mercoledì 30 dicembre 2020

NON C'E' PACE PER LE VITTIME DELLE FOIBE COME LA COSSETTO


                                                               


                                                 

Ci risiamo, sarebbe il caso di dire, è proprio vero che certe persone dopo avere patito le pende dell’inferno in vita, non vengano lasciate in pace nemmeno da morte. E’ il caso della studentesse istriana Norma Cossetto, trucidata da un gruppo di partigiani di Tito nel 1943, che da sempre crea polemiche intorno alla sua vicenda, che francamente non avrebbero motivo di esistere, tanto più dopo il riconoscimento medaglia d’oro al valor civile, conferitole dal presidente Azeglio Ciampi, la cui imparzialità certo non può essere messa in discussione, nel 2005. 
Ed invece l’ Anpi di Santa Marinella comune alle porte di Roma, qualche giorno fa ha nuovamente accusato la commemorazione della Cossetto come pura propaganda fascista, malgrado ci sia per legge un giorno legato proprio alla commemorazione delle vittime delle foibe. Non c è pace per questa eroina della guerra istriana, insignita della medaglia d oro al valor civile anche perche il 2 Dicembre la città di Reggio Emilia, ha bloccato la delibera del Consiglio Comunale relativa ad una targa in suo ricordo. Ricordo che giova dirlo narra incontrovertibilmente i fatti accaduti ad una giovane studentessa universitaria a Padova, allieva di Concetto Marchesi, che venne prelevata da casa, seviziata e stuprata con violenza bestiale inaudita e poi ammazzata e gettata in una foiba. E questa è storia e il fatto che molti non vogliano riconoscere il sacrificio suo e di migliaia di cittadini italiani massacrati dalla guerra partigiana, rappresenta il solito vizio di una certa sinistra estrema che fa da sempre dell’antifascismo una arma da brandire senza pietà contro chi non la pensa come loro. E’ una forma di arroganza negazionista intollerabile che oltraggia la figura della giovane studentessa istriana, che dopo le vicende belliche ottenne la laurea honoris causa alla memoria su proposta del prof. Marchesi, deputato comunista ed insigne studioso. Il riconoscimento della giorno del ricordo, il 10 febbraio, come detto, sembrava aver posto fine alle discussioni di parte sulle foibe e sull’esodo Giuliano – Istriano – Dalmata . Solo una minoranza di vetero- comunisti votò contro l’istituzione del giorno del ricordo in Parlamento. In realtà tuttavia il 10 febbraio – malgrado la legge istitutiva – non viene ricordato in molte città e in tantissime scuole, violando la legge. Ma nessuno, finora, era giunto a mettere in discussione la morte tremenda a cui fu condannata Norma Cossetto, colpevole di avere un padre fascista." È vergognoso che, ancora oggi, ci sia chi non voglia riconoscere la veridicità dell’eccidio delle Foibe. Come nel caso di Norma Cossetto - studentessa istriana rapita, violentata e massacrata dai partigiani titini e divenuta simbolo del genocidio italiano sul confine orientale - la cui storia viene tacciata dall'Anpi di propaganda priva di fondamento. Un insulto alla memoria di migliaia di nostri connazionali innocenti trucidati nelle Foibe e di una giovane la cui unica colpa fu quella di non aver mai rinnegato la propria italianità." questo il duro commento della leader di Fdi Giorgia Meloni sulla triste vicenda E Proprio mentre l’Anpi di Santa Marinella nega la sua tragica fine, per difendere i partigiani comunisti di Tito, la città di Casale Monferrato in Piemonte intitola invece proprio a Norma Cossetto un parco e dedica un monumento “L’Italia si divise ormai più di ottant’anni fa. Ora è il tempo della pacificazione nazionale e di prevedere luoghi della memoria che coinvolgano le vittime di entrambe le parti. A casale Monferrato la giunta comunale ha deliberato l'intitolazione di un parco norma a Cossetto, la studentessa istriana stuprata e uccisa a 22 anni dei partigiani comunisti di Tito, e di un monumento alle vittime delle foibe dell’artista istriano Privileggi. Riteniamo che questa sia un'iniziativa che unisca e non divida, come accaduto tristemente a Santa Marinella dove ANPI ha negato la tragica fine della giovane donna italiana. Casale non è nuova a queste iniziative, nello scorso mandato la maggioranza di centrosinistra del Sindaco Palazzetti aveva intitolato una stele alle vittime e agli esuli dimostrando con questo la grande sensibilità bipartisan della comunità Monferrina” ha detto il sindaco Federico Riboldi.  Sperando che con questi gesti distensivi si possano presto concludere queste becere polemiche strumentali e che la Cossetto possa trovare pace almeno nel riposo eterno

martedì 29 dicembre 2020

TURCHIA E USA AI FERRI CORTI PER IL SISTEMA MISSILISTICO RUSSO S-400

 

