pechino, tradendo il suo originario tradizionale e naturale atlantismo. Non solo l'Italia, ma anche le stesse Francia e Germania sembrano sempre più sensibili al richiamo delle sirene della potenza economica della Cina.E in nome degli interessi economici tralasciano spesso di denunciare, come dimostrerebbe questo ennesimo episodio, le pratiche poco democratiche che il governo cinese adotta.  La pandemia di Covid19, per alcuni osservatori, potrebbe accelerare questo processo con tutte le conseguenze che esso comporterebbe sugli equilibri geopolitici mondiali già assai fragili.

lunedì 20 aprile 2020

COME LA CINA HA MESSO LE MANI SULL'OMS


L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è stata fondata nel 1948 con l'obiettivo elevato di garantire il raggiungimento del più alto livello possibile di salute da parte di tutti. Negli anni successivi, l'organizzazione ha svolto un ruolo fondamentale nel controllo o nello sradicamento delle malattie trasmissibili e negli investimenti nella capacità di assistenza sanitaria in tutto il mondo. Tuttavia, l'OMS sta affrontando crescenti critiche internazionali sull'influenza cinese fuori misura nella risposta dell'organizzazione allo scoppio in corso di COVID-19. Il direttore generale (DG) dell'OMS, Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus, è stato un chiaro sostenitore della risposta COVID-19 del governo cinese. Il 28 gennaio, Tedros ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping a Pechino. A seguito dell'incontro, Tedros ha elogiato la Cina per "aver fissato un nuovo standard per il controllo delle epidemie" e ha elogiato la massima leadership del paese per la sua "apertura alla condivisione delle informazioni" con l'OMS e altri paesi. Eppure a Wuhan, epicentro dell'epidemia di COVID-19, i funzionari cinesi erano impegnati ad arrestare e punire i cittadini per "diffondere voci" sulla malattia, mentre i censori online controllavano il flusso di informazioni. Nonostante le crescenti prove della cattiva gestione dell'epidemia da parte della Cina e del crescente sdegno cinese nei confronti della censura del governo, Tedros rimane impassibile. Il 20 febbraio alla Conferenza di sicurezza di Monaco, Tedros ha raddoppiato i suoi elogi per la Cina affermando che "la Cina ha acquistato l'ora mondiale.
In contrasto con il suo elogio effusivo per la Cina, Tedros ha rapidamente criticato altri paesi per le loro risposte allo scoppio. Ha invitato le nazioni a non limitare i viaggi con la Cina e ha messo in guardia contro la "recriminazione o politicizzazione" dell'epidemia. La copertura di notizie cinesi interne mette in risalto l'elogio di Tedros a Xi Jinping e le critiche ai governi stranieri.
Più preoccupante è il ritardo di Tedros nel dichiarare COVID-19 un'emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale (PHEIC). Il 23 gennaio, il comitato di emergenza dell'OMS è stato diviso sull'opportunità di dichiarare un PHEIC. Con l'autorità finale a capo della DG, Tedros ha deciso di aspettare nonostante ammettesse che "si tratta di un'emergenza in Cina". Una settimana dopo dichiarò un FHEIC. A quel punto, i casi confermati di COVID-19 erano aumentati di dieci volte con 7.781 casi in 18 paesi. John Mackenzie, un membro del comitato esecutivo dell'OMS, dichiarò pubblicamente che l'azione internazionale sarebbe stata diversa se non fosse stata per l'offuscamento "riprovevole" della Cina della portata dell'epidemia.
Uno dei motivi è che i dati ufficiali provenienti dalla Cina sono spesso molto dubbi, il che può portare a politiche sanitarie sconsiderate in altri paesi, poiché gli studi basati sulle informazioni provenienti dalla Cina sono i primi utilizzati per comprendere COVID-19. Innumerevoli casi di persone che muoiono a casa a Wuhan - alcune descritte nei post sui social media - probabilmente non andranno mai nelle statistiche. E mentre un rapporto di Caixin sulla provincia cinese dell' Heilongjiang afferma che non è stata segnalata una percentuale considerevole di casi asintomatici, il che equivale a circa il 50 percento di infezioni più conosciute in Cina, secondo un rapporto del South China Morning Post su dati governativi classificati— L'OMS prende i valori riportati da Pechino al valore nominale.
