martedì 9 marzo 2021

PRODOTTI DOP ED IGP IN PERICOLO IN CINA?

 

La Cina sembra porre ostacoli alla promozione dei prodotti Dop e Igp, mettendo a rischio l’attività di promozione da parte dei Consorzi di Tutela italiani, con conseguenti aumenti dei costi. La preoccupazione dei Consorzi che svolgono attività di promozione delle in Cina, come sottolinea Origin Italia - l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche - è deflagrata in seguito ad alcune segnalazioni di Consorzi associati, ai quali sarebbe stato richiesto dalle autorità cinesi - in virtù di una legge del 2017 nei confronti delle organizzazioni noprofit, tra le quali figurerebbero anche i Consorzi di Tutela - di dotarsi di un rappresentante legale nella Repubblica Popolare Cinese per poter svolgere le normali attività, ovvero, per i Consorzi di Tutela, quella di promozione. Una novità che sarebbe in netto contrasto con la recente entrata in vigore (1 marzo 2021) dell’Accordo stipulato tra l’Unione Europea e la Repubblica Popolare Cinese sulla cooperazione e la protezione dall’imitazione e dall’uso improprio della denominazione di 200 Indicazioni Geografiche europee e cinesi.
Origin Italia - dopo aver già contattato Mipaaf e Agenzia ICE - si è immediatamente attivata scrivendo al Ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli e al Ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio, per ottenere con urgenza un chiarimento ed informazioni sulla modifica della disciplina dei Consorzi di Tutela delle Indicazioni Geografiche nella Repubblica Popolare Cinese. “Se dovesse essere confermato questo cambiamento di disciplina – ha sottolineato il presidente Origin Italia, Cesare Baldrighi - i Consorzi di Tutela rischierebbero di subire una interruzione repentina delle attività promozionali in territorio cinese, con gravi ripercussioni in termini di visibilità del made in Italy ed esacerbando una situazione già critica a causa dei gravi danni riconducibili alla pandemia da Covid-19, che hanno colpito principalmente le attività promozionali dei Consorzi come fiere ed esposizioni, essenziali per la crescita e la tutela delle Indicazioni Geografiche. Questa decisione - aggiunge Baldrighi - oltre ad oberare i Consorzi di ulteriori incombenze e costi da sostenere ancora non chiari, potrebbe anche ledere l’autonomia delle iniziative consortili operanti in territorio cinese, allungarne le tempistiche e creare un vuoto nella tutela e nella promozione delle Indicazioni Geografiche”. A questo punto, quindi, i Consorzi italiani attendono chiarimenti da parte del Governo e di sapere quali misure vorrà mettere in atto per impedire che possano essere danneggiati i prodotti d’eccellenza del made in Italy, in un mercato cosi interessante come quello cinese. La preoccupazione interessa quei prodotti, come per esempio i formaggi o il vino, che in Cina hanno trovato un importante mercato di socco per i loro prodotti di nicchia elevata, che adesso potrebbero un inaspettato stopo come dice il presidente della Confederazione Nazionale Consorzi Volontari Tutela Denominazioni Vini Italiani ( Fedredoc), Riccardo Ricci Cubastro “L’Amministrazione cinese sta interpretando in modo estensivo una norma di legge del 2017, obbligando quindi i Consorzi di tutela ad indicare un referente legale cinese per continuare le attività promozionali già programmate. In sintesi, i Consorzi dovrebbero riconoscere nell’immediato che ad essi stessi vengano applicate le norme nazionali in materia di Organizzazioni non Governative; il che equivarrebbe a dichiarare che le attività promozionali in corso di svolgimento e ancora da realizzare sul territorio cinese costituirebbero una violazione della legge nazionale senza la sottoscrizione di una lettera di intenti”. Sempre dalla Federdoc fanno notare come tutto ciò appaia una richiesta illegittima, in quanto costituirebbe una barriera non tariffaria imposta in modo totalmente arbitrario dal Governo cinese; che inoltre paventa l’applicazione di sanzioni del tutto irragionevoli nei confronti Consorzi di tutela del vino, quali l’esclusione per un quinquennio da qualsiasi attività promozionale sul proprio territorio. Una decisione, quella del Governo Cinese, che sconcerta anche perché giunge a pochi giorni di distanza dall’entrata in vigore dell’accordo bilaterale UE – Cina dello scorso 1° Marzo, riguardante proprio la tutela e la protezione dei prodotti a Indicazione Geografica.
Una contraddizione che apri molti dubbi rispetto all’accordo, raggiunto con troppa fretta e er volonta della cancelliera tedesca Merkel, che forse era maggiormente interessata per il suo paese ad altre dinamiche dello scambio commerciale fra Ue e Cina, senza preoccuparsi troppo di settori come quelli del food, in cui sicuramente la Germania ha meno interessi rispetto ad Italia o Francia. “Abbiamo appreso – aggiunge sempre Ricci Curbastro – che le istituzioni cinesi stanno già applicando la norma in oggetto anche ai Comitati Interprofessionali del vino francesi e ad altri soggetti che si occupano di promozione dei vini europei a IG. E’ una situazione che va risolta quanto prima e intanto Federdoc chiede ai Ministeri interessati di voler verificare con estrema urgenza la possibilità di applicare delle flessibilità ai Consorzi che non riescono, per causa di forza maggiore, a realizzare le proprie attività in Cina. Il che significa non solo non applicare penalità ma anche di dare la possibilità, per non perdere i fondi, di una modifica immediata dei progetti di promozione con conseguente riallocazione delle risorse in azioni da svolgersi in altri Paesi




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