Il
paese è allo stremo. Il coronavirus sta mettendo in ginocchio il
paese. Le misure del governo si dimostrano confuse ed insufficienti,
Si litiga con l'Europa per gli aiuti, con una confusione fra i vari
partiti che sfiora il paradosso. Un tutti contro tutti che sta dando
un immagine del paese sfilacciato ed incerto come non mai. Ultimo
clamoroso caso il voto all'Europarlamento, con i 5 stelle che votano
contro il Mes, il Pd che vota a favore, la Lega e Forza Italia che
bocciano anche emendamento sui coronabond, che invece
responsabilmente e coerentemente Fratelli d'Italia approvano. La
fase 2 che dopo oltre un mese di lockdown è ancora tutta da
decifrare, invischiata come è nelle decine di task force istituite
dal governo, per fare chiarezza, e che sembrano avere come unico
obiettivo quello di creare ancora più confusione e dare sempre più
l'idea che siano usate strumentalmente, per scaricare responsabilità
che chi governa forse non può o non vuole assumersi. Ebbene in
questo quadretto tragicomico, irrompono sulla scena le tanto
sospirate e attese nomine delle aziende partecipate. Il balletto che
si sta svolgendo intorno alle posizioni di vertice delle principali
società italiane partecipate dal Tesoro in queste ore, sembra
accreditare la tesi portata avanti da Fratelli di Italia e Lega, che
il fine ultimo di questa maggioranza fosse proprio quello di
accaparrarsi un posto al sole in qualche consiglio di amministrazione
delle varie Eni, Enel, Poste, Leonardo e compagnia cantante. Certo si
tratta di aziende quotate e quindi il rinnovo delle cariche è
stabilito per legge. Ma sicuramente quello che forse si poteva fare
era usare una forma più adeguata alle circostanze. Si poteva magari
lasciare spazio a uno spirito neutro, di collaborazione. Invece
nemmeno l'emergenza covid 19 è riuscita a bloccare la “grande
abbuffata” come Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli di Italia
ha definito la grande corsa alle poltrone, da parte dei partiti della
maggioranza. Pd e Italia Viva hanno fatto la voce grossa, forse
perchè più avvezzi alla logica spartitoria, che da anni si consuma
dentro alle grandi aziende partecipate, e sembra abbiano ottenuto la
riconferma dei vertici di Eni, Enel, Poste e Leonardo. I
pentastellati si devono “accontentare” di Terna, dove dovrebbe
arrivare Stefano Donnarumma, l’uomo di Acea, la multiservizi
dell’acqua e dell’energia della Capitale, e dell’Enav, la
società che gestisce il traffico aereo. Qui dovrebbe essere quasi
certo l'arrivo invece di Paolo Simioni, ora amministratore delegato
di Atac, la società del trasporto pubblico romano ( visto come sono
state gestite le due società romane c'è da farsi il segno della
croce). Ma chiaramente i cinque stelle alla faccia della loro
“verginità” e della battaglia contro la partitocrazia e le
logiche spartitorie del potere, hanno però preteso che loro uomini
occupassero cariche di rilievo anche in Eni, Enel e Poste. All'Eni
per esempio la presidenza dovrebbe andare a Lucia Calvosa, ora
consigliere di amministrazione di Tim, che dovrebbe fare contento
anche Marco Travaglio, uno dei più strenui sostenitori del premier
Conte. La Calvosa, infatti, siede anche nel board della società
editrice del Fatto Quotidiano. E non è un caso se proprio dopo il
duro editoriale di ieri di Travaglio proprio contro De Scalzi, ad di
Eni, alcuni parlamentari pentastellati abbiano preteso chiarezza
sulle vicende giudiziarie che riguardano l'Eni e il suo
amministratore delegato. Forse più che l'editoriale del direttore
Travaglio, avrà inciso il fatto che, come si dice in questi casi,
l'appetito vien mangiando e i grillini hanno pensato bene di alzare
la voce per ottenere poi qualche altra prebenda. Nulla di nuovo sotto
il sole si potrebbe argomentare, se però non ci si trovasse in una
situazione generale cosi drammatica. Ecco allora che fa specie come
nemmeno la comparsa di questo terribile nemico invisibile, che sta
cambiando totalmente lo stile di vita di tutti noi, sia riuscito a
scalfire le brutte abitudini della nomenclatura partitica nostrana.
sabato 18 aprile 2020
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