In risposta alla forte pressione bipartisan del Congresso, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha imposto sanzioni alla Turchia all'inizio di questo mese per punirla per aver acquistato un sofisticato sistema missilistico antiaereo dalla Russia nel 2019. Le sanzioni mirate includono il divieto di licenze di esportazione per le principali forze armate turche agenzia di approvvigionamento, nonché blocchi di beni e restrizioni sui visti per gli alti funzionari dell'organizzazione. Non sorprende che la Turchia, uno dei principali alleati della NATO, abbia definito la mossa un "grave errore" e abbia minacciato di vendicarsi. Ma questo appare più che altro come uno dei tanti proclami del sultano di Istanbul Erdogan, che proprio grazie alla politica di disimpegno statunitense nel medio oriente, ha potuto allargare la sua influenza geopolitica L’ultima querelle è legata all'acquisto da parte della Turchia del sistema di difesa missilistica russo S-400, per circa 2,5 miliardi di dollari. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha deciso per la prima volta di acquistare l'S-400 nel 2017, dopo aver affermato che Washington si è rifiutata di vendere i propri missili Patriot a condizioni accettabili per i turchi, in particolare la richiesta di Ankara di accordi di trasferimento tecnologico e di coproduzione. Gli Stati Uniti e la NATO si sono affrettati a sottolineare che il sistema S-400 non solo era incompatibile con l'infrastruttura di difesa della NATO, ma che avrebbe compromesso gli avanzati caccia americani F-35 che la Turchia intendeva acquistare per aggiornare la sua vecchia flotta di F-16. I funzionari degli Stati Uniti e della NATO temevano che una batteria antiaerea russa e un sistema radar in Turchia avrebbero compromesso i segreti dell'F-35, in particolare le sue capacità stealth uniche. L'ironia della cosa è che la Turchia era parte integrante del programma F-35, perché molti dei componenti dei jet dovevano essere fabbricati nelle fabbriche turche e la Turchia sarebbe diventata un hub per la manutenzione degli F-35 operanti in altri paesi della NATO. Oltre al trasferimento di tecnologia, il ruolo di Ankara nel programma avrebbe guadagnato miliardi di dollari in entrate da esportazione. 

A rischio coinvolgimento Turchia nel programma F-35?

