venerdì 5 aprile 2019

PER LA LEGA OCCORRE UN CAMBIO DI PASSO


Tanto tuonò che alla fine piovve” si potrebbe chiosare così, per commentare il momento di evidente leggero appannamento della Lega e del suo” capitano”. La incredibile macchina da guerra comunicativa del segretario delle Lega pare essere entrata in crisi, come gia sbandierano ai quattro venti i giornaloni. Forse parlare di crisi appare un po' azzardato, però in effetti, dopo l' ennesimo trionfo elettorale in Abruzzo, qualcosa è cambiato. Il grandissimo impatto emotivo suscitato dal ministro verso la sua base elettorale, ha cominciato a mostrare qualche piccolo segnale di cedimento Niente di preoccupante per carità, qui si parla di spifferi, se paragonato a quello che e successo e sta succedendo negli altri (ex) grandi partiti. I sondaggi premiano sempre il partito e il suo leader, ma è indubbio che l'onda di urto dei giorni scorsi, dove pareva che Salvini potesse conquistare il mondo come un moderno Alessandro Magno, ha perso parte della sua veemenza. Questo può avere sia cause esogene, su cui la Lega poco può fare e sia cause endogene, dove invece qualche scelta o atteggiamento politico possono aver incrinato la luna di miele del partito con gli elettori. Per prima cosa occorre dire che un leggero calo nei consensi era nello stato delle cose e anche fisiologico, considerando che in un solo anno la Lega ha più che raddoppiato i propri consensi. Adottando un termine borsistico si può dire forse che la lega sia entrata in una fase di leggero “ritracciamento”, che avviene sempre quando appunto un titolo dopo una salita vertiginosa nelle quotazioni, ha un leggero calo. Sempre utilizzando il gergo borsistico bisogna vedere se in questo caso si possa parlare appunto di semplice rallentamento, che prelude ad un ulteriore allungo oppure di una brusca frenata. Detto questo bisogna con spirito critico analizzare i fattori che possono aver influito nell' arrestare la corsa dei leghisti. Indubbiamente l'atteggiamento degli alleati di governo, i 5 stelle, dopo aver subito quasi passivamente per mesi l'ingordigia (in tutti i sensi visto i post rilasciati dal capitano in ambito culinario) di Salvini nel suo ruolo dell'uomo forte al comando, hanno deciso per un radicale cambio di rotta, rialzando la testa, sia sul piano delle proprie battaglie politiche personali e sia criticando, nemmeno troppo velatamente e a più riprese alcune scelte del ministro e della Lega, come nel caso del tanto contestato congresso sulla famiglia a Verona oppure nel caso del memorandum sulla via della seta, in cui la posizione defilata del ministro degli Interni ha lasciato grande visibilità a Di Maio, proprio verso quella parte dell'Italia che produce, che dovrebbe invece rappresentare lo zoccolo duro del voto leghista. La continua polemica fra i due alleati di governo comincia insomma anche a nuocere alla Lega stessa. Alcune polemiche sui social hanno mostrato poi per la prima volta il fianco alle critiche proprio sul campo di “battaglia” dove la “bestia” ( cosi viene denominato lo staff di Luca Morisi, vero uomo ombra della comunicazione social di Salvini), da molti vista come la vera arma in più del “capitano”. Paradossalmente poi il fatto che la questione migratoria sia un po' uscita dai radar dell'opinione pubblica, grazie proprio alla politica del ministro degli Interni, ha contribuito a togliere un argomento da sempre decisivo alla macchina del consenso Salviniana. E poi come non citare la sempre maggiore visibilità raggiunta dalla Meloni, che dopo aver superato come considerazione nel campo del centro destra proprio presso lo stesso Salvini, ora da abile stratega sta lavorando da tempo sottotraccia per togliere parte del consenso proprio alla Lega. La Meloni, infatti, come si è visto in molte delicate questioni, parte dal non trascurabile vantaggio di essere libera da coinvolgimenti con il governo e quindi dalla sua posizione di opposizione può giocare facile nel soffiare sul fuoco della sempre piu tangibile insoddisfazione dei cittadini, in una situazione economica che comincia a scricchiolare nuovamente. Anche a livello europeo la stessa Meloni pare aver compiuto dei passi importanti verso nuove alleanze, dove invece la Lega pare incontrare qualche resistenza fra il fronte dei cosiddetti sovranisti. Forse in questo Salvini e la Lega hanno poche colpe, se non quella di una leggera sottovalutazione, ma dare meriti più che altro alla indiscutibile abilità e capacità di leadership della Meloni, che sempre più sta mostrando di essere pronta al grande salto verso incarichi di rilevanza. Infine in questi giorni è arrivata la polemica del governo verso il blindatissimo ( dal Qurinale) ministro dell'economia Tria sulla questione dei rimborsi ai truffati dalle banche. La questione è delicata assai e la polemica rischia di invischiare sopratutto la Lega in una polemica che potrebbe portare dopo le elezioni a decisioni clamorose con la sostituzione dello stesso ministro. Questo significherebbe oltre alle prevedibili tensioni con il Colle e sopratutto sui mercati finanziari, anche una responsabilità come partito a cui verrebbe offerto ( come una polpetta avvelenata ) un ministero diventato sempre più caldo, visto le incombenze finanziarie che aspettano il nostro paese da qui all'autunno. Non è un caso che uno dei più strenui difensori dello stesso Tria sia stato proprio il sottosegretario Giorgetti, che ben conosce le dinamiche che aspettano il nostro paese nei prossimi mesi e che sicuramente pensa che una rivoluzione al ministero sia inutile oltre che dannosa. Ecco perchè alla Lega da qui alle elezioni europee si chiede un cambio di passo. Salvini è troppo intelligente, astuto e lungimirante per non rendersi conto di essere entrato in una sorta di cul de sac con i suoi scomodi alleati. Per mesi ha avuto gioco facile a lavorarli ai fianchi e contribuire a inglobarli con la sua politica comunicativa forte e facendo leva sulle paure legate alla immigrazione clandestina e alla criminalità. Ma adesso bisogna voltare pagina ed occuparsi delle molte questioni legate alla difficile situazione economica del paese, che dalla politica dei continui no del movimento di certo non può trarre giovamento. Perchè è sulle questioni economiche che si gioca la partita e su queste questioni la gente si aspetta molto più dalla Lega, che dal movimento 5 stelle, che come si sa ha una idea di rilancio del paese che cozza non poco con quello che pensano, non solo economisti e parte produttiva del paese, ma anche sicuramente con quello che pensa la maggioranza dell'elettorato della Lega, che proprio dalla parte più produttiva di questo paese, ha preso negli anni linfa vitale, sotto forma di consenso, per arrivare al governo del paese. Il nuovo DL sulla crescita è sicuramente un buon punto di partenza da cui ripartire, ma quello che deve cambiare sopratutto per la Lega è un atteggiamento più attento ai problemi e meno alle beghe interne di una maggioranza fino a qui troppo litigiosa.


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