"La Cina ha riferito e isolato tutte le persone con COVID-19 confermato in laboratorio", ha detto Christian Lindmeier, portavoce dell'OMS, a metà marzo. Tuttavia, le autorità cinesi solo all'inizio di aprile hanno iniziato a rendere pubblici i numeri attuali di casi asintomatici con infezioni confermate in laboratorio, che sono anche inclusi nella definizione del caso dell'OMS per COVID-19. "Ogni paese ha i propri processi di autodichiarazione", ha affermato Lindmeier. L'epidemiologo dell'OMS Bruce Aylward, che ha guidato la visita, ha dichiarato in un'intervista che la Cina non nascondeva nulla. Alla domanda su quante persone sono state messe in quarantena, isolamento o restrizioni residenziali, Lindmeier ha fatto riferimento a numeri della Commissione nazionale per la salute della Cina, che sono molto più piccoli dei numeri calcolati dal New York Times. "L'OMS lavora con questi dati", ha detto.
Tuttavia non è chiaro se gli esperti dell'OMS che hanno viaggiato in Cina abbiano sufficientemente compreso la situazione sul campo. Ad esempio, in base ai numeri della provincia del Guangdong della Cina meridionale, l'OMS ha sostenuto che i casi non rilevati sono rari. Tuttavia, un programma di screening per COVID-19 includeva solo pazienti osservati in cliniche della febbre; molti di loro probabilmente hanno mostrato almeno la febbre. In Germania, la maggior parte delle persone che si sono dimostrate positive non ha mostrato febbre. È facilmente possibile che ci sia stato un numero considerevole di casi non rilevati, ha detto Neher, che è il "grande sconosciuto" nei calcoli del tasso di mortalità. Come ha affermato l'ex commissario per il Food and Drug Scott Gottlieb nel fine settimana, "Vi sono alcune prove che suggeriscono che fino al 20 gennaio, i funzionari cinesi continuavano a dire che non vi era alcuna trasmissione del virus da uomo a uomo e che l'OMS stava convalidando quelle affermazioni, una sorta di abilitazione dell'offuscamento dalla Cina ".
L'influenza della Cina nell'OMS è evidente anche nel trattamento dell'organizzazione su Taiwan. Da quando la Cina ha aderito alle Nazioni Unite nel 1971, ha periodicamente bloccato l'adesione all'OMS di Taiwan sulla base del fatto che l'isola governata democraticamente fa parte della Cina. Dal 2009 al 2016, la Cina ha permesso a Taiwan di unirsi all'organo decisionale dell'OMS, l'Assemblea mondiale della sanità, come osservatore sotto il nome di Taipei cinese. Dopo l'elezione del presidente Tsai Ing-wen nel 2016, i rapporti tra le due sponde dello Stretto si sono raffreddati causando alla Cina il blocco della futura partecipazione di Taiwan.
L'esclusione di Taiwan ha conseguenze molto reali durante le emergenze sanitarie globali. Innanzitutto, l'OMS è una fonte indispensabile di informazioni per i dipartimenti sanitari dei paesi. Senza l'adesione, Taiwan deve fare affidamento sul dipartimento sanitario cinese per informazioni sulle epidemie, spesso con ritardi che vanno da diversi giorni a settimane. La Cina ha fornito informazioni durante l'epidemia di COVID-19, ma non vi è alcuna garanzia che la cooperazione futura lascerà Taiwan in una situazione precaria. In secondo luogo, l'inclusione dell'OMS di Taiwan come parte del territorio cinese sopravvaluta la portata dell'epidemia sull'isola che porta a conseguenze economiche e diplomatiche immeritate. I casi continentali di COVID-19 sono ora superiori a 70.000 con oltre 2.500 morti. Fino ad oggi Taiwan ha riferito solo 32 casi confermati. Tuttavia, diversi paesi tra cui Italia, El Salvador, Mongolia, Vietnam e Filippine hanno utilizzato la classificazione dei paesi dell'OMS come giustificazione per limitare i viaggi da Taiwan. Mentre le Filippine e il Vietnam alla fine hanno annullato i loro divieti di viaggio su Taiwan, la continua esclusione della nazione insulare dall'OMS significa che un simile errore potrebbe ripetersi.

L'inazione del Dr. Tedros è in netto contrasto con le azioni dell'OMS durante l'epidemia di SARS del 2003 in Cina. Quindi il Dr. Gro Harlem Brundtland della DG OMS ha fatto la storia dichiarando il primo advisor di viaggio dell'OMS in 55 anni che ha raccomandato di non viaggiare da e verso l'epicentro della malattia nel sud della Cina. Il Dr. Brundtland ha anche criticato la Cina per aver messo in pericolo la salute globale tentando di coprire lo scoppio attraverso il suo consueto libretto di arresti di informatori e censura dei media.
Che cosa è cambiato nei quasi due decenni dall'epidemia di SARS? Come sempre, è importante seguire i soldi. Sin dalla sua fondazione, l'OMS ha richiesto contributi di bilancio volontari per soddisfare il suo ampio mandato. Negli ultimi anni, l'OMS è diventata più dipendente da questi fondi per far fronte ai deficit di bilancio. I contributi valutati dai paesi sono aumentati solo del 3% dal 2014. I contributi volontari extra-bilancio sono aumentati del 18% da $ 3,9 miliardi nel 2014-15 a quasi $ 4,7 miliardi nel 2018-19. Questa dipendenza dai contributi volontari rende l'OMS altamente suscettibile all'influenza dei singoli paesi o organizzazioni. Gli Stati Uniti e i suoi alleati probabilmente non saranno in grado di rimuovere Tedros prima della scadenza del suo mandato nel 2022, e Trump non ha detto che cerca la sua espulsione immediata. Ma alla fine del mandato di Tedros, i diplomatici attuali e precedenti e i funzionari della sanità pubblica affermano che gli Stati Uniti devono radunare i loro alleati e usare il loro peso economico per installare un nuovo direttore generale dell'OMS che non è legato a Pechino. "Richiederà scambi di cavalli all'antica, attività di lobby e diplomazia, ma deve accadere", afferma Dan Blumenthal, direttore degli studi asiatici presso l'American Enterprise Institute di Washington. Si vedrà, resta il fatto che la Cina sta gia muovendosi per evitare di essere di nuovo messa all’angolo.
Da parte sua, i contributi cinesi dell'OMS sono aumentati del 52% dal 2014 a circa $ 86 milioni. Ciò è in gran parte dovuto all'aumento della Cina nei contributi valutati che si basano sullo sviluppo economico e sulla popolazione di un paese. Tuttavia, la Cina ha anche leggermente aumentato i contributi volontari da $ 8,7 milioni nel 2014 a circa $ 10,2 milioni nel 2019. Mentre questo impallidisce in confronto al contributo degli Stati Uniti del 2018-19 di $ 893 milioni, i contributi crescenti della Cina arrivano poiché la sua influenza nelle Nazioni Unite è in aumento proprio mentre la leadership americana sta diminuendo. In futuro, la Cina potrebbe sembrare un partner più affidabile per le organizzazioni dipendenti dal supporto finanziario dei membri come l'OMS.
Sicuramente poi come ha scritto in un suo lungo reportage la rivista americana Newseek hanno inciso anche le politiche estereaccondiscendenti” verso la Cina di Clinton, Bush e Obama, che hanno via via lasciato sempre più spazio all’espansione della stessa nelle principali organizzazioni mondiali. Clinton, nel suo ultimo mese in carica, è riuscito a convincere il Congresso ad estendere "relazioni commerciali normali permanenti" alla Cina, un passo fondamentale verso l'adesione all'OMC. L'anno successivo la Cina entrò a far parte dell'OMC e il miracolo economico cinese ebbe inizio. Le opinioni del Segretario al Tesoro di Obama, Tim Geithner, sull'impegno economico erano leggermente diverse da quelle del suo predecessore, l'ex CEO di Goldman Sachs, Hank Paulson. Questo andava bene con Obama, in particolare durante il suo primo mandato.



La priorità di Obama nei confronti di Pechino era il cambiamento climatico. La crescita economica esplosiva della Cina l'aveva resa il più grande emettitore di CO2 al mondo nell'atmosfera. Se l'accordo di Parigi doveva avere credibilità, doveva avere Pechino come firmatario. Il 1 ° aprile 2016, ha ottenuto il suo desiderio, quando Pechino e Washington hanno rilasciato una dichiarazione congiunta dicendo che entrambi si sarebbero uniti all'accordo.
Come Ben Rhodes, che era il suo vice consigliere per la sicurezza nazionale, riconosce, durante il suo secondo mandato Obama si è inacidito verso Pechino. Aveva fatto ben poco per essere all'altezza delle promesse fatte per frenare il furto della proprietà intellettuale, tra gli altri problemi commerciali. L'amministrazione Obama alla fine ha presentato 16 denunce dell'OMC contro la Cina - una media di due all'anno mentre era in carica - ma il danno era stato fatto. L'ultima causa dell'OMC presentata nel gennaio del 2017, l'ultimo mese di Obama in carica, è stata per conto dell'industria americana dell'alluminio, che ha sostenuto che Pechino stava finanziando illegalmente le esportazioni cinesi. Quando Obama è entrato in carica nel gennaio 2009, c'erano 14 fonderie di alluminio attive negli Stati Uniti. Otto anni dopo, ce n'erano cinque.
La strategia diplomatica globale nei confronti di Pechino sia per Obama che per Bush era "un impegno strategico". Ciò significava consentire alla Cina di guadagnare più peso nelle istituzioni internazionali come l'OMS. L'idea era che l'ascesa economica di Pechino meritasse quei premi. Ma ancora più importante, l'influenza aiuterebbe Pechino ad immergersi nelle istituzioni esistenti, permettendole di diventare un "stakeholder globale responsabile", come l'aveva notoriamente definito l'ex rappresentante del commercio dell'amministrazione Bush Robert Zoellick. 