Erdogan ha ignorato i ripetuti avvertimenti di Washington che quei benefici sarebbero andati persi se avesse proseguito con l'acquisizione dell'S-400 e la Turchia è stata rimossa dal programma F-35 l'anno scorso. Supponendo che la Turchia non ritorni mai al programma F-35, il danno sarà di lunga durata. I paesi vicini che vanno dalla Grecia a Israele agli Emirati Arabi Uniti stanno o presto doteranno le loro forze aeree di F-35 e la Turchia si troverà sempre più lontana dalla NATO. Il battibecco sull'S-400 ha anche guastato le relazioni di Ankara con Washington, in un momento in cui c'è già discordia su innumerevoli altre questioni, comprese le guerre in Siria e Libia, la situazione di stallo della Turchia con la Grecia e altre nel Mediterraneo orientale, il costante smantellamento della democrazia turca e la brusca svolta verso l'autoritarismo sotto quasi due decenni di governo da parte del Partito per la giustizia e lo sviluppo di Erdogan. mmediata la reazione di Ankara che ha definito le sanzioni "ingiuste": "Invitiamo gli Usa a rivedere la decisione ingiusta delle sanzioni e riaffermiamo di essere pronti a trattare la questione con il dialogo e la diplomazia, conformemente allo spirito di alleanza", ha fatto sapere il ministero degli Esteri. Anche Mosca, per bocca del capo della diplomazia Sergej Lavrov, è intervenuta contro le misure considerate "illegittime", puntando il dito contro la "dimostrazione di arroganza Usa verso il diritto internazionale". "E naturalmente - ha sottolineato il ministro degli Esteri russo - non migliora la posizione internazionale degli Stati Uniti". Anche l’Iran da tempo in rapporti tesi con l’amministrazione americana non ha fatto mancare una sua piccata reazione da parte del ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, che ha vergato su twitter "Condanniamo fermamente le recenti sanzioni statunitensi contro la Turchia e siamo con il suo popolo e il governo, denunciando l'assuefazione degli Stati Uniti alle sanzioni e il disprezzo per il diritto internazionale". Insomma sembra proprio cominciare sotto i peggiori auspici la politica estera della nuova amministrazione Biden. Ma sicuramente forse la rima e principale spina nel suo fianco potrebbe essere proprio quella di Erdogan, che proprio Obama considerava un alleato affidabile per cercare di esser un ponte con il mondo mussulmano estremista. Il comportamento di Erdogan ai limiti dell’arroganza e in sicura attinenza con il mondo estremista islamico ( la Turchia ha utilizzato mercenari islamici, vicini alle posizioni dello stato islamico, sia in Siria che in Nagorno Karabah) in questi anni ha dimostrato quanto la valutazione di Obama fosse stata assolutamente sbagliata D’altra parte Erdogan vede sempre più l'Occidente, e gli Stati Uniti in particolare, come partner inaffidabili. Sin dal fallito tentativo di colpo di stato del luglio 2016, a cui hanno partecipato elementi dell'aviazione turca, ha spesso insinuato che Washington avesse istigato il colpo di stato, un'affermazione che è stata ripetuta dalla stampa turca controllata dallo stato. Da qui, la percepita necessità di un sistema non NATO per difendere il suo regime dai nemici interni. La crisi dell'S-400 mostra che Ankara sta diventando un membro sempre più recalcitrante della NATO, intento a perseguire una politica estera in contrasto con il resto dell'alleanza. Figurarsi assumere, come qualcuno tempo fa chiedeva, farlo entrare come stato membro dell’Unione europea.

Erdogan ha abusato del suo ruolo strategico all'interno della Nato.

Ma Erdogan sa anche di avere dalla sua il fatto che la sua posizione e il suo esercito sono assolutamente strategici per gli Usa e la Nato. Questa consapevolezza ha consentito a Erdogan di agire impunemente: minacciando alleati come la Grecia sulle controversie territoriali nel Mar Egeo, armando i rifugiati siriani consentendo loro di fluire in Europa, minando gli alleati curdi dell'America nel nord della Siria che stanno combattendo lo Stato Islamico e minacciare l’Europa intera brandendo l’arma dei migliaia di rifugiati siriani trattenuti ai suoi confini, dietro lauti compensi dalla Ue, terrorizzata dal possibile arrivo di nuovi profughi sul suo teritorio. Tuttavia, l'acquisizione di missili S-400 ha forse toccato un nervo scoperto. E come si suol dire la corda ora rischia di spezzarsi Il Pentagono, su cui si poteva sempre contare per difendere Ankara, ora lo ha acceso. Anche il Congresso ne ha avuto abbastanza; non ci sono voci a Washington disposte a venire in soccorso della Turchia. Il presidente Donald Trump è stata la rara eccezione a causa del rapporto personale che Erdogan ha sviluppato con lui. Alcuni sostengono che Trump possa aver ingannato Erdogan facendogli pensare che avrebbe protetto Ankara dalle sanzioni durante la debacle dell'F-35. Le sanzioni di questo mese sono state imposte ai sensi del Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act, una legge del 2017 che impone sanzioni contro qualsiasi entità impegnata in "transazioni significative" con le agenzie militari o di intelligence della Russia. La vera punizione contro la Turchia era già stata inflitta con il diniego dell'F-35, quindi queste nuove sanzioni sono essenzialmente misure lievi e simboliche, progettate per arruffare il minor numero possibile di piume ad Ankara mentre si invia un messaggio ad altri alleati e partner che contemplano acquisti simili da Mosca. Ora la palla passa nel campo della Turchia che dovrà sbrogliare la matassa che Pompeo ha lasciato in eredità al suo successore il 58enne Antony Blinken, scelto da Biden, per cercare di mettere ordine nella politica estera americana,

