martedì 4 dicembre 2018

ANATRA ZOPPA




L’ anatra zoppa è un termine che si utilizza nel gergo giornalistico per definire quella situazione della politica americana, in cui si verifica che un presidente di un schieramento si trova a dover governare con un parlamento con maggioranza in mano allo schieramento avverso. Questa situazione forse esagerando potrebbe attagliarsi anche alla situazione attuale della politica nostrana. Non chiaramente perché il parlamento sia differente rispetto al governo, essendo la nostra una democrazia parlamentare e non presidenziale come in Usa, ma proprio analizzando la situazione attuale della variopinta maggioranza che governa. E’, infatti ormai evidente che il governo giallo verde sia di fronte ad una situazione piuttosto complicata, che la recente riunione del mondo imprenditoriale ha reso ormai palese a tutti. Ci troviamo infatti di fronte ad una Lega che è espressione del mondo del fare e che porta avanti istanze che mirano alla crescita della produzione, agli investimenti ad una fiscalità più equa e ad un rilancio delle imprese e della occupazione. Dall’ altra parte invece si trova una formazione che punta all' immobilismo all assistenzialismo e alla guerra contro il paese che produce e che porta avanti la baracca. L’ esempio della polemica sulla realizzazione delle grandi opere ne è una riprova lampante. Il movimento 5 stelle insegue idee che puntano a fermare qualsiasi cosa che possa avere a che fare con i governi precedenti. Ecco perché la immagine della anatra zoppa ben si attaglia alla situazione della attuale maggioranza. E’ ormai innegabile , infatti, che le due formazioni facciano sempre più fatica a conciliare due esigenze così differenti. La lega non può infatti permettere di perdere consensi presso la sua base, solo per andare avanti con istanze che francamente hanno davvero poco a che fare con quello che serve per un paese che già di suo risulta immobile da decenni. La lega non punta certo al tirare a campare. I cinque stelle dal loro punto di vista anche sembrano non volere arretrare su quella che considerano una battaglia contro lo status quo. L’ esempio di Macron in Francia, nato improvvisamente dal nulla o quasi, simbolo della novità e paladino della critica ai governi precedenti, facendo leva sulla rabbia della gente e sulla “ purezza “ della sua nuova classe dirigente, dovrebbe insegnare qualcosa a Di Maio & C. L’ inesperienza e una dose di incompetenza alla fine viene fuori e questo inevitabilmente finisce per farsi sentire sul consenso. Certo il paragone non è ovviamente calzante, se non nella inesperienza della classe dirigente e in una dose di contraddizione che è presente sia nella politica dei cinque stelle che nella formazione francese En Marche. I sondaggi parlano chiaro la lega continua a guadagnare consensi, anche perché la gente immagina che senza i cinque stelle le cose potrebbero andare sicuramente meglio. Ecco perché fino ad ora Salvini, da animale politico di razza quale è, non ha ancora rotto l ‘alleanza. Ma quello accaduto a Torino potrebbe esse un segnale molto forte per il leader leghista. Al di là delle dichiarazioni di facciata, Salvini sa bene che non può perdere il consenso degli industriali. La sua base elettorale vuole il cambiamento, ma quello vero, non il cambiamento come i gamberi o quello descritto da Tommasi di Lampedusa. Il movimento di Di Maio sembra invece sordo a qualsiasi richiamo. La resa dei conti potrebbe arrivare anche prima delle elezioni europee a cui Salvini sta puntando moltissimo, ambendo forse alla guida di quel grande movimento sovranista che sta conquistando consensi in tutta Europa. Salvini infatti sa bene che un probabile successo ampio alle elezioni europee può dargli ulteriore forza contrattuale per rischiare una crisi di governo e cercare anche in patria nuove alleanze per fare quello che la sua gente chiede.

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