sabato 18 aprile 2020

LA GRANDE ABBUFFATA


Il paese è allo stremo. Il coronavirus sta mettendo in ginocchio il paese. Le misure del governo si dimostrano confuse ed insufficienti, Si litiga con l'Europa per gli aiuti, con una confusione fra i vari partiti che sfiora il paradosso. Un tutti contro tutti che sta dando un immagine del paese sfilacciato ed incerto come non mai. Ultimo clamoroso caso il voto all'Europarlamento, con i 5 stelle che votano contro il Mes, il Pd che vota a favore, la Lega e Forza Italia che bocciano anche emendamento sui coronabond, che invece responsabilmente e coerentemente Fratelli d'Italia approvano.  La fase 2 che dopo oltre un mese di lockdown è ancora tutta da decifrare, invischiata come è nelle decine di task force istituite dal governo, per fare chiarezza, e che sembrano avere come unico obiettivo quello di creare ancora più confusione e dare sempre più l'idea che siano usate strumentalmente, per scaricare responsabilità che chi governa forse non può o non vuole assumersi. Ebbene in questo quadretto tragicomico, irrompono sulla scena le tanto sospirate e attese nomine delle aziende partecipate. Il balletto che si sta svolgendo intorno alle posizioni di vertice delle principali società italiane partecipate dal Tesoro in queste ore, sembra accreditare la tesi portata avanti da Fratelli di Italia e Lega, che il fine ultimo di questa maggioranza fosse proprio quello di accaparrarsi un posto al sole in qualche consiglio di amministrazione delle varie Eni, Enel, Poste, Leonardo e compagnia cantante. Certo si tratta di aziende quotate e quindi il rinnovo delle cariche è stabilito per legge. Ma sicuramente quello che forse si poteva fare era usare una forma più adeguata alle circostanze. Si poteva magari lasciare spazio a uno spirito neutro, di collaborazione. Invece nemmeno l'emergenza covid 19 è riuscita a bloccare la “grande abbuffata” come Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli di Italia ha definito la grande corsa alle poltrone, da parte dei partiti della maggioranza. Pd e Italia Viva hanno fatto la voce grossa, forse perchè più avvezzi alla logica spartitoria, che da anni si consuma dentro alle grandi aziende partecipate, e sembra abbiano ottenuto la riconferma dei vertici di Eni, Enel, Poste e Leonardo. I pentastellati si devono “accontentare” di Terna, dove dovrebbe arrivare Stefano Donnarumma, l’uomo di Acea, la multiservizi dell’acqua e dell’energia della Capitale, e dell’Enav, la società che gestisce il traffico aereo. Qui dovrebbe essere quasi certo l'arrivo invece di Paolo Simioni, ora amministratore delegato di Atac, la società del trasporto pubblico romano ( visto come sono state gestite le due società romane c'è da farsi il segno della croce). Ma chiaramente i cinque stelle alla faccia della loro “verginità” e della battaglia contro la partitocrazia e le logiche spartitorie del potere, hanno però preteso che loro uomini occupassero cariche di rilievo anche in Eni, Enel e Poste. All'Eni per esempio la presidenza dovrebbe andare a Lucia Calvosa, ora consigliere di amministrazione di Tim, che dovrebbe fare contento anche Marco Travaglio, uno dei più strenui sostenitori del premier Conte. La Calvosa, infatti, siede anche nel board della società editrice del Fatto Quotidiano. E non è un caso se proprio dopo il duro editoriale di ieri di Travaglio proprio contro De Scalzi, ad di Eni, alcuni parlamentari pentastellati abbiano preteso chiarezza sulle vicende giudiziarie che riguardano l'Eni e il suo amministratore delegato. Forse più che l'editoriale del direttore Travaglio, avrà inciso il fatto che, come si dice in questi casi, l'appetito vien mangiando e i grillini hanno pensato bene di alzare la voce per ottenere poi qualche altra prebenda. Nulla di nuovo sotto il sole si potrebbe argomentare, se però non ci si trovasse in una situazione generale cosi drammatica. Ecco allora che fa specie come nemmeno la comparsa di questo terribile nemico invisibile, che sta cambiando totalmente lo stile di vita di tutti noi, sia riuscito a scalfire le brutte abitudini della nomenclatura partitica nostrana.