Per salvare la situazione e riprendere la partecipazione della Turchia al programma F-35, alcuni hanno suggerito che Ankara dovrebbe accantonare il radar dell'S-400, la sua componente più problematica dal punto di vista della NATO, e fornire garanzie di non dispiegarlo mai. Ma la fiducia in Erdogan tra i suoi alleati occidentali è svanita; nessuno sarebbe disposto a correre il rischio che lungo la strada, il capriccioso leader della Turchia non eseguirà una virata di 180 gradi e disimballerà il radar. La crisi mostra che Ankara sta diventando un membro sempre più recalcitrante della NATO, che mai come ora mostra già di suo una debolezza che mina le sue stesse fondamenta.. La NATO non ha un meccanismo per espellere uno dei suoi membri, ma come hanno suggerito alcuni analisti, gli Stati Uniti possono rimuovere alcune delle sue forze dalla Turchia e ridurre la loro dipendenza da Ankara. Passaggi come questo invierebbero un chiaro messaggio che ci sono limiti alle sue buffonate.




lunedì 7 dicembre 2020

LA SVOLTA A DESTRA DI MACRON


È passato molto tempo da quando qualcuno in Francia e qualcuno anche in Italia, pensava a Emmanuel Macron come a un politico centrista che colma la divisione partigiana sinistra-destra, come ha spesso descritto se stesso. Ma dopo gli eventi delle ultime settimane, il presidente francese si sta difendendo dall'accusa di essere un lupo autoritario travestito da agnello liberale. Il suo ultimo passo falso riguarda l'ormai famigerato disegno di legge sulla sicurezza che il suo governo è stato costretto a ritirare parzialmente questa settimana a causa delle proteste popolari contro alcune delle sue misure radicali. L'intero episodio ha messo sotto i riflettori i tentativi di Macron di cooptare l'estrema destra, anche se mette in luce la quantità di sfiducia che ha generato in tutto lo spettro politico. Macron ha condotto la sua campagna politica per la presidenza nel 2017 come "né sinistra né destra". Lui era la novità, un po' come i cinque stelle in Italia. Il loro essere nuovi e in qualche modo fuori dalle classiche liturgie della politica. Dopo essere stato membro del Partito socialista dal 2006 al 2009, ricoprendo anche, sotto il secondo governo Valls, la carica  di ministro dell’economia e dell’industria, Macron ha partecipato alle elezioni sotto la bandiera di un movimento politico centrista da lui fondato nell'aprile 2016 la Republique en Marche.

La svolta dopo le elezioni

Dopo la sua clamorosa ed inaspettata vittoria però, ha perseguito le riforme strutturali dell'economia e del mercato del lavoro francesi come progetto centrale della sua presidenza, che ha affidato ai membri rinnegati del partito repubblicano di centrodestra, abbandonando la sua iniziale idea di centralità. Allo stesso tempo, Macron ha promosso una serie di leggi sulla sicurezza che hanno allarmato i critici di sinistra e destra, anche all'interno della sua maggioranza parlamentare. Le manifestazioni di piazza a cominciare da quelle durissima dei gillet gialli, hanno contraddistinto la sua presidenza da due anni a questa parte. E lui ha cercato fino a quando possibile di mantenere il polso fermo, per poi arrendersi di fronte al dilagare delle proteste, per rimangiarsi le sue decisioni, come quella sull’aumento della benzina ed adesso appunto quello sulle leggi sicurezza. Nel novembre 2017, invece di revocare lo stato di emergenza di due anni, dichiarato dopo gli attacchi terroristici del 2015, come aveva promesso durante la campagna elettorale, Macron ha scritto molte delle sue disposizioni nel codice legale permanente della Francia. Nel febbraio 2019, in risposta alla violenza delle proteste dei Gilet Gialli, ha promosso una serie di misure in una legge "anti-sommossa" che, tra le altre cose, consentiva al governo di impedire a individui specifici di partecipare a manifestazioni e manifestanti vietati. dal coprirsi la faccia. Quella legge era così divisiva che ha scatenato la prima ribellione all'interno della maggioranza parlamentare di Macron, con 50 membri del suo partito, La Republique En Marche, che si sono astenuti anziché votare a favore.

