Mentre ormai Silvio Berlusconi, icona degli “haters” per un ventennio, è costretto a fare ormai la comparsa nel “teatrino” della politica, sempre più ai margini dei palazzi del potere, la macchina dell'odio si e rimessa in marcia trovando in Salvini un nuovo facile bersaglio.
Non passa giorno ed occasione in cui i professionisti dell'odio non sfoghino le loro repressioni contro il nuovo target. La crisi e la conseguente fase di appannamento dell'ex ministro ha ridato fiato alle trombe di chi non può fare a meno di odiare il “diverso”. La diffusione dei social poi non ha fatto altro che dare un nuovo megafono per questi loschi figuri. Il politico da sempre deve affrontare il giudizio della gente per il suo operato, ma è indubbio che sia Berlusconi prima che Salvini oggi stiano pagando un carico eccessivo e spropositato di critiche, usando un eufemismo, per le loro azioni politiche. Per quanto attiene all’ex cavaliere, però, paradossalmente la sua forza politica si nutriva anche di questo. Silvio era vituperato ed odiato ma anche per questo riceveva parte dei consensi dalla cosiddetta maggioranza silenziosa. Proprio la sua centralità nel rappresentare il bersaglio di tanto livore e di conseguenza di tanto amore da parte dei suoi sostenitori, ha contribuito a farne uno dei premier più longevi della nostra storia repubblicana. E’ risaputo, infatti, che il popolo italiano da sempre ha bisogno del conflitto interiore, della guerra fra guelfi e ghibellini, di quel perenne contrasto manicheo che provoca lacerazioni tra due fazioni contrapposte. Questo da sempre è stato un limite ma anche una risorsa, se vogliamo,di questa malata democrazia che governa da decenni il nostro paese. Odio e amore come si dice sono due facce della stessa medaglia. Gli orientali dicono saggiamente che l’odio in fondo è una forma d’amore, non si odia mai chi ci è del tutto indifferente. Per questo l’antagonista dell’amore non è l’odio ma l’indifferenza. Questa si che rappresenta la vera fine di un politico. Il politico, infatti, vive di emozioni di sensazioni e chiaramente di sentimenti, che per forza di cose devono essere anche viscerali e contrapposti. E’ la leggenda dello yin e dello yang, secondo cui qualunque cosa ha un suo opposto, non assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang; essa contiene il seme per il proprio opposto. Salvini, adesso è nella situazione in cui fino a pochi mesi si trovava Berlusconi, diventando in poco tempo il simbolo del male assoluto, ma nello stesso tempo può diventarlo anche del suo opposto. Gli eccessi in politica non sempre sono un male, anzi in Italia, nella seconda repubblica almeno, forse è proprio la ricerca dell’antitesi e della contrapposizione che alimenta e genera consenso. Piaccia o no è quello che abbiamo visto capitare con Berlusconi prima,ma anche con Renzi dopo e con Salvini adesso. L’ex ministro degli Interni si trova nella posizione dell’animale ferito all'angolo e i pavidi e vigliacchi, come sempre accade, annusano il sangue ed hanno gioco facile ad azzannarlo. Cosa generi tutto questo odio è forse più materia per psicoterapeuti che per commentatori politici. Ma certo è che guardando a quello accaduto con Berlusconi, che come la fenice pareva ogni volta rinascere dalle macerie, così Salvini, paradossalmente, potrebbe avere da tutto questa esplosione di acredine contro di lui un'ancora a cui aggrapparsi per ripartire più forte di prima. Certo il leader leghista non ha la potenza di fuoco dei media amici e le grandi risorse finanziarie che erano nelle disponibilità dell'ex cavaliere, ma sicuramente ha forza tenacia e coraggio uguali se non superiori. La scaltrezza e l'esperienza politica del leader della Lega sicuramente avranno gioco facile nell'approfittare del minimo errore del nuovo governo, alla faccia dei tanti che sperano nella sua fine politica prematura ( qualcuno, in un delirio di protagonismo, addirittura è andato oltre auspicando un suo prossimo gesto estremo). E allora probabilmente tutto questo odio in buona parte si trasformerà in rinnovato amore. Un errore, infatti, che spesso si dimostra letale in politica come nello sport , è quello di sottovalutare un' avversario in difficoltà. Perché non c'è nulla di più pericoloso di un fiero avversario ferito nel fisico o nell’orgoglio. Le sue forze solitamente raddoppiano per superare non solo l'avversario ma anche i propri limiti e le proprie insicurezze. Quindi finché potete voi “haters“di professione date libero sfogo alle contumelia e alle offese perché come dice quel famoso detto ride bene chi ride per ultimo.
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