sabato 31 agosto 2019

VINCENTI E PERDENTI DELLA CRISI POLITICA

Ci sono due sicuri vincitori e  due sicuri perdenti, mentre per altri due protagonisti il giudizio rimane sospeso a metà, in questa strana crisi di mezzo Agosto. Vediamo di argomentare questa situazione  che potrebbe  apparire  un gioco, ma che invece dovrebbe  delineare i futuri assetti della politica italiana. Chi sicuro esce perdente, e certamente colui da cui tutto è partito, e cioè quel Salvini, che ha deciso di scatenare la crisi. Il suo gesto è stato sicuramente avventato, ma ancora peggio a nostro avviso è stato il suo successivo tentativo di ricucire lo strappo con i cinque stelle. Il “ popolo”, a cui lui si rivolge, ama i capitani coraggiosi e questo atteggiamento del leader della Lega così ondivago e poco chiaro non può che danneggiare uno che viene definito dalle sue truppe proprio come il “capitano”. La sconfitta di Salvini non può che essere una vittoria per chi avrebbe dovuto essere invece spazzato via proprio dall’apertura della crisi, e cioè il prenier uscente e subito  rientrante Giuseppe Conte. L'avvocato prestato alla politica, arrivato a Palazzo Chigi come una sorta di ciambellano, a servizio di chi avrebbe dovuto davvero dettare la linea e cioè i due vicepremier Salvini e Di Maio, con tenacia e pazienza ha saputo costurisi un suo ruolo sia in Italia, ma sopratutto all' estero, Conte è entrato cardinale ed è uscito papa, si potrebbe chiosare. La fiducia della gente in lui secondo gli ultimi  sondaggi sembra toccare percentuali bulgare. Il nuovo incarico sarà per lui probabilmente un viatico verso uno stabile ruolo da protagonista della politica nazionale. Come per Conte la gestione della crisi è stata una sorta di consacrazione, così invece per chi, come Di Maio, paradossalmente, lo ha portato alla ribalta e lo ha imposto nuovamente  come presidente del nascente governo ( forse obtorto collo) la situazione creatasi con la crisi segnerà probabilmente la sua fine politica, Anche qui più che la sua azione come capo del movimento, ha destato forse sconcerto lo stesso atteggiamento ondivago del suo omologo leghista. Troppo ambizioso forse, malgrado neghi apertamente di aspirare a poltrone ( anche se uno dei nodi della alleanza con la Lega fu proprio rappresentato dalla sua volontà di essere premier) per accontentarsi di un ruolo subalterno, dove il PD sembra volerlo relegare. E indubbio che la mossa di Salvini abbia avuto l effetto forse meno sperato proprio dal leader della Lega e cioè togliere di mezzo il suo alleato forse più fedele. Lo stesso segretario del PD però non può certo dirsi vincente da questa estenuante trattiva con i 5 stelle. La sua volontà era sicuramente quella di andare ad elezioni. E’ evidente come l'accettazione di Conte come premier, sia sembrata in qualche modo imposta al buon Zinga, che di certo alla sua prima occasione da segretario non ha destato una grande impressione come leader. Questo perché è ancora troppo forte ed autorevole il peso di Renzi all’interno del partito, Ecco allora che mentre il segretario PD può essere considerato come un perdente a metà della contesa, specularmente lo stesso Renzi si rilancia. Fin dalle prime battute il senatore di Scandicci, infatti, ha messo in pista tutta la sua forza parlamentare per far passare la linea del governo giallorosso. Forse, ma questo si scoprirà solo in seguito, proprio per fare uno sgarbo al suo attuale segretrio e minarne ancora di più la credibilità, sia fuori che dentro il partito ( per avere conferme in tal senso Zingaretti potrebbe chiedere al buon Letta). Last but not least come non citare la seconda vincente di questa stranissima crisi e cioè quella Giorgia Meloni, che esce dalla crisi di governo ancora più forte e più credibile. La sua posizione all'interno dello schieramento di centrodestra, è infatti rimasta immacolata da qualsiasi commistione con esperienze di governo e di spartizione di poltrone, come la Lega, e il sui allungo su Forza Italia potrà avere ancora più abbrivio, senza escludere qualche probabile piccolo spostamento di voti amche dalla formazione di Salvini. Ecco allora che a buon ragione la ragazza della Garbatella può rivendicare per sé un ruolo ancora più da protagonista all'interno del proprio schieramento. E evidente, infatti, che lei può contare sull'inevitabile momento di difficoltà della Lega e del suo leader. Il suo richiamo alla piazza non è banale ma indica che forse sotto sotto, a lei questa situazione non può che far comodo, perché il nuovo governo nasce tra mille difficoltà e forse lei, come forza di opposizione, ha piu credibilità anche dello stesso Salvini. Infine merita forse una menzione anche il mai domo Silvio Berlusconi, che malgrado il peso del suo partito sia ormai ai minimi termini, potrebbe, come la Meloni, avere un vantaggio competitivo, dal fatto che ora la Lega  avrà bisogno come il pane anche di FI per vincere alle prossime elezioni amministrative. Si vedrà se è come queste posizioni fin qui delineate evolveranno nel corso dei mesi. Molto dipenderà da quelle che saranno le prime mosse del nuovo governo. Poi le prossime elezioni regionali in Emilia Romagna rischiano di essere un vero spartiacque anche a livello nazionale. La vittoria o meno in una regione da sempre in mano alla sinistra, che potrebbe essere a questo punto paragonata ad una sorta di swing state in salsa italiana, sarà probabilmente determinante anche per la continuazione o meno dell avventura di questa nuova bizzarra maggioranza.
vcaccioppoli@gmail.com

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