La legge sicurezza

Sebbene gran parte delle notizie sull'ultimo disegno di legge sulla sicurezza lo abbiano collegato alle controverse proposte di Macron per combattere l'islamismo radicale, il disegno di legge risponde effettivamente a preoccupazioni indipendenti e in gran parte tecnocratiche. Alcune delle sue misure sono strutturali e hanno a che fare con la riorganizzazione dei molteplici livelli e giurisdizioni delle forze di polizia municipali e nazionali francesi. Altri applicano una supervisione normativa più rigorosa al settore della sicurezza privata, che negli ultimi anni si è notevolmente espanso in Francia. Un'altra misura che delimita l'uso da parte della polizia dei droni di sorveglianza - una pratica che finora ha avuto luogo al di fuori di qualsiasi codificazione legale formale - ha sollevato preoccupazioni tra i sostenitori della privacy. Ma è stato l'articolo 24 della legge a creare il clamore che ha costretto il governo a promettere una riscrittura totale della clausola incriminata. L'articolo 24 avrebbe vietato la pubblicazione di fotografie o video di azioni di polizia se fossero stati pubblicati con intento doloso di danneggiare gli agenti coinvolti. Questo ha scatenato le proteste di piazza sopratutto dopo il clamoroso caso del pestaggio da parte di agenti contro un famoso produttore di musica di colore, reo di non voler indossare la mascherina. L'episodio della legge sulla sicurezza ha messo sotto i riflettori i tentativi di Macron di cooptare l'estrema destra, per cercare di levare argomenti e consensi alla Marine Le Pen. Nelle prossime elezioni, infatti,  nessuno dubita che il principale avversario di Macron sarà Marine Le Pen - la leader del Rally Nazionale, che è il nuovo nome del vecchio Fronte Nazionale, movimento di estrema destra francese - di fronte all'indebolimento del centrodestra , Repubblicano, centro-sinistra e socialista. Secondo recenti sondaggi, Macron è praticamente in pareggio con Le Pen, suonando il campanello d'allarme per il presidente francese. "Non rinunceremo alle vignette", ha detto Macron dopo il barbaro assassinio del maestro di scuola Samuel Paty, da parte di un giovane fanatico musulmano di origine cecena, che vive in Francia. Murat Yigit, un accademico che studia il post-colonialismo e la politica francese in Africa all'Università del commercio di Istanbul, che ha studiato in Francia, ha di recente dichiarato che “Le Pen ha la possibilità di vincere le elezioni francesi, grazie a un forte sostegno sociale. Sia i leader di sinistra che i politici di centro-destra sono già stati liquidati nella politica francese " e questo è un sentimento comune, sopratutto alla luce degli ultimi fatti accaduti e del senso di insicurezza che lòa pandemia da covid 19 ha contribuito ad aumentare. "Macron sta cercando di rubare il ruolo politico di Le Pen ottenendo il sostegno della sua base in espansione. Per un estraneo, sembra che ci siano due partiti di destra, in competizione per il potere", dice Yigit. In altre parole Macron sembra riposizionarsi su tematiche che lo avvicinano sicuramente piu a Sarkozy, più che al suo scialbo predecessore, il socialista Hollande, che secondo alcuni non a caso starebbe pensando alla eventualità di ricandidarsi nel 2022, punatndo proprio sulla nuova svolta verso destra del presidente. In una recente dichiarazione, il ministro degli interni francese Gerald Darmanin ha chiaramente dimostrato che il passato colonialista del paese non è affatto finito in termini di pensiero e comprensione degli altri. Dopo aver usato un termine colonialista, ensauvagement, un tema popolare di estrema destra / razzista, che significa selvaggi, per descrivere apparentemente i musulmani per separarli dai francesi civili, il ministro degli interni ha ricevuto lievi critiche, ma ciò ha reso la sua retorica intransigente ancora più dura e sotto sotto apprezzata da ampi strati della popolazione. Sebastian Roche, ricercatore senior presso il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica, ha definito i progetti di legge un'accelerazione di una tendenza che osserva da quando il presidente Emmanuel Macron è salito al potere nel 2017." Macron è stato eletto sia dall’elettorato di sinistra che dall’elettorato di destra e ha offerto un programma ben bilanciato", ha detto "Ma ha implementato quasi esclusivamente politiche di destra, e i sondaggi di opinione mostrano che ora siamo a uno spartiacque: Macron ha perso il sostegno di quasi tutti i suoi elettori di sinistra. E quindi si sta impegnando nella politica thatcheriana “law and order” con sanzioni più severe, più polizia, più spazi carcerari ".Proprio alla enfatizzazioni di questi tempi si deve la grande sorpresa di Jean-Marie Le Pen nelle elezioni presidenziali del 2002, arrivata ad un soffio dalla clamorosa vittoria. Da allora, entrambi i principali partiti di centrodestra e centrosinistra hanno progressivamente rafforzato il loro approccio alla legge e all'ordine, un cambiamento che è stato esacerbato dall'ondata di attacchi terroristici iniziata nel 2012. In questo contesto, la linea dura di sicurezza di Macron rappresenta la continuità con una tendenza secolare in Francia che precede la sua presidenza e probabilmente sopravviverà.

