Forse non tutti sanno che la Francia ha
ancora un immenso potere sulle sue ex colonie in Africa operando un
vero e proprio sfruttamento sulle medesime. Gli accordi fatti dai
paesi africani dopo la fine del colonialismo infatti prevedono delle
clausole capestro, che permettono al paese francesi di godere di
privilegi assolutamente senza senso. Il primo fra tutti è quello che
le 14 ex colonie francesi devono lasciare il 50% di tutto quello che
incassano ( compreso le donazioni umanitarie) in valuta estera presso
la Banca francese, che materialmente cambia la valuta internazionale
in Cfa africano o meglio conosciuto come franco coloniale, la valuta
appunto in uso in questi paesi. Questa somma sarebbe lasciate nelle
mani francesi come garanzia, non si sa bene di che cosa, se non di
garantire il debito pubblico francese, che forse proprio grazie a
questa clausola non schizza ai livelli di quello italiano. In
origine la quota da trasferire in Francia era pari al 100%
dell’incasso, poi
è scesa al 65% (riforma del 1973, dopo la fine delle colonie),
infine al 50% dal 2005. Così, per esempio, se il Camerun, previo un
esplicito permesso francese, esporta vestiti confezionati verso gli
Stati Uniti per un valore di 50mila dollari, deve trasferirne 25 mila
alla Banca centrale francese.
Un sistema al quale non
sfugge neppure un soldo, in
quanto gli accordi monetari sul franco Cfa prevedono che vi siano
rappresentati dello Stato francese, con diritto di veto, sia nei
consigli d’amministrazione che in quelli di sorveglianza delle
istituzioni finanziarie delle 14 ex colonie. Grazie
a questo trasferimento di ricchezza monetaria, la
Francia gestisce a suo piacimento il 50% delle valute estere delle 14
ex colonie, investendoli massicciamente in titoli di Stato emessi dal
proprio Tesoro, grazie ai quali ha potuto finanziare per decenni una
spesa pubblica generosa, sovente ignara dei vincoli di Maastricht (
senza che dalle parti di Bruxelles nessuno o quasi avesse nulla da
eccepire). Secondo il professore Massimo Amato, intervistato da
“Nigth Tabloid” programma della Rai che ha recentemente fatto una
inchiesta sull'argomento, “
Su
questo conto in questo momento ci sono l'equivalente di 10
miliardi di euro”.
E
quando poi Angela Merkel, ripetutamente a ha chiesto ai vari governi
francesi di depositare il 50% delle riserve delle 14 ex colonie
presso la Bce, invece che presso la Banca centrale francese, la
risposta è sempre stata un secco no. Per questo motivo Camerun,
Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica
del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Guinea Bissau, Mali,
Niger, Senegal e Togo devono da decenni sottostare a questo giogo,
senza avere nessuna possibilità di ribellarsi. Tra i numerosi
vincoli imposti dagli accordi sul franco Cfa, vi è anche il «primo
diritto» per la Francia di comprare qualsiasi risorsa naturale
scoperta nelle sue ex colonie. Da qui il controllo di Parigi su
materie prime di enorme valore strategico: uranio, oro, petrolio,
gas, caffè, cacao. Soltanto dopo un esplicito «non interesse
francese», scatta il permesso di cercare un altro compratore. Come è
piuttosto elementare capire e come viene sempre raccontato
la fame in Africa non è causata dalla mancanza di risorse, bensì
dalla loro esportazione: si esporta la produzione invece di
consumarla». E tutto quello che si riusciva a guadagnare attraverso
l' esportazione è stato destinato a pagare il debito estero,
alimentando un circolo vizioso che ha provocato miseria e povertà
crescente.
La Francia quindi ha chiaramente tutto l'interesse che questi paesi
continuino a rimanere in povertà e che non crescano, perchè la loro
crescita e quindi la loro completa indipendenza danneggerebbe
sopratutto lei. E' anche per questo che probabilmente Macron vede il
nuovo corso della politica migratoria instaurato dal governo
gialloverde. Ecco perchè è vergognoso che attacchi Salvini in
nome di una solidarietà e di una difesa dei paesi africani che
proprio il suo paese in questi decenni ha contribuito a rendere in
questa situazione. Forse proprio chi viene tacciato di razzismo come
Salvini tutto questo lo ha capito e sta cercando di forzare le cose
per arrivare ad una soluzione che possa mettere i paesi africani
nelle condizioni di crescere senza nessun condizionamento
dall'esterno. E su questo punto che si sta combattendo la una “guerra
“intestina fra lui e Macron, non certo sul moralismo e sugli
ideali.
vcaccioppoli@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento