martedì 4 dicembre 2018

LUDOPATICI IN ITALIA





Il giro d’affari delle società che si dividono la torta delle scommesse legali (dalla Sisal alla Snai, da Lottomatica a Intralot), grazie al meccanismo delle concessioni, è di 15 miliardi di euro l’anno, sui quali i margini di profitto sono molto alti. Quanto alle tasse, lo Stato ha incassato lo scorso anno circa 4,8 miliardi di euro. Soldi che, come scrivono in un recente articolo ben documentato su La Repubblica Federico Fubini e Andrea Greco, sono diventati preziosi per abbattere il rapporto tra deficit pubblico e prodotto lordo ed evitare così l’infrazione prevista dai patti dell’Unione europea. Per quanto riguada il dato occupazionale si parla di circa 300.000 persone occuoate direttamente ed indirettamente nella industria del gioco, che e’ dopo Enel ed Eni la terza industria del paese. In questo quadro si inserisce la misura del decreto dignita che inevitabilmemte e’ destinato ad avere forti ripercussioni sulla indistria del gioco. Di Maio primo sostenitore di questo provvedimento lo difende addicendo che il divieto di pubblicita per i guochi e’ una misura indispensabile per combattere la ludopatia nel nostro paese La lotta al gioco e lo stop alla pubblicità inserito nel Decreto Dignità approvato dal Consiglio dei Ministri puntano a salvare, infatti,  secondo il Vice Premier pentastellato, “un milione di famiglie in cui la serenità e la tranquillità economica non esistono più” a causa della dipendenza dal gioco. Ma è veramente così? Ad oggi infatti non esistono numeri ufficiali concordi sulle dimensioni del fenomeno, anzi il settore vive di cifre spesso contrastanti tra loro. Secondo l’ultimo rapporto del Cnr infatti, nel 2017 i giocatori problematici sono circa 400mila, vale a dire l’1% della popolazione adulta italiana. Più ampio invece il dato su quanti siano i giocatori nel nostro Paese: nei rapporti Espad e Ispad del Cnr, il 43% della popolazione ha giocato almeno una volta nel corso dell’anno.
Altre ricerche parlano di cifre diverse: le persone che presentano forme di ludopatia in Italia, secondo un’indagine dell’Espresso, sono circa 790.000. A rischio patologia sono invece 1.750.000 italiani.
Diverse anche le interrogazioni presentate negli anni nelle aule di Montecitorio, dove si afferma che i giocatori problematici variano dall’1,3 al 3,8 per cento della popolazione. In termini assoluti si tratta di una forbice che va dai 750mila ai 2.300.000 italiani adulti. Sono considerati così coloro che scommettono frequentemente «investendo anche discrete somme di denaro, ma che non hanno ancora sviluppato una vera e propria dipendenza». Diverso il discorso per i giocatori “patologici”, che non sono in grado di controllare la necessità di scommettere, che sono compresi fra 130 mila e 1,3 milioni di italiani.
Secondo il ministero della Salute, pero’ nei 184 centri SerT/SerD si sono registrati un totale di 17.688 ludopatici, presi in carico nel 2016( ultimo dato disponibile). Durante il 2014 il numero totale dei pazienti in trattamento era 6.297, mentre i nuovi casi per lo stesso anno erano stati 2.924. Durante i primi otto mesi del 2015 il numero totale dei presi in carico era stato di 5.508, mentre quello dei nuovi casi era 1.936. Certamente non si vuole con questo sottovolature i rischi legati alla ludopatia o negare come il gioco compulsivo rappresenti un pericolo per molti italiani. Ma e’ anche vero che fare discorsi su dati che non sono certi rischia di creare molta confusione. Quello che alpare certo, come indicato, da tutti gli operatori legali italiani questo provvedimento rischia di diventare un incredibile regalo ai siti di scommesse illegali internazionali, e quindi sotsanzialemente non intaccare minimamente il prpblema della ludopatia, ma invece provocare gravi ricadute negative su quello legale italiano, con il rischio di perdite di posti di lavoro oltre che di gettito per lo Stato, che come detto e’ stato vitale in questi ultimi anni per le esangui casse pubbliche.



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