La sfida a La Pen

Anche se secondo Bruno Cautres dell'Istituto di studi politici di Parigi (Sciences Po), questo approccio basato sulla legge e l'ordine non sarà sufficiente per convincere gli elettori in vista delle prossime elezioni presidenziali nell'aprile 2022  "I francesi hanno bisogno di sicurezza, ma anche dal punto di vista sociale. Sono preoccupati per i loro servizi pubblici e la disoccupazione" ha detto. "Anche Macron deve soddisfare quei bisogni o difficilmente vincerà le prossime elezioni presidenziali". Nel suo discorso del 2 ottobre nella banlieue di Les Mureaux, a una quarantina di chilometri da Parigi, Macron ha detto che"L'Islam è una religione che sta attualmente attraversando una crisi in tutto il mondo", mentre ha delineato il suo piano per affrontare il "separatismo islamista" - nelle sue parole un "progetto politico-religioso" che si sta concretizzando attraverso ripetute “deviazioni” dai valori della repubblica francese. Per molti critici, questo è stato l'ennesimo segno che il presidente e la sua amministrazione stanno assecondando l'estrema destra nel tentativo di assicurarsi i loro voti nel 2022. E secondo molti analisti anche il suo atteggiamento in politica estera molto piu aggressivo sopratutto nei confronti della Turchia di Erdogan sono volti proprio a questo.  "Macron è un problema per la Francia. Con Macron, la Francia sta attraversando un periodo molto, molto pericoloso. Spero che la Francia si sbarazzi dei problemi di Macron il prima possibile", ha detto Erdogan ai giornalisti dopo la preghiera del venerdì a Istanbul. I diplomatici hanno affermato che Parigi sta premendo per tali misure punitive contro Ankara, anche se alcuni membri chiave dell'UE, in particolare la Germania, sono più cauti e vogliono un approccio diplomatico. "Siamo pronti a usare i mezzi a nostra disposizione", ha detto il capo del Consiglio europeo Charles Michel, esprimendo sgomento per gli "atti unilaterali" e la "retorica ostile" di Ankara. In un'intervista televisiva, Macron non è apparso disposto a essere coinvolto in un nuovo giro di insulti con Erdogan. "Credo nel rispetto ... Penso che l'invettiva tra i leader politici non sia un buon metodo", ha detto. Insomma dimostrarsi cosi duro contro chi è accusato di voler espandere la sua egemonia geopolitica, anche con utilizzo di mercenari islamici, è sicuramente un argomento che può togliere argomenti alla sua rivale per le presidenziali e renderlo molto più attraente per l’elettorato di centrodestra. Se c'è un pericolo per la Francia, non è che Macron sia un aspirante autoritario, come hanno affermato iperbolicamente alcuni dei suoi critici. Il vero pericolo è che, come i suoi immediati predecessori, Macron stia cercando così cinicamente di staccare il sostegno politico da Marine Le Pen, figlia di Jean-Marie e avversaria di secondo turno di Macron nel 2017, offrendo una versione Le Pen-light , nonostante il fatto che cercare di cooptare l'estrema destra su criminalità e immigrazione sia storicamente servito ad ampliare il suo fascino, in Francia e altrove. .È quasi scontato che il ballottaggio delle elezioni presidenziali del 2022 sarà caratterizzato da una partita di rancore tra Macron e Le Pen, in un momento in cui le ricadute economiche della pandemia potrebbero essere gravi. L'opinione comune è che Le Pen abbia un tetto naturale in Francia di circa il 40 per cento dei voti nazionali. Ma senza nient'altro da perdere, gli elettori di destra probabilmente, come spesso accade, preferiranno l’originale alla copia sbiadita, incarnata dal Macron di questi ultimi tempi, mentre quelli di sinistra potrebbero preferire l’astensione, piuttosto che votare chi ormai non incarna più i loro ideali. Ecco perché le elezioni del 2022 in Francia potrebbero esser un importante spartiacque, non solo per i transalpini, ma per tutta l’Europa, considerando quello che potrebbe vole dire per l’Unione una eventuale vittoria della Marine Le Pen

martedì 1 dicembre 2020

BITCOIN AL POSTO DELLA MONETA?

