Le conseguenza della pandemia creano rischi per la politica estera dell'Unione europea su più fronti.
Certo, ora c'è una crisi di solidarietà ampiamente percepita tra l'Italia e altri Stati membri dell'UE. Molti Stati membri si sentono fragili e soli in questa crisi - non solo per la loro mancanza a breve termine di mascherine o ventilatori, ma anche per la sensazione che le severe misure di austerità dell'ultimo decennio, avrebbero potuto far morire di fame i sistemi sanitari dell'Europa meridionale delle risorse di cui avevano bisogno in una crisi come questa. Tutto questo inevitabilmente mina la fiducia di molti cittadini europei nelle istituzione stesse. L’Europa vene sentita sempre più come una istituzione fondamentale poco coesa e sopratutto poca collaborativa con chi ne ha più bisogno. In Italia, Grecia e Spagna soprattutto, il sentimento antieuropeo sta crescendo a dismisura in questi mesi di pandemia.
Questa crisi di solidarietà getta anche un'ombra sui tentativi dell'UE di rafforzare le sue capacità di sicurezza e difesa strategicamente autonome. Da tempo si parka di costruire una difesa comune per potere contare di più a livello internazionale. Macron è da sempre uno dei maggiori e convinti assertori della necessità di creare un forza comune che possa controbilanciare lo strapotere di Usa, Cina, ma anche di Russia e Turchia, che stanno approfittando proprio di questo vuoto per contare di più nella gestione dei delicati equilibri in medioriente. Ma questo si scontra con il poco entusiasmo tedesco, che ancora continua ad avere una sorta di egemonia su questa Europa. ( forse anche per paura di perderla). Ma il punto è che se gli Stati membri non possono fare affidamento l'uno sull'altro per l'aiuto nella lotta contro un virus, come possono farlo nel combattere un potere esterno aggressivo? Ecco allora che Stati Uniti e Cina stanno combattendo una battaglia interna per estendere la loro influenza sui paesi strategici nella Ue, come per esempio l’Italia.
Nonostante la pandemia covid-19, i piani politici geopolitici e interni nell'Europa orientale, i Balcani e il Medio Oriente, infatti, continueranno senza sosta, in modi che influenzano e spesso danneggiano gli interessi europei. In Ucraina, ci sono timori diffusi di un accordo opaco tra Kiev e Mosca su Donbas. Moldavia e Georgia si stanno preparando per elezioni assai turbolenti in autunno. Il Libano rischia di diventare una nuova polveriera, alle prese con una crisi economica e finanziaria gravissima, che ha messo il paese dei cedri sull’orlo della bancarotta. I soldati turchi continuano a morire a Idlib, anche dopo l'accordo tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il suo omologo russo, Vladimir Putin.
Dopo la crisi, l'UE dovrà affrontare gli stessi problemi geopolitici di prima. Ma, rischia di trovarsi con le “armi”spunatate al tavolo dei grandi. Per evitare questo risultato, l'UE e i suoi Stati membri devono dedicare maggiore attenzione e risorse al risparmio delle loro economie e al potenziamento della loro capacità di assistenza sanitaria, preservando nel contempo sufficiente larghezza di banda politica e capitale per creare un'Europa più geopolitica.
Ciò
richiederà continui investimenti nell'UE come potenza a spettro
completo, principalmente nei Balcani, nell'Europa orientale e nel
Medio Oriente. E ciò, a sua volta, dipenderà dagli investimenti
nelle capacità militari e di sicurezza europee dell'UE, nonché
dall'assistenza ai suoi vicini nella gestione non solo delle
conseguenze economiche e sanitarie del coronavirus, ma anche della
costruzione della loro resilienza alla sicurezza in un ambiente
geopoliticamente instabile. Ad esempio, l'UE dovrebbe impedire a
un'altra mezza dozzina di vicini di seguire il Libano in condizioni
di default, gettando ai paesi dei Balcani un'ancora di salvezza
economica - sotto forma di prestiti a tasso zero e aiuti finanziari.
L'UE potrebbe anche istituire un fondo di riserva per stabilizzare le
economie dei suoi vicini in un mondo post-coronavirus. L'UE dovrebbe
inoltre rinnovare la sua spinta per mitigare l'aggressione militare
russa a Donbas e per rafforzare la resilienza alla sicurezza
dell'Ucraina. Resta poi da chiarire il ruolo della Turchia nella
guerra in Libia, in cui il nostro paese pare colpevolmente aver perso
tutto il credito e l’influenza che aveva faticosamente raggiunto,
sia per questioni geografiche sia per una politica estera attenta e
mirata. E tutti gli Stati membri dovrebbero mostrare una maggiore
disponibilità a partecipare agli sforzi della Francia per
stabilizzare il Sahel. Nessuna di queste misure è benefica: sono
tutte nell'interesse geopolitico dell'UE. E questi problemi non
verranno risolti. Alla fine, il covid-19 non ucciderà certo la
geopolitica. Anzi proprio il virus potrebbe cambiare il corso di
molte questioni. I grandi si stanno preparando già ai nuovi
possibili scenari. Per l’Europa questa potrebbe essere l’ultima
occasione per far sentire la sua voce unita , pena la sua scontata
irrilevanza a livello geopolitico.
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