martedì 14 aprile 2020

PAGARE BOLLETTA LUCE CON I TOKEN CON ROCKET ENERGY

Uno dei settori più promettenti per la tecnologia blockchain fino ad ora sicuramente e quello dell'energia. La mancanza di intermediari e la sicurezza nelle transazioni, caratteristiche della blockchain, infatti, ben si attagliano ad un mercato frastagliato e molto dipendenti dai grandi player come quello appunto energetico. Nel sistema attuale, infatti, i diversi attori (produttori, trasportatori, distributori, fornitori dell’ultimo miglio) effettuano le transazioni in modo sequenziale; il consumatore è l’ultimo anello della catena senza alcuna possibilità di far sentire la propria voce, se non verso i fornitori dell’ultimo miglio. La tecnologia blockchain consentirebbe invece di mettere direttamente in contatto il produttore con il consumatore e di gestire in un modo totalmente nuovo il flusso di distribuzione dell’energia: l’implementazione all’interno della blockchain di smart contract permette di iniziare o interrompere l’erogazione di energia in base alle regole definite nel contratto digitale. Sono già diversi i progetti che prevedono l'implementazione della detta tecnologia al mercato energetico in tutto il mondo. E' il caso per esempio di Power Ledger, un progetto australiano che sta realizzando una piattaforma per il trading energetico peer-to-peer, lo scambio di crediti di carbonio. Molto conosciuta è poi il sistema Brooklin Microgrid che si occupa di misurare i consumi e la produzione di energia generata dai piccoli impianti privati di energia solare. Grazie alla blockchain vengono tracciati i consumi e la produzione generata. Oppure esiste in Italia un progetto talmente ambizione che ha attirato anche l’attenzione di uno dei fondatori della Apple, Steve Wozniack, che ha voluto investire nella società, che si occupa di efficienza energetica in blockchain, rendendo le transazioni e le procedure per ottenere efficienza in maniera sicura, trasparente ed economica. La startup Slock.it invece con il gigante energetico tedesco RWE  invece sta realizzando un progetto per l’integrazione degli smart contratc, basandosi sulla blockchain Ethereum, nel caricamento di vetture elettriche autonome. Sempre in Germania Eniway permette, sempre grazie agli smart contract della blockchain, agli utenti di comprare energia dai piccoli fornitori della stessa, grazie a piccoli impianti di energia alternativa che possiedono. HivePower, infine sta sviluppando una soluzione  per la creazione e la gestione di comunità energetiche locali basate sempre sulla piattaforma in blockchain di Ethereum.  Ma è grazie ad un’altra azienda italiana, la Rocket Energy, che da Marzo di quest'anno è possibile avere un contratto della luce completamente in tecnologia blockchain, con la possibilità di pagare la bolletta con il token della società, TCJ, quotato sui principali exchange di cripotvalute. Il momento è sicuramente propizio in vista della prossima liberalizzazione completa del mercato domestico, con la fine del mercato tutelato. “ Il mercato della liberalizzazione dell'energia - ha detto Luigi Maisto cofounder e presidente della società - è un mercato enorme. Noi proponiamo una soluzione innovativa per tutti gli utenti che vogliono cambiare operatore energetico. Infatti i nostri clienti non solo potranno godere di prezzi sicuramente competitivi rispetto alla concorrenza, ma avere anche tutti i vantaggi in termini di efficienza, di privacy e di disintermediazione che la tecnologia blockchain offre.” La società si può avvalere anche di una sua associata Coinshare, che è già presente da un anno sul mercato italiano e che è una piattaforma di sharing economy in blockchain, con oltre 400.000 utenti. Grazie  a questa nuova offerta i clienti potranno avere una maggiore trasparenza e sicurezza in un momento in cui si dovrà operare la scelta del nuovo fornitore di elettricità. La startup innovativa punta a conquistare 100mila clienti nell’arco dei primi tre anni e a raggiungere i100 milioni di euro di fatturato. Non resta che andare su https://www.rocketenergy.it/  registrarsi e partecipare a questa nuova rivoluzione  

NASCE IL PRIMO KIT ANTISOFISTICAZIONE OLIO EXTRAVERGINE

  Nasce il primo kit domestico per scoprire difetti, frodi e contraffazione di uno degli alimenti principi sulla tavola degli italiani, l’ol...