 


Stiamo vivendo una rivoluzione monetaria così sfaccettata che pochi di noi forse ne comprendono appieno la portata. La trasformazione tecnologica di Internet sta guidando questa rivoluzione. La pandemia del 2020 l'ha accelerata. Per illustrare la portata della nostra confusione basti guardare alla performance divergente di tre forme di denaro quest'anno: il dollaro USA, l'oro e il Bitcoin. Il dollaro è il denaro preferito del mondo, non solo dominante nelle riserve della banca centrale ma nelle transazioni internazionali. 

È una valuta fiat, la cui offerta è determinata dalla Federal Reserve e dalle banche statunitensi. Possiamo calcolarne il valore rispetto ai beni che i consumatori acquistano, secondo quale misura si è appena deprezzato quest'anno (l'inflazione è all'1,2%), o rispetto ad altre valute legali. Su quest'ultima base, secondo l'indice spot del dollaro di Bloomberg, è sceso del 4% dal 1 ° gennaio. L'oro, al contrario, è aumentato del 15% in termini di dollari. Ma il prezzo in dollari di un bitcoin è aumentato del 139% da inizio anno. Il rally di Bitcoin di quest'anno ha colto di sorpresa molti che ormai erano certi che la moneta digitale sarebbe presto sparita dalla circolazione, considerandola come uno strumento senza nessun valore intrinseco e quindi senza futuro. Ma forse queste Cassandre non facevano conto sul fatto che il mondo sta cambiando ad una velocità impressionante e tutto quello che riguarda la finanza e il capitalismo torna in discussione, partendo proprio dalla moneta. Il massimo della scorsa settimana è stato appena sotto il picco dell'ultimo rally ($ 19.892 secondo l'exchange Coinbase) nel dicembre 2017. E sulla base di questo molti ascoltati finanzieri come l'economista della New York University Nouriel Roubini, che aveva definito Bitcoin come la "madre di tutte le truffe". Nei suoi tweet, lo chiamava "Shitcoin". Ma nei giorni scorsi Roubini è stato costretto a cambiare radicalmente la sua opinione. 

Bitcoin, ha ammesso in un'intervista a Yahoo Finance, era "forse una riserva di valore parziale, perché non può essere degradata così facilmente perché esiste almeno un algoritmo che decide quanto aumenta l'offerta di bitcoin nel tempo". Tra i grandi investitori che sono diventati rialzisti ci sono Paul Tudor, Jones, Stan Druckenmiller e Bill Miller. Tutti guru di Wall Street che gestiscono patrimoni miliardari come Ray Dalio, che ha ammesso l'altro giorno che "potrebbe mancare qualcosa" su Bitcoin. Anche i giornalisti finanziari stanno capitolando: martedì scorso, Izabella Kaminska del Financial Times, scettica di lunga data sulle criptovalute, ha ammesso che Bitcoin aveva un valido caso d'uso come copertura contro un futuro distopico "in cui il mondo scivola verso l'autoritarismo e il civile le libertà non possono essere date per scontate. " Secondo indiscrezioni anche il guru degli investimenti, Warren Buffet, da sempre tra i più scettici verso il Bitcoin, sembra che stia pensando ad investire anche lui nella più famosa criptovaluta del mondo. In primo luogo, non dovremmo sorprenderci che una pandemia abbia accelerato il ritmo dell'evoluzione monetaria. Prima delle devastazioni della peste bubbonica, il sistema feudale aveva vincolato i contadini alla terra e richiedeva loro di pagare l'affitto in natura, consegnando una parte di tutti i prodotti al loro signore. 

