sabato 13 ottobre 2018

I social media nella comunicazione politica







Sono proprio passati i tempi delle campagne elettorali tradizionali, con i comizi per le strade ( sempre più vuoti) le grande convention o le tribune politiche in televisione. Ormai anche la politica e la comunicazione si gioca sempre più sui social. Con tutti i benefici e i danni che il loro utilizzo comporta ( basti pensare allo scandalo Cambridge Analytics ). Basti citare tre esempi fra i più lampanti a dimostrare questa tesi, che sempre più esperti e guru della comunicazione portano avanti con forza. Il primo esempio sicuramente da citare riguarda il presidente Trump, che pochissimi davano al momento della sua candidatura in grado di arrivare non solo alla Casa Bianca, ma nemmeno alla vittoria nelle primarie repubblicane. Settantacinque milioni di post, oltre alla pletora di messaggi si Facebook e sugli altri social media, su cui si è giocata e decisa la partita Clinton-Trump a vantaggio di quest’ultimo
Sulla piattaforma ideata da Mark Zuckerberg, che raccoglie un numero decisamente superiore rispetto a Twitter, la quantità di post dello staff di Trump si è rivelata maggiore e proporzionale è stata la forza dell’ engagement su Facebook: negli ultimi giorni di campagna elettorale i post dello staff di Trump sono stati sempre più condivisi, in una crescita esponenziale, a differenza di quelli di Hillary, in calo nelle ultime battute di campagna. Una differenza fondamentale, vista la percentuale rilevante di elettori che decidono solo nelle ultime ore se e chi votare. Molti hanno dato la colpa alle "fake news", che diffuse ad arte in rete tramite ai social hanno permesso a Trump di prevalere sulla più paludata Clinton. Sarà anche vero forse ma sicuramente l'utilizzo dei social, come twitter hanno permesso al faccendiere americano di essere molto più vicino all'elettore medio americano. Il secondo esempio di quanto il buon utilizzo dei social possa aiutare nelle campagne elettorali è sicuramente il caso di Matteo Salvini, altro indiscusso maestro dell'utilizzo dei social, come facebook e twitter nella comunicazione politica. Fondamentale, per la comunicazione politica del vicepremier milanese, è, infatti,  la sua pagina Facebook, dove presta molta attenzione ai propri sostenitori, non soltanto pubblicando video dai contenuti politici e dai titoli provocatori che creano, così, scalpore, ma anche attraverso la condivisione di momenti di vita privata. E se niente viene lasciato al caso, ecco che diventa logico credere che l’utilizzo della felpa anziché della giacca, le continue trasmissioni sui social network e le continue provocazioni lanciate rientrino nella volontà di ottenere quanto più consenso possibile.
Inoltre il nostro bravissimo comunicatore leader della Lega è forse l'’unico ad aver davvero sperimentato qualcosa di nuovo. Il gioco VinciSalvini una sorte di gamification adottata ai social network e capace di attirare e coinvolgere moltissime persone. In sintesi estrema, gli utenti Facebook più veloci a mettere un like ai post su Facebook del leader della Lega Nord accumulano punti, che permettono ai primi classificati di ottenere una telefonata da Salvini, un post con la propria foto e addirittura un incontro privato con il leader. Come poi non considerare l'iperattivismo di Salvini sui principali social, capace di attirare migliaia di persone nelle decisioni politiche o anche solo negli avvenimenti che lo riguardano. In questo modo Salvini, da abilissimo comunicatore quale è, riesce nell'impresa di sovrastare sul loro stesso terreno anche i 5 stelle, nati proprio grazie e sopratutto sul web. Il web utilizzato ad arte per aumentare consenso coinvolgendo un numero molto più alto di persone, rispetto a qualsiasi altro strumento o mass media. Con i social, i politici, riescono ad eliminare quella sorta di distacco che sempre le persone hanno sentito verso l'uomo pubblico. Tutto questo ha contribuito a coinvolgere molte più persone, che in questo modo si sono sentite più vicine ed sono state più propense a partecipare alla competizione elettorale Tutto il contrario di quello fatto per esempio da Renzi, altro grande utilizzatore dei social, ma in maniera molto più distaccata, e con quella sorta di presunzione, che il politico ha sempre avuto. In questo l'utilizzo dei social ha determinato un aumento dei detrattori, rispetto ai fautori che hanno avuto gioco facile a criticare l'arrivismo e l'antipatia del politico fiorentino. Senza parlare dei vecchi politici alla Berlusconi, il cui utilizzo dei social è stato più deleterio che altro, contribuendo forse ad affossarli definitivamente.
Infine ma solo perchè ultimo in ordine di tempo come non citare il caso di Bolsonaro, l'uomo nero del Brasile, che salvo colpi di scena dell'ultima ora, si appresta a governa il grande gigante malato del Sudamerica. Con una totale assenza dai comizi e dalla grande stampa, ma con una costante e mirata  presenza sui principali social, il deputato di estrema destra brasiliano è stato capace di intercettare tutto il malcontento del brasiliano medio, arrabbiato dal sogno spezzato della rivoluzione dal basso di Lula e del suo partito. È, infatti, uno dei politici brasiliani più influenti: vanta, infatti, 10,5 milioni di follower su Twitter, Facebook, Instagram. In una recente ricerca su qual è la fonte di notizie dei brasiliani, il 66% degli interrogati, cioè 2 su 3, afferma di aver usato i social media per informarsi, una percentuale molto alta rispetto agli altri Paesi. La grande novità di Bolsonaro sta nell’aver capito l’importanza della Rete. In una diretta Fb ha parlato del dispositivo che ha guidato la sua campagna elettorale, cambiando la politica brasiliana: il cellulare. A differenza dei suoi avversari ha scelto di non partecipare ai tradizionali dibattiti tv, come quello su Globo News, ma ha concesso un’intervista andata in onda sul canale Record di proprietà del vescovo evangelico Edir Macedo, leader della Chiesa Universale del Regno di Dio, che appoggia la sua candidatura. Insomma al di là di tutto il male e le dietrologie che stanno dietro l'eccessivo utilizzo dei social network, questi casi dimostrano come i social abbiano effettivamente cominciato quella sorta di rivoluzione dal basso, da tanti propugnato e mai realizzato compiutamente. Ma la cosa strana è che questo non ha premiato, come francamente previdibile, la sinistra, ma la destra, che forse ha avuto più capacità di capire i nuovi strumenti per utilizzarli a proprio vantaggio. Forse come i corsi e ricorsi storici che si ripetono, ancora una volta la sinistra sembra sempre più lenta ad intercettare il nuovo, legata forse a troppo alle ancestrali tradizioni che la contraddistinguono da cento anni, ma che fino ad ora non le hanno certo portato fortuna.

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