Con la cronica carenza di manodopera si è passati a canoni di locazione fissi e annuali pagati in contanti. Anche in Italia l'economia dopo gli anni Quaranta del Trecento divenne più monetizzata: non fu un caso che la più potente famiglia italiana del Quattrocento e Cinquecento fossero i Medici, che fecero fortuna come cambiavalute fiorentini. Allo stesso modo, Covid-19 è stato buono per Bitcoin e per la criptovaluta in generale. In primo luogo, la pandemia ha accelerato il nostro progresso verso più digitale: ciò che avrebbe potuto richiedere 10 anni è stato raggiunto in 10 mesi. Persone che non avevano mai rischiato una transazione online sono state costrette a provare, per il semplice motivo che le banche sono state chiuse. In secondo luogo, e di conseguenza, la pandemia ha aumentato notevolmente la nostra esposizione alla sorveglianza finanziaria e alle frodi finanziarie. Entrambe queste tendenze sono state positive per Bitcoin. In tutto questo c’è da registrare una accelerazione di molti Stati, Cina in testa, verso una adozione di una moneta di Stato digitale ( CBDC). In nessuna parte del mondo i pagamenti mobili avvengono su larga scala come in Cina, grazie alla crescita spettacolare di Alipay e WeChat Pay. Queste piattaforme di pagamento elettronico ora gestiscono quasi $ 40 trilioni di transazioni all'anno, più del doppio del volume di Visa e Mastercard messi insieme, secondo i calcoli di Ribbit Capital. Le piattaforme cinesi si stanno espandendo rapidamente all'estero, in parte grazie agli investimenti in società fintech locali di Ant Group e Tencent. Il potenziale per l'adozione di uno yuan digitale per i pagamenti delle rimesse o gli accordi commerciali transfrontalieri è notevole, soprattutto se - come sembra probabile - i paesi che partecipano al programma One Belt One Road sono incoraggiati a usarlo. Anche i governi che stanno resistendo alla penetrazione finanziaria cinese, come l'India, stanno essenzialmente costruendo le proprie versioni dei sistemi di pagamento elettronici cinesi. Ma anche la BCE, sotto la guida della Lagarde, da sempre molto favorevole alle valute digitali, sta operando una accelerazione sul progetto di un euro digitale. “Se fosse più conveniente e più sicuro per chi lo utilizzasse, allora potremmo esplorare questa opzione – ha detto la numero uno della Bce – Se contribuisse a migliorare la sovranità monetaria e a garantire una migliore autonomia per l’area euro, credo che dovremmo esplorare (questa ipotesi). Stessa cosa se facilitasse i pagamenti transnazionali, che sono molto complicati in alcuni angoli del mondo. Ed è questo il motivo per cui abbiamo lanciato una consultazione alla metà di ottobre, che sarà completata a metà gennaio. A quel punto, prenderemo una decisione se andare avanti o no verso un euro digitale”. Insomma non si come non si quando ma sicuramente il percorso sembra segnato. 

Ma secondo il capo srategist di Kairos, Alessandro Fugnoli, le moneta digitali per le banche centrali sarebbero assai interessanti per combattere non solo l’inflazione ma anche , per la loro caratteristica di scarsità, in un momento in cui il mondo è innondato di liquidità anche il suo esatto opposto e cioè la deflazione “Le valute digitali ufficiali saranno, potenzialmente, l’arma nucleare definitiva contro la deflazione per due motivi – spiega Fugnoli – Il primo è che, rendendo possibile l’abolizione del contante, renderanno possibile anche l’introduzione di tassi profondamente negativi in caso di nuova pesante recessione. Se i tassi sui bond e sul conto corrente fossero ad esempio del tre per cento negativo, molti si metterebbero in fila davanti alle banche per ritirare i loro soldi sotto forma di banconote. Abolite le banconote, non potrebbero più farlo e i tassi negativi, almeno in teoria, potrebbero dispiegare tutti i loro effetti espansivi”. Insomma come dire che il Bitcoin potrebbe anche essere il preludio ad uno scenario futuro senza più contante. Ed è per questi motivi che sono in molti a prevedere per il 2021 quotazioni record per il Bitcoin anche oltre i 100.000 dollari.


NASCE IL PRIMO KIT ANTISOFISTICAZIONE OLIO EXTRAVERGINE

  Nasce il primo kit domestico per scoprire difetti, frodi e contraffazione di uno degli alimenti principi sulla tavola degli italiani, l’ol...